Puccini e Debussy, matrimonio in musica al Giglio

Un viaggio tra la musica di Giacomo Puccini e quella di Claude Debussy: è quello che propone l’ultimo appuntamento con i Puccini days – in collaborazione con l’istituto musicale Boccherini – in programma giovedì (11 gennaio) all’auditorium di piazza del Suffragio. A presentare l’iniziativa, oggi (8 gennaio) al teatro del Giglio, sono intervenuti il direttore generale Manrico Ferrucci, il direttore artistico Aldo Tarabella ed il direttore del Boccherini, Fabrizio Papi. “Questa collaborazione vorremmo che fosse sempre più stretta – afferma Ferrucci in apertura – anche perché ci sta regalando soddisfazioni vere”.

Per Tarabella, invece, “questo appuntamento chiude in modo splendido i Puccini days, una manifestazione che cerca un dialogo tra il maestro ed il mondo che ha frequentato. Puccini – prosegue – si confronta dunque con i suoi coetanei più illustri e fa anche citazioni. L’idea centra lo spirito pucciniano: si è sempre contraddistinto per la sua grande curiosità. I due musicisti, peraltro, si stimavano reciprocamente”.
L’ultimo verso di una poesia di Pierre Louys, grande amico di Debussy – “Chi amerà dopo di me, canterà le mie canzoni” – dà il titolo ad una serata che si aprirà con tre opere del maestro francese. La prima è Sonata n. 2 per flauto, viola e arpa, composta nel 1905: verrà eseguita da Filippo Rogai (flauto), Francesco Scarpetti (viola) e Anna Livia Walker (arpa).
Poi, ecco la violinista Dawon Ghang e la pianista Betsabea Faccini: a loro il compito di interpretare la sonata per violino e per pianoforte, espressione di un Debussy già dilaniato nel fisico e nello spirito. A chiudere la serata saranno, invece, due arie da camera di Puccini, interpretate da Cristina Martufi (soprano) e Francesca Nardi (arpa), mentre la voce narrante sarà quella di Martina Benedetti.
“L’idea di questo accostamento – spiega Papi – è nata un po’ di tempo fa. La stessa Fanciulla del west, rappresentata quest’anno al Giglio, è una testimonianza della stima di Puccini per Debussy. Il maestro lucchese assorbiva da tutti i compositori dell’epoca e poi rimodellava tutto secondo la propria estetica. Peraltro, il 2018 è anche l’anno del centenario dalla morte di Debussy. L’11 di gennaio presentiamo sia il primo periodo del maestro, quello simbolista, che quello finale”. E, per favorire l’afflusso di pubblico, sono previsti biglietti a prezzo ridotto per gli studenti (5 euro, mentre per il restante pubblico il biglietto costerà 11 euro – info e prenotazioni alla biglietteria del teatro del Giglio).
La presentazione dell’ultimo appuntamento relativo ai Puccini days è stata anche l’occasione propizia per stilare un bilancio di questo quarto anno di manifestazione. Numeri ancora non sono disponibili, ma l’affresco complessivo di Ferrucci e Tarabella testimonia di un trend in crescita, anche se la volontà resta quella di aumentare i dati sul pubblico.
“I numeri li presenteranno a breve – afferma Ferrucci – anche perché ora siamo molto impegnati con la prossima scadenza: entro il 30 gennaio dobbiamo presentare il nuovo progetto triennale di attività. Parliamo comunque di segnali incoraggianti dal punto di vista della presenza del pubblico”.
Tarabella, invece, fornisce un’istantanea dal punto di vista artistico: “In questi quattro anni – osserva – abbiamo cercato di tracciare una linea ben netta. Prendiamo un titolo pucciniano e, introno, cerchiamo di costruire delle suggestioni. Quest’anno abbiamo avuto Fanciulla del west: questo ci ha consentito di fare citazioni, come quella del pianista Danilo Rea. Ogni artista produce qualcosa per il teatro, come anche Elio, che ha dedicato un recital a Puccini. La parte storica non poteva mancare ed è stata molto frequentata. Mancava un momento incentrato sulle arie pucciniane: ci ha dato grande soddisfazione. Il concerto di capodanno ha visto un teatro pieno e, sul palco, due grandi artisti italiani. Poi i tangueros: Puccini in America del sud aveva sicuramente impattato in quei balli. Quindi Debussy”. Prosegue, intanto, la via dell’internazionalizzazione del teatro, ma non soltanto: “Siamo soddisfatti – conclude il direttore artistico – anche se c’è ancora molto da lavorare. Abbiamo deciso di partire dalla base, senza grandi eventi calati sulla città. Cresce molto anche il rapporto con le associazioni musicali cittadine. La nostra stagione lirica resta un fiore aperto, stiamo crescendo. Vogliamo che il pubblico faccia altrettanto, facciamo attività in un periodo giusto per le date di morte e nascita, ma aumentando nel numero. Certo sappiamo che I Puccini days si collocano in un periodo abbastanza morto per la città, come sappiamo che è giusto farli nel periodo che abbraccia le date di nascita e di morte del maestro. In generale, comunque, sento che si tratterà di un anno di forte passaggio per il teatro”.

Paolo Lazzari

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