Nuovo anfiteatro, assolto il dirigente Di Bugno

Una assoluzione con formula piena. Si è concluso così il processo davanti al giudice monocratico del tribunale di Lucca per il dirigente del Comune di Lucca, Mauro Di Bugno, che era finito alla sbarra nell’ambito di un’inchiesta aperta dalla procura sul progetto del nuovo Anfiteatro in piazzale Verdi – poi bloccato dall’amministrazione Tambellini – e su alcuni presunti illeciti nell’approvazione della variante straordinaria al regolamento urbanistico, all’epoca dell’amministrazione Favilla. Secondo l’accusa da cui stamani (16 febbraio) Di Bugno è stato assolto, il dirigente avrebbe “indotto” la giunta e il consiglio comunale ad approvare il progetto del Nuovo Anfiteatro ritenuto non conforme agli strumenti urbanistici vigenti. Di Bugno, difeso dagli avvocati Lodovica Giorgi e Giancarlo Altavilla, è uscito a testa alta dall’ultima udienza: assolto perché il fatto non sussiste. Fin dall’inizio convinto della propria totale estraneità agli addebiti della procura che sui due filoni aprì un’inchiesta a seguito di esposti presentati dal consigliere comunale di Governare Lucca, Piero Angelini, Di Bugno, attraverso il suo legale, aveva chiesto e ottenuto il giudizio immediato, passando direttamente alla fase dibattimentale senza l’udienza preliminare davanti al gup. Oggi quel processo è andato a conclusione.

La vicenda giudiziaria era partita nel 2014, dopo le accuse che Angelini aveva rivolto al dirigente Di Bugno, prima in consiglio comunale e poi attraverso una denuncia alla procura, che le confermò nella fase delle indagini. Accuse, già demolite dal giudice nell’udienza preliminare che prosciolse l’architetto Maurizio Tani, anche lui coinvolto nelle indagini, che anche oggi sono state confutate dal giudice. La scelta di saltare l’udienza preliminare – spiegano gli avvocati di Di Bugno – “fu dettata dalla piena fiducia che l’architetto Di Bugno accordava alla magistratura e nella volontà di giungere speditamente alla conclusione del processo, certo della legittimità del suo operato. L’architetto Di Bugno, che ha sempre reclamato non solo la propria innocenza ma prima ancora la piena correttezza amministrativa del proprio operato, solo per evitare potenziali imbarazzi all’amministrazione, si dimise da da responsabile unico del procedimento per l’intervento Piuss di Piazzale Verdi. Inutile dire come ciò non solo lo abbia danneggiato sotto il profilo professionale ma gli sia anche pesantemente costato in termini personali e familiari; ricordando in particolare anche i brutti momenti passati a fine 2015 per i grossi problemi di salute scontati a causa dello stress psicologico per la vicenda processuale. A questi incommensurabili danni, senz’altro irrisarcibili – proseguono gli avvocati -, Di Bugno si augura che la politica voglia quantomeno dare ristoro in termini di onore ed immagine pubblica. Oggi, che una sentenza ha ristabilito la verità, egli può per ora soltanto ringraziare la propria famiglia, i propri avvocati, gli amici che gli sono stati vicino in questi dolorosi anni, certi che la propria storia personale e professionale non poteva in alcun modo consentire neppur il minimo sospetto”.
In serata anche il commento dell’assessora Serena Mammini: “Sono contenta per come si è conclusa la vicenda Nuovo Anfiteatro – dice – che ha visto il dirigente del Comune di Lucca Mauro Di Bugno assolto perché “il fatto non sussiste”. Eravamo certi che le motivazioni per cui era stato accusato sarebbero state smontare. È giusto precisare infatti che il recesso del progetto “Nuovo Anfiteatro” non è stato deciso dall’Amministrazione per effetto delle indagini in corso all’epoca, e quindi per una questione urbanistica, ma necessitato dal fatto che il progetto esecutivo risultava non coerente con il progetto definitivo. Tant’è vero che l’Ati appaltatrice non ha neanche contestato tale difformità. L’amministrazione infatti non è stata tenuta a pagare danni di alcun genere a seguito del recesso, ma solo le spese effettivamente sostenute. Fin dove arriverà la “caccia alle streghe”?”.

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