Hiv, i dati Asl: 16 nuovi casi in un anno

Sedici nuovi casi di infezione da Hiv, di cui 4 notificati come casi di Aids ed un decesso: è il dato rilasciato – al 30 novembre – dalla struttura di malattie infettive ed e patologia dell’ospedale San Luca di Lucca. I dati sono stato comunicati oggi (1 dicembre) a palazzo Ducale, nel corso della giornata mondiale per la lotta all’Aids, da parte del dottor Michele De Gennaro (azienda Usl Toscana nord ovest). Al tavolo, con lui, anche il consigliere provinciale Renato Bonturi, la responsabile della casa famiglia monsignor Agresti, Chiara Bertolozzi (in rappresentanza di Ceis) e la dottoressa Lucia Corrieri Puliti, direttrice dell’educazione e promozione della salute dell’ambito territoriale di Lucca della Asl 2.

Un dato che preoccupa, anche e soprattutto, alla luce del fatto che la tendenza non solo non accenna a diminuire, ma aumenta gradualmente. In Provincia di Lucca, rispetto al 2015, si registrano 2 casi in più di infezione. A Lucca, in questo senso, sono stati premiati i vincitori del progetto Ultimora-Multimedia per la lotta all’aids, che ha coinvolto le scuole superiori della provincia.
“In Lucchesia – l’analisi del dottor De Gennaro – stiamo assistendo ad una stabilizzazione sostanziale delle nuove infezioni, che rispecchia il dato nazionale. Seguiamo circa 450 pazienti, ma è una “corte” che aumenta ogni anno del 4 o del 5 per cento. E’ un dato che non lascia tranquilli, perché significa che c’è un serbatoio che alimenta l’infezione continuamente. In parte è alimentato dagli stranieri – che nel nostro caso rappresentano il 35 per cento -, ma non sono loro la causa finale”. I soggetti infetti sono prevalentemente ultraquarantenni, che nel 90% dei casi hanno contratto la malattia per via sessuale e che arrivano alle cure con un quadro avanzato della malattia.
“Il decesso ad inizio dell’anno? Si trattava – spiega De Gennaro – di un paziente in condizioni molto gravi: oggi, morire di Aids, è un evento molto raro. Questa persona non aveva mai fatto il test: solo durante il ricovero in ospedale è stato fatto, come intuizione dei medici tra le possibilità diagnostiche. In oltre il 50% dei casi i soggetti si presentano in una fase avanzata della malattia: non si percepisce il rischio nei tempi giusti. Sulla prevenzione si deve fare di più”.
Nel novero delle nuove infezioni – sempre per la Provincia di Lucca – si registra una moderata prevalenza del sesso maschile (57 per cento), che nel 100 per cento dei casi ha acquisito l’infezione per via sessuale, per rapporti promiscui (etero o omosessuali) non protetti. L’età media dei nuovi casi è di 42 anni per i maschi e di 37 per le femmine. Il 37 per cento sono casi provenienti da extracomunitari.
“I pazienti, a Lucca, hanno una qualità di vita molto buona – spiega ancora De Gennaro – ma, quello che non ci torna, è lo scarso approccio preventivo. Il 90 per cento dei casi di contrazione del virus, infatti, è per via sessuale. L’incidenza della tossicodipendenza è molto minore. Il fatto è che in età giovanile è sempre più frequente avere comportamenti sessuali non protetti. Poi resta uno zoccolo duro di 40enni maschi, sessualmente attivi, sia omosex che etero, che non si proteggono. Spero che liberalizzi al più presto l’uso del test salivare e che arrivino test veloci, per ridurre un serbatoio italiano di 15mila casi che non sanno di avere la malattia”.
La Regione Toscana, peraltro, ha la terza incidenza più alta di nuove infezioni per popolazione residente. Sempre in Toscana, nel 2016, ecco 298 casi, mentre nel 2014 erano circa 40 in meno. “E’ un dato preoccupante – affermano gli intervenuti – perché significa che il messaggio non arriva. Gestire un malato costa tanto, fare prevenzione molto meno. “Il test Hiv – precisa la dottoressa Puliti – è anonimo e gratuito, si fa nel reparto malattie infettive ed anche per i minori non serve il consenso dei genitori. Facciamo circa 250 test all’anno, la nostra equipe si occupa di fare un primo approccio relazionale”.
“Il progetto Ultimora – ricorda Bonturi – mira a mettere al centro il punto di vista dei giovani su un tema complesso, evidenziando il valore della comunicazione sociale, come mezzo di informazione, dialogo e partecipazione”.
Puliti aggiunge: “Non ci limiteremo all’evento dell’1 dicembre. E’ l’epilogo di un lavoro fatto tutto l’anno con le scuole, fondato sui temi della prevenzione e della lotta alla discriminazione. Per questo gli studenti hanno prodotto degli elaborati (scritti, video, vignette, ndr). Ci sono tanti partner per questo progetto: istituzioni, associazioni, media”.
Poi, fondamentale, c’è l’opera svolta dal Ceis: la casa famiglia di San Vito ospita, ad oggi, 12 casi di infetti con casi di Aids conclamati. “Il Ceis si occupa di questo problema da inizio anni ’80 – commenta Bertolozzi – e noi siamo l’unico centro accreditato in Toscana. I nostri pazienti hanno anche una serie di patologie correlate compromettenti, oltre a problematiche che non consentono una vita sociale all’esterno. Per entrare c’è una lista d’attesa perché i posti a disposizione sono pochi: vorremmo che, una volta stabilizzati, i pazienti per cui c’è ancora speranza potessero essere accolti nelle loro zone di provenienza. Ma, rispetto a questo, permane un pregiudizio diffuso, in diversi contesti”. Nel mese di novembre, intanto, la casa famiglia ha dovuto registrare due decessi: solo così è stato possibile l’ingresso di due nuovi malati, dopo oltre un anno. Uno di questi è un uomo che viene da carcere di Lucca. Per l’altro, addirittura, si è interessato il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi: “Ha chiamato per assicurarsi che gestissimo una situazione complessa – spiega Bertolozzi – e lo stiamo per accogliere. Cerchiamo di dare serenità ai nostri pazienti che spesso sono anche psichiatrici. Tentiamo di reinserirli sul territorio o, nei casi più gravi, accompagnarli alla morte dignitosamente”.
La casa famiglia (in via Pesciatina 596 a san Vito) è usata anche per la fase post acuta: “Tenerli in ospedale per intensità di cure non è la cosa più indicata. La casa famiglia – osserva De Gennaro – ci aiuta a ridurre il periodo di ospedalizzazione con assistenza domiciliare”. La struttura, tuttavia, è ancora poco conosciuta: anche per questo, nel pomeriggio di domani (dalle 15 alle 18) la casa sarà aperta a tutti, alla presenza delle associazioni del territorio.
Nella casa famiglia sono ospitati tre stranieri con residenza in Italia da tempo. Gli italiani provengono, in maggioranza tutti dall’area vasta nord ovest: solo uno viene da quella del centro. “Le liste d’attesa – conclude Bertolozzi – variano molto: a settembre c’erano 5 soggetti che avevano fatto richiesta. L’età media è sui 40 anni, ma arriva fino ai 72. Metà degli ospiti ha contratto il virus per rapporti sessuali non protetti e l’altra metà per motivi di tossicodipendenza”.
A palazzo Ducale, intanto, si sono svolte le premiazioni per il progetto Ultimora: il primo posto è andato al video Vita da sogno, realizzato da alunni del liceo musicale Passaglia (Irene Barsotti, Giulia Daraio, Sara Orsi, Antonietta Piscitelli e Alessia Valdrighi), mentre al secondo si è piazzato Un malato non è un mostro, sempre del Passaglia (di Bianca Stefanelli, Aldo Masini, Gianluca Gottardi, Veronica Mori e Chiara Riveri), così come Oltre i pregiudizi, che occupa il terzo gradino del podio (premiati Andrea Fabrizi, Alberto Giuliani e Federico Lunardi). Menzioni speciali per alunni dell’Isi Marconi di Viareggio (protagonisti con l’articolo Prevenzione, la cura più efficace per combattere l’aids, con le premiazioni per Giuseppe Di Chiara, Marina Lo Bue e Jennifer Speciale), per il video Un gesto vale più di mille parole della studentessa Emma Casella (liceo Passaglia) e per la vignetta realizzata da Matteo Cordoni e Dmitro Budii dell’Isi Marconi di Viareggio.
Questi, infine, i locali del territorio che hanno aderito all’iniziativa di sensibilizzazione: Nicola’s (San Concordio), Kuku disco (Antraccoli). T-Caffè, Irish pub Mc Culloughs Ottavo Nano, ReWine, CicloDivino e Mai Mai a Lucca.

Paolo Lazzari

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