Diceva: ti ammazzo e mi uccido. Compagno violento nei guai

Un rapporto morboso, fatto di violenze e prevaricazioni. Un legame difficile da rescindere, tra una vittima e il suo carnefice. Lei, una commessa di 35 anni, lui un suo coetaneo, libero professionista. Entrambi lucchesi, decidono di vivere insieme. Ma il loro rapporto ben presto si incrina. Lui la maltratta, a volte la picchia. La notizia ben presto giunge anche alla polizia, ma la donna si rifiuta di denunciare il suo aguzzino. Lo lascia e abbandona la casa dove vivevano insieme, circa un anno e mezzo fa. Dopo qualche tempo, però, lei torna a viverci insieme. Dopo alcune settimane, però, ricominciano però gli stessi problemi. Fino ad un furioso litigio, una decina di giorni fa, in cui il suo compagno violento la spedisce all’ospedale. Si attivano subito le procedure previste dal codice Rosa, e gli agenti della squadra mobile diretti da Virgilio Russo ascoltano il racconto della donna. Per la prima volta in provincia di Lucca, si applicano le nuove norme introdotte dalla legge sul femminicidio.

Sentito il pm di turno, Enrico Corucci, gli investigatori della sezione reati contro la persona della Mobile, coordinati dall’ispettore capo Giulia Rao, emettono un provvedimento di allontanamento dalla donna e poi un divieto di avvicinamento alla ex convivente. Misure che prima della nuova legge potevano essere emesse soltanto dal gip, ma che ora offrono uno strumento di azione immediato alla polizia giudiziaria. Il giudice per le indagini preliminari Mugnaini ha poi convalidato le misure.
La donna, invece, è stata assistito dall’associazione Onlus La Luna e trasferita in una casa protetta, in attesa di poter fare ritorno alla sua abitazione.
Intanto, gli investigatori hanno raccolto il racconto della vittima dei maltrattamenti. Diversi episodi ancora al vaglio, che sono costati una denuncia per maltrattamenti in famiglia al libero professionista. Secondo l’accusa, la vita della giovane donna era diventata un inferno. Lui era geloso perfino dei suoi amici o colleghi di lavoro e della sua stessa famiglia, che in diversi casi le impediva di frequentare. In un caso le aveva detto anche che l’avrebbe uccisa, e che poi si sarebbe dato la morte a sua volta.

 

Roberto Salotti

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