Piazzale Ariosto, i due palazzi giù a metà 2018 foto

“Abbattimento necessario sia economicamente che come risultato finale: i lavori, in ogni caso, partiranno non prima di metà 2018. Nel frattempo valuteremo sistemazioni ottimali per gli inquilini”: con queste premesse l’assessore Antonio Sichi apre il percorso di ascolto e partecipazione rivolto ai cittadini di San Vito per la riqualificazione di Piazza Ariosto, nell’ambito dei progetti dei quartieri social, e nello specifico per la demolizione e successiva ricostruzione di due dei tre blocchi di appartamenti che vi si affacciano.

Una decisione, quella dell’amministrazione comunale, che innesca subito la reazione polemica di buona parte degli abitanti, i quali chiedono maggiori certezze sui tempi e propongono, al contrario, una riqualificazione delle strutture, senza necessità di raderle al suolo. “Noi abbiamo speso per migliorare e mantenere le case – lamentano assegnatari Erp e proprietari – dovremmo decidere noi se distruggerle o intervenire diversamente”. Quello svoltosi questo pomeriggio (4 maggio), alla scuola media Chelini, è solo il primo di una serie di incontri in programma per discutere l’operazione al centro del progetto Quartieri social, per cui il Comune, vincitore di un apposito bando ministeriale, riceve un finanziamento di 6 milioni di euro. Ad affiancare l’assessore, anche l’amministratore unico di Erp, Andrea Bertoncini, l’ingegnere Lorenza Cardone, responsabile dell’ente gestore dell’edilizia pubblica di Erp, Aldo Intaschi, responsabile dell’ufficio casa del Comune di Lucca e Maurizio Tani, responsabile del progetto Quartieri social.
“La situazione strutturale degli edifici – spiega Sichi – non è più adeguata ai tempi: dal momento in cui sono stati costruiti sono sopraggiunte normative di efficientamento energetico, antisismiche e quant’altro, che vanno rispettate. Si tratta di un progetto presentato quasi per dovere: il fatto di aver vinto il bando per il finanziamento del ministero è la dimostrazione che il progetto di Lucca è un progetto di riqualificazione altamente valido, un modello vincente”. Stando agli studi e ai calcoli dell’amministrazione, l’abbattimento sembra essere l’unica opzione praticabile, se non anche la più sensata da un punto di vista di razionalizzazione delle risorse. “Demolire – spiega Cardone- consente una ridistribuzione degli spazi, la costruzione di ascensori, la realizzazione di un impianto di riscaldamento centralizzato meno inquinante.  Alla fine i costi sono paragonabili, ma l’abbattimento è più conveniente perché ho un prodotto finale migliore”.
La demolizione non sarà simultanea: di volta in volta verranno abbattuti e poi riscostruiti piccoli blocchi di appartamenti. La tecnica sarà la stessa utilizzata per gli edifici di Pontetetto. “Il modello di riferimento sarà quello del quartiere Giardino – afferma Sichi – dove abbiamo realizzato in quattro anni una cosa che era impensabile, costruendo case classificate come fascia A. Alla fine anche i nove proprietari hanno accettato con soddisfazione: ora stanno in una casa enormemente migliore rispetto alla precedente”.
Sul paragone con Pontetetto si leva, però, qualche preoccupazione fra il pubblico: “In quel caso sono serviti in tutto dieci anni – dicono- noi non siamo disposti ad aspettare tutto questo tempo per riavere le nostre case”.
Come si muoverà dunque l’amministrazione in attesa dell’apertura dei cantieri? Il primo step sarà la sottoposizione agli assegnatari degli alloggi di un apposito questionario volto a rilevare le aspettative e capire le sfaccettature di ogni singolo nucleo familiare. Dopodiché, Erp individuerà una persona incaricata di chiamare singolarmente ogni assegnatario per comprenderne le esigenze. “Se ci sarà qualcuno disponibile a spostarsi – dichiara Sichi – concorderemo il trasferimento definitivo in un altro quartiere, in una casa con caratteristiche simili, adatta alle sue necessità. Per gli altri, invece, saranno individuate case di appoggio possibilmente nei paraggi. Il disagio sarà innegabile, ma ci adopereremo per far sì che sia il minore possibile, anche aiutando le famiglie nel trasloco: di sicuro nel periodo di recupero strutturale non potranno stare in un cantiere aperto”.
Quella dei privati sembra essere la situazione più complicata. Anche questi ultimi saranno incontrati singolarmente dagli addetti di Erp e del Comune. L’idea è quella di dedicare loro un intero immobile, in modo da separarli dagli assegnatari. “Dei 55 alloggi – ricorda l’assessore – 19 sono di proprietà delle famiglie: anche questi purtroppo hanno un valore quasi pari a zero sul mercato a causa della commistione fra edilizia sociale e privata, poiché devono necessariamente adeguare le abitazioni agli standard richiesti dal Comune. Per questo valuteremo se separare in blocchi le due categorie dei proprietari e degli assegnatari – dichiara Sichi- : eliminare la commistione è uno degli obiettivi, perché si tratta di due esigenze completamente diverse”.
L’incertezza, quindi, rimane sia sui tempi che le opere richiederanno, sia sul futuro delle famiglie, per cui ad oggi non sono ancora stati individuati alloggi temporanei sostitutivi.
“Sui tempi dobbiamo aspettare che il Ministero faccia il suo percorso – interviene Tani – che dovrebbe concludersi entro settembre/ottobre di quest’anno, poi dobbiamo arrivare alla stipula della convenzione con il Ministero. La progettazione occuperà circa due mesi, dopodiché partiranno le gare e le verifiche dei progetti. Presumibilmente tutta la procedura non riuscirà a partire prima di metà 2018”.
Dal collettivo di lotta per la casa si leva però qualche voce discordante: “Con quei soldi – osservano – potevamo pensare a riqualificare tutte le case popolari del quartiere e non solo quelle di piazza Ariosto, potevano essere distribuiti meglio. E’ mancata la comunicazione da parte degli amministratori, serviva un percorso partecipativo preliminarmente”.
Tempestiva la risposta di Sichi: “Non si tratta di un fondo Erp, bensì di un fondo della presidenza del Consiglio, vinto per un progetto di riqualificazione strutturale e completa, elemento che l’ha reso interessante a livello ministeriale. Inoltre – prosegue – se il dibattito si apre solo oggi – spiega Sichi – è perché un amministratore ha il compito di non procurare allarmismo prima che i finanziamenti siano certi. Il primo di aprile è arrivata la certezza che avremmo avuto i fondi: ora serve un’accelerazione, ci sarà la fase della progettazione e della condivisione”.

Jasmine Cinquini

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.