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Terzo settore contro la disinformazione: “Ecco come combattere le falsità”

Più di due italiani su tre (65 per cento) crede che l’aumento dell’immigrazione abbia favorito il diffondersi di malattie, un dato a più riprese smentito da numerose istituzioni sanitarie e scientifiche. Ancora un 10 per cento della popolazione ritiene che vaccinare i figli possa provocare l’autismo, convinzione su cui non esiste alcun dato scientifico di supporto. A rafforzare queste convinzioni sono le informazioni reperite sui social media, delle quali però due italiani su tre non si fidano, ritenendole in maggioranza false.

Un’emergenza anche per il terzo settore, le cui azioni sono vittime spesso delle bufale che si diffondono viralmente: più della metà degli degli italiani (52 per cento) ritiene che i soldi delle donazione benefiche vengano raramente utilizzate secondo i fini dichiarati e il 15,7 per cento sostiene che questo non accada mai. Quasi metà degli italiani, il 44 per cento crede che i soldi donati per il terremoto non siano stati usati correttamente, ignorando che tali donazioni, come ricordato a più riprese dalla protezione civile, serviranno per la ricostruzione e non per l’emergenza, coperta dallo Stato. Fare volontariato aumenta invece la fiducia: due italiani su tre che fanno volontariato sono invece convinti che i soldi delle donazioni vadano a buon fine e più della metà dei volontari ha fiducia nell’utilizzo dei fondi per il terremoto.
L’economia civile fa i conti con la disinformazione e tenta di reagire: ieri a Milano il Centro Nazionale per il Volontariato, la Fondazione Volontariato e Partecipazione, il Centro servizi per il volontariato – città metropolitana di Milano, Csa – Centro statistica aziendale (autore dell’indagine di opinione svolta su 2mila famiglie italiane da cui si ricavano i dati menzionati) in collaborazione con il Banco Bpm hanno iniziato a lanciare la reazione: il seminario La realtà da ricostruire, narrazioni sociali e post-verità, che si è tenuto nella Sala delle Colonne della sede del Banco Bom, ha visto la presenza di numerosi dirigenti e responsabili della comunicazione delle realtà del terzo settore.
“Il diffondersi di falsità è una vera emergenza democratica -ha commentato il presidente del Centro nazionale per il volontariato Edoardo Patriarca – Il civile deve reagire perché siamo di fronte ad un’emergenza democratica: abbiamo il compito di comunicare bene e generare narrazioni che aiutino anche la politica e la società a ragionare e a superare paure e luoghi comuni”.
Due le fasi del seminario: nella prima L’era della disinformazione: vittime, carnefici, anticorpi sono intervenuti Matteo Cidda, responsabile della Direzione comunicazione del Banco Bpm, Walter Quattrociocchi, coordinatore del CssLab dell’Imt di Lucca ed esperto mondiale di questi temi, Giovanni Sarani dell’Osservatorio di Pavia e Mariano Galizia del Csa – Centro di statistica aziendale. Svelati i meccanismi della disinformazione, il seminario ha messo a confronto le idee per rigenerare la comunicazione, individuando alcune piste di azione che verranno riprese dal Festival italiano del volontariato in programma a Lucca dal 12 al 14 maggio con il tema Ricostruire.
Special guest Alessio Maurizi, conduttore del programma radiofonico Si può fare di Radio 24. Il suo è un programma di buone notizie, che funziona anche in termini di ascolti perché ha riscoperto la “bellezza del fare” di cui in Italia c’è molto bisogno. “Recuperare una narrazione che punti sulla dignità delle persone e sui risultati dei nostri progetti, puntando anche sui sentimenti”, ha sostenuto don Virginio Colmegna della Casa della carità di Milano. “Serve informazione e razionalità – ha aggiunto il presidente Avis Vincenzo Saturni – Anche la donazione del sangue è vittima di bufale e disinformazione e occorre più consapevolezza”. Per Alberto Contri, presidente di Pubblicità Progresso, serve “educare il terzo settore a comunicare meglio, superando la retorica e la tristezza”. “Riscoprendo – ha aggiunto la giornalista e scrittrice Elena Salem – il piacere e la passione di raccontare, generando contenuti utili anche alla diffusione sui social media”. Il bisogno di narrazioni positive che superino odio e ostilità è confermato anche dal successo dell’iniziativa Parole O_Stili: il professor Rodolfo Baggio, membro del comitato scientifico dell’iniziativa, ha presentato Il Manifesto: una buona base da cui ripartire.
Un confronto serrato, da cui le organizzazioni escono con la voglia di reagire: “Abbiamo tre sfide davanti – ha concluso il presidente di Ciessevi Centro servizi per il volontariato della città metropolitana di Milano Ivan Nissoli – Una formativa a servizio delle realtà non profit per accompagnarle a comunicare meglio ciò che fanno e ciò che sono, una nei confronti dei mass media per aiutarli a raccogliere informazioni positive provenienti dai nostri territori, e infine la sfida culturale di comunicare i temi forti del volontariato che troppo spesso vediamo passare in secondo piano, ma che invece toccano da vicino la quotidianità di milioni di italiani”.

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