Scontri e feriti al corteo contro il G7 – Ft e vd foto

Un manifestante con il volto nascosto dietro una benda nera lancia il primo petardo, che esplode ai piedi della polizia in tenuta antisommossa schierata davanti a Porta San Jacopo. Esplodono qui, dopo quasi tre ore di corteo senza incidenti, gli scontri tra manifestanti anti-G7 e forze dell’ordine. Scene da guerriglia urbana, a cui Lucca non è certo abituata. Dopo un secondo petardo fatto esplodere tra le linee delle forze dell’ordine, una trentina di persone, dietro ad una rete di ferro, con i visi semi-coperti, tenta di forzare la zona rossa, cercando il contatto diretto con i poliziotti. Parte la prima carica nel fuggi fuggi generale: qualche manifestante cade a terra, la polizia alza i manganelli. Altri lanciano bottiglie di vetro contro le teste di cuoio, si levano anche dei bastoni: la polizia insegue i manifestanti, il corteo si separa e si disperde. In strada volano ancora bottiglie, pezzi di metallo o sassi raccolti lungo la strada. E lanciati contro le forze dell’ordine.

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Tre i manifestanti fermati, due residenti a Pisa e uno a Firenze, e poi rilasciati. Uno di loro è finito in ospedale per un taglio alla testa mentre diversi agenti e carabinieri sono rimasti feriti o contusi: almeno 2 sono dovuti ricorrere alle cure del pronto soccorso, ma altri 4, tra cui anche un funzionario della questura, sono rimasti contusi. E’ questo il primo bilancio degli scontri durante il corteo organizzato dagli antagonisti mentre in città si stava svolgendo il primo incontro del G7 dei ministri degli Esteri. Controlli sui manifestanti diretti a Lucca sono stati fatti anche alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a Firenze e qualcuno sarebbe stato allontanato prima di salire sul treno diretto in città.
La tensione era salita già quando la prima parte del corteo partita dalla stazione poco dopo le 15 aveva raggiunto piazzale don Baroni dove le associazioni, alcuni rappresentanti di partito e i giovani dei collettivi stavano attendendo la testa del corteo. Attorno alle 15 la colonna di circa 350-400 persone ha ripreso a muoversi percorrendo parte di via delle Tagliate e poi il viale Carlo Del Prete.
Scontri tra manifestanti e polizia. A questo punto però il clima si è surriscaldato: al corteo si sarebbero infiltrati almeno una decina di black block, evidentemente intenzionati a sfondare il cordone della polizia per raggiungere il centro storico e arrivare il più vicino possibile al tavolo delle superpotenze. L’obiettivo sembrava dover essere Porta Santa Maria, ma il grande dispiegamento di forze ha fatto desistere i facinorosi all’interno del corteo. Poche centinaia di metri dopo, tuttavia, un gruppo di manifestanti è passato all’azione. Si sono aperte le portiere del furgone che guidava il corteo e ne sono uscite le reti e le ‘maschere’ dietro cui si sono messi tra i 10 e i 20 manifestanti ma altri ne sono seguiti. Con la testa del corteo ferma sul viale Marti, all’incrocio con via Jacopo della Quercia, i manifestanti hanno acceso i primi fumogeni. Poi al grido “Non ci fermerete” sono corsi incontro alle linee della polizia. Che però non si è mossa di un millimetri. Allora i manifestanti hanno lanciato un petardo verso le forze dell’ordine, al comando del vicario del questore, Stefano Buselli, che si trovava proprio in prima linea a gestire una situazione a dir poco esplosiva. A quella prima “provocazione” non è seguito nessun ordine di carica, ma i manifestanti hanno lanciato un secondo petardo e hanno raggiunto il cordone della polizia. Che, stavolta sì, ha risposto, caricando i manifestanti. Uno di loro, che si trovava in prima linea dietro la rete con cui hanno tentato di sfondare è stato subito bloccato e colpito con i manganelli, altri due sono stati bloccati a pochi metri mentre gli altri fuggivano verso via Jacopo della Quercia. Qui sono proseguiti gli scontri: contro gli agenti che alzavano i manganelli sono state lanciate bottiglie di vetro che avevano i manifestanti, bastoni e sassi raccolti per strada. E’ volata perfino una lastra d’acciaio, sradicata lungo la via tra alcuni passanti che hanno tentato di allontanarsi, chi cercando riparo nei giardini delle case sulla strada, chi infilandosi nelle auto o in un bar. Anche alcune manifestanti, vista la malaparata si sono rifugiate nell’abitazione di alcuni residenti che hanno aperto loro la porta, pronunciando insulti contro la polizia. Altri manifestanti sono rimasti feriti cadendo a terra o perché colpiti dalla polizia: almeno 4 le persone contuse, secondo quanto appreso sul posto, ma nessuno in gravi condizioni.
Nella zona di Porta San Jacopo, comunque, si devono registrare anche alcuni danneggiamenti. Durante la fuga, dietro alle cariche della polizia, sono stati rotti alcuni specchietti delle auto in sosta e qualche vettura ha subito dei danni alla carrozzeria. Tanta paura, all’improvviso, tra gli abitanti della zona, che si sono chiusi in casa per paura degli scontri. Nel frattempo, parte del corteo che non ha preso parte all’assalto, è andato disperdendosi mentre circa 150 manifestanti si sono fermati in via di San Marco, guardati a vista dalla polizia in tenuta anti sommossa.
“Andatevene via assassini”, “Liberi tutti e liberi tutte”: questi i cori intonati dai manifestanti che la polizia ha tentato di disperdere. Dopo una mediazione con la Digos, è ripreso il corteo: gli agenti hanno riconsegnato il furgone, che volevano sequestrare per far sfilare i manifestanti e scortarli fino alla stazione, per far cessare rischi di altri scontri.
Ma – davanti a una folla di spettatori e curiosi che hanno osservato le ultime fasi del corteo dalle Mura – all’arrivo in viale Regina Margherita il corteo con ancora decine di persone si è arrestato per chiedere il rilascio dei manifestanti fermati. Quando, attorno alle 20,30, si è diffusa la notizia che i tre fermati erano stati rilasciati (saranno comunque denunciati) il corteo si è finalmente sciolto e l’allarme rientrato.
L’arrivo in stazione. Gli arrivi in stazione erano cominciati attorno alle 15: in piazzale Ricasoli, presidiata dalle forze dell’ordine, si radunano in tutto circa 200 persone. I manifestanti giungono da altre città della Toscana: da Viareggio, Pisa, Firenze, Massa.
Quasi tutti giovani, vestiti in modo colorato con qualche cane al guinzaglio, hanno invaso pacificamente la piazza davanti la stazione ferroviaria. Con cartelli e megafono hanno lanciato immediatamente il loro messaggio alle superpotenze e alla polizia: “Non ci farete paura – dicono con il megafono i primi arrivati, il Movimento di lotta per la casa di Pisa e della Toscana – e non ci farete fare un passo indietro. Siamo qui per Giulio Regeni e per tutte quelle popolazioni che uccidete con le vostre armi. Le popolazioni che ci fanno la guerra lo fanno per una guerra sociale ed è inaccettabile che si sia militarizzata una città per ostacolare una manifestazione pacifica come la nostra”.
“Rifiutiamo – hanno detto i manifestanti – la logica della paura, della guerra e della violenza, per protestare contro la retorica della guerra e delle paura. Vogliamo sapere come si intendono aiutare le popolazioni mediorientali”. Poi, alcune ore dopo, la situazione sarebbe degenerata.
Al gruppo degli antagonisti radunati davanti alla stazione si sono aggiunti gli anarchici e rappresentanti dei No Tav, e altri movimenti simili per un totale di circa 200 persone. Il primo a parlare in piazzale Ricasoli è stato Andrea Rinaldi, rappresentante degli antagonisti lucchesi: “Ci hanno cacciato dal nostro centro storico per una passerella di potenti”, dice. Quando il gruppo è formato può partire il corteo in direzione piazzale Don Baroni, controllato in testa e in coda dalle forze dell’ordine. Lo slogan è “Contro i confini, contro gli assassini”. E più volte durante il corteo quelle parole sono state intonate nei cori dei manifestanti: “Assassini, assassini”, è stato detto più volte all’indirizzo dei ministri degli esteri.
Il corteo poi si è messo in moto sui viali di circonvallazione continuando con slogan di protesta contro il G7 e qualche provocazione contro gli agenti e carabinieri che aprivano e chiudevano il corteo. Ingente in questa prima fase, ma anche dopo l’assembramento in piazzale don Baroni, la presenza della forze dell’ordine.
Un altro gruppo di manifestanti lucchesi, con una rappresentanza anche di Rifondazione Comunista e di alcuni centri sociali, ha infatti atteso la prima parte del corteo nella zona della Tagliate, per poi percorrere insieme il percorso di ritorno, passando davanti al palazzetto, da via Carlo Del Prete di nuovo verso la stazione. Qui c’era anche la consigliera di Rifondazione Comunista, Roberta Bianchi: “Mi pare importante essere qui a manifestare – dice – con la speranza che non accadano incidenti, che sarebbero comunque colpa di qualche testa calda”.
Intorno alle 17 i due cortei si sono uniti in piazzale Don Baroni per proseguire il corteo prestabilito. Ma non mancano le polemiche: “Noi vogliamo entrare dentro le mura – dicono alcuni studenti – perché siamo gli esclusi. Siamo stanchi di essere rapinati quotidianamente per dare soldi ad altri popoli da rapinare”.
Il corteo ha esitato un attimo davanti al campo Coni, luogo in cui era stato stabilito che dovesse riprendere la strada verso il ritorno alla stazione. Poi ha proseguito regolarmente salvo fermarsi davanti a porta Santa Maria dove erano però schierati i carabinieri in tenuta antisommossa. Nessun tentativo di sfondamento delle linee delle forze dell’ordine, ma dopo poche centinaia di metri, davanti a Porta San Jacopo, la situazione è sfuggita di mano e la tensione che ormai si tagliava con il coltello è esplosa negli scontri. Le indagini della Digos sui protagonisti del tentativo di sfondamento della zona rossa sono appena agli esordi. In serata due dei tre fermati portati in questura sono stati rilasciati, un terzo è stato medicato in ospedale: tutti e tre verranno denunciati. L’inchiesta ora mira a identificare gli altri partecipanti agli scontri a cui toccherà la stessa sorte.

I video delle cariche della polizia

Inevitabili, durante il corteo, le code sui viali di circonvallazione, visto che il tratto di strada occupato dai manifestanti è stato bloccato con le camionette dei carabinieri.   

Roberto Salotti
Gabriele Mori

Il corteo dalla stazione

L’attesa in piazzale Don Baroni

Il corteo visto dalle Mura

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