Altri spari contro l’azienda di Bacci

Cinque colpi, due sparati contro una vetrata e gli altri tre conficcati nell’insegna della ditta Ab Florence di patron Andrea Bacci. Un secondo raid intimidatorio, compiuto nella notte, tra l’1,10 e le 4, a meno di 24 ore dagli spari contro l’auto del presidente della Lucchese, parcheggiata nel piazzale dell’impresa del settore della pelletteria (Leggi). La mano sembra essere la stessa di ieri, ma l’arma usata nel secondo blitz non sarebbe una pistola. Stando alle prime indiscrezioni, nella notte i malviventi avrebbero utilizzato un fucile, sparando ad una certa distanza, forse rimanendo su via delle Nazioni Unite, nella zona industriale di Scandicci, alle porte di Firenze.

Il nuovo raid. A questo punto, le indagini che la procura di Firenze ha delegato alla guardia di finanza sembrano aver preso una pista ben precisa, anche se su tutto gli inquirenti mantengono, per ovvi motivi, il più stretto riserbo. Ma quel che è certo è che l’allarme per l’intera vicenda è alto. Due attentati in meno di due giorni, destano una certa preoccupazione negli stessi inquirenti che, dopo aver sentito Bacci, come bersaglio degli inquietanti episodi in serie nelle ultime ore, hanno disposto una vigilanza rafforzata sia alla ditta che al suo proprietario. Segno evidente che potrebbe non essere finita qui. L’indagine, seguita personalmente dal procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo e dai pm i pm Luca Turco e Christine von Borries, è appena agli inizi ma a questo punto sembra chiaro che c’è qualcuno intenzionato a togliere il sonno al presidente della Lucchese, che ieri, dopo il primo raid alla sua azienda mentre lui si trovava in viaggio a Parigi, aveva confessato di non essere tranquillo. In mattinata, accompagnato dai suoi avvocati, Bacci ha presentato le denunce e ha cercato di ricostruire i fatti insieme ai magistrati.
Le piste. Gli inquirenti non stanno lasciando nulla al caso: si cerca di capire se il presidente abbia ricevuto minacce da qualcuno e di stringere il cerchio sui malviventi che hanno colpito. Non sembrano esserci troppi dubbi sul fatto che si tratti delle stesse persone del raid di ieri. Ma sono tante ancora le domande a cui trovare risposta.
Sembra essere tramontata, invece, la pista della matrice politica, che pareva essersi fatta strada in mattinata, dopo la scoperta del secondo raid all’azienda di Bacci. Dell’episodio discuterà probabilmente a breve anche il consiglio regionale, visto che sul caso ha presentato una mozione il consigliere regionale di Fdi, Giovanni Donzelli: “Siamo preoccupati del grave episodio malavitoso che ha coinvolto Andrea Bacci, non solo per la sicurezza dell’imprenditore fiorentino ma anche per i legami che ci sono con la famiglia Renzi. Chiediamo che le istituzioni si adoperino in tempi rapidissimi per fare piena luce e trasparenza su quanto accaduto”, afferma.
“Andrea Bacci è amico e fra i primi finanziatori di Matteo Renzi, che lo ha nominato anche come uomo di sua fiducia nelle partecipate fiorentine Mukki Latte e Silfi – sottolinea Donzelli – oltre che nella società di comunicazione della Provincia di Firenze Florence Multimedia. Bacci è stato anche socio di Tiziano Renzi e risulta fra i costruttori di outlet in varie città d’Italia, operazione nella quale è stato coinvolto lo stesso Tiziano Renzi e in cui risultano legami con l’ultimo presidente di Banca Etruria Lorenzo Rosi. Anche i figli di Bacci sono stati coinvolti insieme agli imprenditori indagati Luigi Dagostino e Ilaria Niccolai nelle società che hanno acquistato dal Comune di Firenze il teatro comunale, pagato la metà della sua valutazione originaria, e lo storico caffè Rivoire di piazza Signoria, sempre a Firenze. E’ impensabile lasciare ombre inquietanti su uno degli uomini più stretti del segretario del Partito di maggioranza in Parlamento e in Regione – conclude Donzelli – chiediamo che si faccia tutto il necessario per appurare la verità”.
Le indagini. Quello che si sa con certezza è che il raid deve essere stato compiuto in un arco orario tra l’1,10 e le 4 del mattino. Il personale di vigilanza di cui si è dotata l’azienda, infatti, si è accorta dei segni dei colpi di arma da fuoco soltanto alle 4. Nei sopralluoghi precedenti dei vigilantes alle 23,50 e alle 1,10 non ne era stata notata alcuna traccia.
Nella notte, una volta ricevuto l’allarme, gli investigatori si sono recati in ditta e nel frattempo è stato informato anche Bacci: sono stati repertati cinque fori (non quattro come appreso inizialmente): due colpi hanno attinto una vetrata, altri tre sono stati sparati contro l’insegna e hanno colpito la B di Ab Florence. Una inquietante coincidenza o il gesto mirato e studiato degli attentatori?
Di sicuro il clima si è fatto molto pesante, non solo per Bacci e i suoi più stretti collaboratori ma anche tra i dipendenti dell’azienda, una realtà molto nota da queste parti e in Toscana. Chi ha agito, tra l’altro, deve aver avuto un notevole fegato: la ditta di Bacci si trova davanti ad una rotatoria sulla via delle Nazioni Unite e di giorno è molto trafficata, di notte ben illuminata. Una strada posta tra l’autostrada e l’ingresso della Fi-Pi-Li, che, per contro, può aver dato ai malviventi facilità nel far perdere le proprie tracce.
Questo vale soprattutto per il raid di ieri messo a segno in piena mattinata. Due i colpi esplosi, a quanto pare da una pistola: entrambi sparati contro la carrozzeria della Mercedes in uso a Bacci. Uno dei proiettili è rimbalzato e ha scalfito il vetro della finestra di un ufficio. Fortunatamente nessun ferito, ma poche ore dopo la nuova sparatoria, che accresce paura e preoccupazione.

 

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