Si uccide a coltellate sugli spalti delle Mura. Un altro ferito alla gola al S. Luca – Foto foto

di Roberto Salotti e Gabriele Mori
Due fendenti sono stati quelli mortali dopo una serie di coltellate, che il giovane uomo si è inflitto con un’arma correndo attraverso il viale Regina Margherita e poi lungo il vialetto che dagli spalti conduce alla sortita del baluardo San Colombano. E’ qui che un 26enne lucchese, Nicola Barsotti, con pregiudizi penali per stalking -, e non uno straniero come era sembrato agli inquirenti in un primo momento -, si finisce in modo atroce, colpendosi con la lama che gli è stata trovata in mano prima all’addome e poi ad una gamba. Un colpo mortale, che gli recide l’arteria femorale. Il ragazzo muore dissanguato nei giardini sotto al baluardo nonostante il disperato tentativo di due agenti delle volanti di salvargli la vita, tamponandogli la ferita con la cintura dei pantaloni. Tutto inutile.

La sua tragica morte è avvolta comunque nel mistero: soprattutto restano da chiarire i motivi che abbiano spinto il giovane al gesto estremo e se prima di decidere di farla finita sia stato o meno aggredito da qualcuno. Incombe infatti su tutto l’ombra di un uomo, Bela Oufia, 26 anni, di origini marocchine, rimasto ferito alla gola da un fendente e che ha dato l’allarme al 118. Trasportato in gravi condizioni al pronto soccorso, non sarebbe fortunatamente in pericolo di vita. Il suo ruolo è tutto ancora da definire: soprattutto gli investigatori diretti dal vice questore Leonardo Leone stanno cercando di capire se i due episodi possano essere correlati. Con il passare delle ore, la situazione si è chiarita e sembra che Oufia sia stato vittima di una aggressione a Porta San Pietro. Dopo un diverbio per futili motivi, sarebbe stato colpito da un connazionale con una bottiglia rotta.
Il dramma si consuma poco prima delle 22 di stasera (31 agosto). La vittima si presenta già grondante di sangue alla porta carraia della questura in via Montanara.
Con il coltello in mano batte forte contro il cancello e attira l’attenzione di un agente della centrale operativa che sente i rumori e controlla cosa sta succedendo in strada, osservando le telecamere di sicurezze. Quelle immagini mostrano il volto stravolto di un giovane, che dice qualche parola incomprensibile. Il 113 invia immediatamente una pattuglia che arriva in via Montanara e trova il ragazzo ancora lì, a bussare disperato. Quando il 26enne vede gli agenti, però, fugge. I due poliziotti scendono dall’auto quando lo vedono attraversare viale Margherita e lo rincorrono a piedi: mentre lo seguono, lo vedono ferirsi ancora con l’arma e si tengono a distanza, per evitare gesti inconsulti.
La vittima fa ancora altri passi, supera il ponticello sul fosso lungo gli spalti e si dirige, perdendo sangue, verso la sortita del baluardo. Sparisce dietro le Mura e poi torna indietro, infliggendosi le ultime due coltellate all’addome e alla gamba, prima di cadere a terra nel prato. I due agenti che ormai lo hanno a pochi passi, accorrono e tentano disperatamente di salvargli la vita. Uno di loro sfila la cintura dai pantaloni del giovane e la stringe attorno alla gamba, cercando di fermare l’emorragia. Inutile. Muore in pochi istanti. E’ pieno di ferite e sangue. L’agente si allontana (poi sarà trasportato al pronto soccorso per sottoporsi alle profilassi del caso per essere entrato in contatto con il sangue della vittima), e, insieme al collega, viene raggiunto da una seconda pattuglia e dalle ambulanze che vengono inviate dalla centrale operativa del 118.
Il tutto avviene davanti agli occhi sbigottiti di alcuni testimoni che più tardi confermeranno il racconto drammatico di un suicidio, al momento inspiegabile. Spiegheranno di aver visto quel giovane trafelato mentre scendevano dalla sortita: un coltello in mano e giù due fendenti, prima di cadere tramortito a terra.
In quegli stessi istanti, nella zona della stazione ferroviaria, un magrebino chiama il 118. Chiede all’operatore una ambulanza, riferendo in modo sconnesso di essere stato accoltellato. Un particolare tutto ancora da verificare e su cui si sta concentrando l’interesse degli investigatori che vogliono chiarire se l’episodio sia collegato o meno al suicidio sotto al baluardo. L’uomo è stato trasportato al San Luca, in condizioni gravi ma per i medici non rischia la vita. Il suo racconto sarà indispensabile, probabilmente, per fare luce anche sull’altro drammatico episodio avvenuto nella stessa zona anche se dai primi accertamenti sembra che si tratti della vittima di una aggressione che non avrebbe niente a che fare con la morte atroce sotto le Mura.
Con l’aiuto dei fari di un mezzo dei vigili del fuoco, gli inquirenti hanno raccolto elementi sul luogo della tragedia fino a notte fonda. La polizia scientifica ha individuato diverse tracce di sangue e trovato il coltello con cui il suicida si è tolto la vita. Nelle prossime ore, saranno analizzate anche le telecamere piazzate sulla porta carraia della questura, che potranno chiarire agli agenti cosa stesse gridando il giovane, poco prima di decidere di darsi la morte. Altre immagini potrebbero forse svelare i motivi del gesto o portare sulla pista di una aggressione che sarebbe poi culminata con l’autolesionismo e poi con la morte.
FOTO – Le indagini sul luogo della tragedia (di Domenico Bertuccelli)

 

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