Furto nella villa vip, arrestato il “palo”. Decisivo il Dna

A tradire uno dei tre ladri è stato il dna lasciato sul luogo del furto e rilevato dai carabinieri del Ris di Roma. E’ stata proprio questa prova che ha permesso a carabinieri di procedere contro di lui, a più di un anno dal furto da 120mila euro che aveva commesso insieme a due complici, nell’agosto del 2013 ai danni della villa di un imprenditore a Badia di Cantignano, la tenuta Setteventi di proprietà dell’industriale Luca Marianetti sulle colline sud di Capannori. Durante il colpo i malviventi portarono via contanti, monili in oro e orologi da collezione, sottraendo l’intera cassaforte.

Al tempo del furto le indagini partirono subito e combinando le immagini del sistema di videosorveglianza dell’abitazione, la testimonianza dei residenti in zona e altri elementi, emersi dalle attività investigative su altri furti simili, i carabinieri del nucleo investigativo di Lucca e del nucleo radiomobile sono riusciti a stringere il cerchio intorno a Monali Glaudi, un 39enne residente al campo Nomadi di Maggiano. In particolare a mettere gli inquirenti sulle tracce di Glaudi è stata l’automobile utilizzata per il colpo a villa Setteventi e per altri furti in abitazione, sempre nella zona sud del comune di Capannori che era stata riconosciuta e segnalata come sospetta all’Arma da vari cittadini. Da lì è scattata la prima perquisizione al campo, dove i carabinieri hanno trovato parte degli oggetti sottratti in vari colpi nel corso del 2014, oltre a guanti, passamontagna e anche due radio, risultati poi essere il materiale utilizzato durante il colpo da 120mila euro. A inchiodare Glaudi, probabilmente “il palo” della banda, però è stato il test del dna. Al momento del furto nell’agosto del 2013 il ladro si era ferito lasciando varie tracce di sangue nell’abitazione, che era stato prelevato dai carabinieri del Ris di Roma, che poi avevano proceduto a mapparlo. Tale mappatura alla fine è risultata perfettamente coincidente con quella di Glaudi che ora si trova il carcere a Lucca in via cautelare a disposizione dell’autorità giudiziaria su autorizzazione del gip Marcella Spada Ricci come richiesto dal sostituto procuratore Amodeo.
Durante il colpo a villa Setteventi i malviventi agirono in tre e si introdussero nella tenuta rompendo la rete di recinzione del giardino, forzando due porte dell’abitazione utilizzando un mezzo agricolo trovato in cortile e smurando poi una cassaforte del peso di 10 quintali che era stata caricata su un fuoristrada, anch’esso del proprietario della villa, a bordo del quale i malviventi hanno fatto perdere e loro tracce. Prima di fuggire danneggiarono anche l’impianto di registrazione predisposto per la videosorveglianza dell’area.
Dal sopralluogo della scena del crimine è stato però possibile, rinvenire tracce biologiche riconducibili ai malviventi da cui è stato estratto il dna di Glaudi. Dalle testimonianze era inoltre emerso che, nelle ore del furto, era stata vista circolare una vettura con una persona a bordo che si era nascosta fra i cespugli a pochi metri dal terreno circostante la villa saccheggiata. Proprio sulla riflettendo su questo importante elemento infatti i carabinieri al termine delle indagini hanno ricordato l’importanza di segnalare sempre alle forze di polizia situazioni sospette come ad esempio automobili che stazionano senza motivo nelle vicinanze delle abitazioni alla fine infatti senza la collaborazione dei cittadini le indagini anche in questo caso avrebbero probabilmente richiesto più tempo. (g.m)

 

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A tradire uno dei tre ladri è stato il dna lasciato sul luogo del furto e rilevato dai Ris di Roma. E’ stata proprio questa prova che ha permesso a carabinieri di procedere contro di lui, a più di un anno dal furto da 120mila euro che aveva commesso insieme a due complici, nell’agosto del 2013 ai danni della villa di un imprenditore a Badia di Cantignano, la tenuta Setteventi di proprietà dell’industriale Luca Marianetti sulle colline sud di Capannori. Durante il colpo i malviventi portarono via contanti, monili in oro e orologi da collezione sottraendo l’intera cassaforte (leggi qui). Al tempo del furto le indagini partirono subito e combinando le immagini del sistema di videosorveglianza dell’abitazione, la testimonianza dei residenti in zona e altri elementi, emersi dalle attività investigative su altri furti simili, i carabinieri del nucleo investigativo di Lucca e del nucleo radiomobile sono riusciti a stringere il cerchio intorno a Monali Glaudi, un 39enne residente al campo Nomadi di Maggiano. In particolare a mettere gli inquirenti sulle tracce di Glaudi è stata l’automobile utilizzata per il colpo a villa Setteventi e per altri furti in abitazione, sempre nella zona sud del comune di Capannori che era stata riconosciuta e segnalata come sospetta all’Arma da vari cittadini.  Da lì è scattata la prima perquisizione al campo, dove i carabinieri hanno trovato parte degli oggetti sottratti in vari colpi nel corso del 2014, oltre a guanti, passamontagna e anche due radio, risultati poi essere il materiale utilizzato durante il colpo da 120mila euro. A inchiodare Glaudi, probabilmente “il palo” della banda, però è stato il test del dna. Al momento del furto nell’agosto del 2013 il ladro si era ferito lasciando varie tracce di sangue nell’abitazione, che era stato prelevato dai carabinieri del Ris di Roma, che poi avevano proceduto a mapparlo. Tale mappatura alla fine è risultata perfettamente coincidente con quella di Glaudi che ora si trova il carcere a Lucca in via cautelare a disposizione dell’autorità giudiziaria su autorizzazione del gip Marcella Spada Ricci come richiesto dal sostituto procuratore Amodeo.
Durante il colpo a villa Setteventi i malviventi agirono in tre e si introdussero nella tenuta rompendo la rete di recinzione del giardino, forzando due porte dell’abitazione utilizzando un mezzo agricolo trovato in cortile e smurando poi una cassaforte del peso di 10 quintali che era stata caricata su un fuoristrada, anch’esso del proprietario della villa, a bordo del quale i malviventi hanno fatto perdere e loro tracce. Prima di fuggire danneggiarono anche l’impianto di registrazione predisposto per la videosorveglianza dell’area.
Dal sopralluogo della scena del crimine è stato però possibile, rinvenire tracce biologiche riconducibili ai malviventi da cui è stato estratto il dna di Glaudi. Dalle testimonianze era inoltre emerso che, nelle ore del furto, era stata vista circolare una vettura con una persona a bordo che si era nascosta fra i cespugli a pochi metri dal terreno circostante la villa saccheggiata.  Proprio sulla riflettendo su questo importante elemento infatti i carabinieri al termine delle indagini hanno ricordato l’importanza di segnalare sempre alle forze di polizia situazioni sospette come ad esempio automobili che stazionano senza motivo nelle vicinanze delle abitazioni alla fine infatti senza la collaborazione dei cittadini le indagini anche in questo caso avrebbero probabilmente richiesto più tempo.

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