Snai Porcari, partita procedura di mobilità: 54 a casa

Non ci sono estremi per trattare e ridurre il numero degli esuberi a Snai. Secondo la Fiom Cgil sono “condannati” al licenziamento i 54 dipendenti che Snai ha indicato in eccedenza nel piano per il quale è appena partita la procedura di mobilità. I 75 giorni che intercorreranno da oggi all’invio delle lettere non serviranno a salvare posti di loro. Lo conferma Mauro Rossi, segretario provinciale di Fiom Cgil, di fronte alla documentazione che avvia formalmente la procedura per il licenziamento di 68 lavoratori Snai (54 nello stabilimento di Porcari) inviata per email dall’azienda. E in effetti, è la stessa azienda a mettere nero su bianco come gli spazi di manovra siano limitati.

Snai nella comunicazione inviata per raccomandata ma anticipata via mail ai sindacati dichiara che “non si è in grado di programmare misure per fronteggiare le conseguenze sul piano sociale dell’attuazione del programma di riduzione di personale”, si legge nell’avvio della procedura. Snai prosegue spiegando che “non si ritiene di poter adottare misure idonee a porre rimedio alla predetta situazione ed evitare, in tutto o in parte, la dichiarazione di riduzione di personale, poiché l’eccedenza ha carattere strutturale e rende impossibile il ricorso a qualsivoglia strumento alternativo per gestire le eccedenze evidenziate”.
Perdite e riorganizzazione. “Le ragioni che hanno indotto la società ad intraprendere questo processo – si legge nell’atto di avvio alla procedura di mobilità – trovano origine anzitutto nella grave situazione economica e finanziaria della società che dal 2013 al 2015 ha riportato ingenti perdite pari a 94 milioni 336mila euro, 27 milioni 890 mila euro e 48 milioni e 2mila euro. La situazione di difficoltà – prosegue Snai – è confermata anche dai risultati conseguiti fino a settembre 2016, in cui si sono registrate perdite per 8 milioni e 778mila euro. In tale contesto, anzitutto, l’acquisizione del gruppo Cogemat ha portato evidenti benefici, in considerazione dell’aumento di capitale per 140milioni di euro sottoscritto dagli azionisti Cogemat, che ha immediatamente risanato la situazione patrimoniale della società. Sotto il profilo organizzativo, il processo di integrazione si è sviluppato secondo varie direttrici., In primo luogo, durante i mesi scorsi sono state varate una serie di iniziative volte a semplificare le strutture aziendali ed a razionalizzarne i costi”.
A ciò si aggiunge la fusione per incorporazione nella Snai di tutte le società del gruppo Cogemat, che “ha contribuito – spiega Snai – a conseguire l’obiettivo di ridurre i costi societari e di migliorare le sinergie operative amministrative e societarie fra le società partecipanti alla fusione”. Una riorganizzazione che ha portato ad un riassetto delle aree operative: a Porcari è rimasta la direzione affari legali e societari e la direzione amministrazione finanza e controllo (sede anche a Milano), mentre le attività operative di logistica e magazzino sono state accentrate alla sede di Peschiera Borromeo. “Il magazzino di Porcari – ricorda Snai – è stato dismesso e ciò ha determinato un’ottimizzazione dei costi”. Ma più in generale si sono organizzate nuove business unti e soprattutto “è sorta l’esigenza – spiega ancora Snai – di terziarizzare alcune attività considerate non più coerenti con il nuovo modello organizzativo, con conseguente ulteriore esubero strutturale di personale”. A Porcari il processo di riorganizzazione più rilevante, spiega ancora Snai, “ha riguardato la ristrutturazione delle attività che, prima dell’integrazione, facevano parte dell’area Adi della società, deputata alla gestione del settore delle gaming machine. La società ha deciso di dismettere tale area, in quanto fortemente verticalizzata ed incompatibile con il nuovo modello organizzativo”.
Sindacati in trincea. Dopo l’incontro di Roma, conclusosi con uno slittamento della procedura, Snai ha inviato gli atti che aprono ufficialmente l’iter per i licenziamenti. “Al di là dei numeri e delle mansioni coinvolte nella dichiarazione di esubero a nostro parere non correttamente ed univocamente identificabili – osserva Rossi – sono l’impostazione e l’approccio dell’azienda che proprio non ci convincono e che non accettiamo”.
“La legge 223 del 1991, che disciplina i licenziamenti collettivi – chiarisce -, prevede che a seguito della dichiarazione di esubero si debba, entro 75 giorni, provare a trovare una soluzione che possa scongiurare i licenziamenti con misure alternative, tramite appositi incontri prima in sede sindacale ed in seguito presso il Ministero, trattandosi di trattativa nazionale. Non è un buon inizio quello prospettato da Snai che, nella comunicazione inviata alle organizzazioni sindacali ma anche agli enti interessati, esclude esplicitamente e preventivamente che possa trovarsi soluzione diversa dai licenziamenti. Questo vuol dire che non si vuole nemmeno provare a rispettare lo spirito della normativa vigente. E’ un atto di arroganza verso i lavoratori e le loro rappresentanze ma anche un affronto per le istituzioni che sono e saranno coinvolte nella procedura. Noi di certo non accetteremo questa impostazione e sicuramente su queste basi non sarà possibile nessun accordo. Ci batteremo affinché si possa accedere a tutti gli ammortizzatori che la legge mette a disposizione per governare i processi di crisi”.

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