Cei: “Brexit, a rischio 1,5 miliardi di fondi Ue per la Toscana”

Conseguenze dalla Brexit anche per l’Italia. Saranno di meno i fondi europei per il nostro paese ma anche per la Toscana.
A fare i ‘conti in tasca’ all’uscita della Gran Bretagna dall’Ue è Lido Cei, ad di Idea Service Srl. “Non tutti sanno – dice – che l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue comporta un taglio di 14 miliardi l’anno di contributi europei e questo fatto comporta una decurtazione di circa 1 miliardo e mezzo annuo nella nostra regione. In Italia spesso il dibattito sulla Europa è ideologizzato o banalizzato e quasi mai si concentra sugli assi portanti della strategia europea come la distribuzione dei fondi europei a partire da quelli della “coesione sociale” che rappresentano una sorta di arma per far fronte alle differenze tra i vari paesi per sostenerne le politiche di sviluppo al fine di superare i gap che esistono dal punto di vista economico. Si parla di oltre 40 miliardi di euro destinati al nostro paese che vengono programmati di 7 anni in 7 anni e quelli in erogazione lo sono fino al 2019″.

“Il timore – prosegue Cei – è che dal 2020 con l’uscita della Gb dalla Ue la cifra potrebbe crollare anche per il nostro Paese con le ripercussioni che possiamo facilmente immaginare
La discussione in seno alla Commissione Europea è già iniziata sopratutto per merito dei governatori delle regioni che sono in prima fila nella distribuzione dei fondi suddetti. Dai primi esami pare che una ipotesi attendibile preveda un taglio medio di circa il 30 per cento degli stessi con ripercussioni negative sulla nostra industria manifatturiera. Ci dobbiamo augurare che l’Europa velocemente si organizzi per prevedere un bilancio post 2020 più ambizioso e con la quota destinata alle politiche di coesione sociale almeno come quella attuale, magari pensando a una tassa europea sulle transazioni finanziarie e sulle rendite in generale. Non dobbiamo dimenticarci che negli ultimi 10 anni sono stati 2 miliardi i contributi giunti da Bruxelles che hanno contribuito a sostenere 7731 progetti, circa 35mila giovani hanno partecipato al progetto Giovanisì, eccetera. Le imprese beneficiarie hanno visto aumentare l’occupazione del 3 per cento ed hanno potuto affrontare il periodo di crisi con minor sofferenza”.
“Questo brutto scenario – conclude Cei – deve convincere le istituzioni a prevenire tale scenario chiedendo una mobilitazione a tutte le associazioni di categoria e aziende beneficiarie dei contributi nel passato, i parlamentari europei e tutti coloro che sono interessati in qualsiasi modo a far sentire la propria voce al fine di prevenire con azioni di politica economica tali da evitare di arrivare al 2020 e scoprire la brutta faccia della medaglia. L’Europa non deve accentuare quella triste percezione di lontananza dalla gente ma deve riappropriarsi dello spirito europeo vero, quello che fa essere orgogliosi di definirsi europei. Inoltre ritengo necessario sollevare il problema delle tempistiche troppo lunghe e spesso esasperanti per la concessione dei contributi stessi. Le aziende non possono attendere mesi e mesi oltre i decreti di concessione per vedersi attribuire quello che spetta loro perché in questo momento storico il tempo è determinante per dare fiato e prospettive alle imprese. Mi auguro che davvero la politica, per un istante, lasci da parte le beghe tutte italiche e si concentri su temi di fondamentale importanza per la nostra economia”.

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