Curiosità, bellezza e libertà: scienza e filosofia a confronto foto

Grande successo per la conferenza organizzata dalla Croce Verde di Lucca, con una sala Ademollo che ha visto il pubblico delle grandi occasioni. Giorello e Boncinelli, introdotti dal giovane e brillante ricercatore lucchese Luca Pagani, hanno detto la loro sui fondamenti della conoscenza: curiosità, bellezza, libertà.

“Al tempo dei miei nonni la curiosità non era vista con simpatia: è uno sbaglio”. Così ha esordito il genetista Edoardo Boncinelli alla conferenza La bellezza del conoscere, rivendicando un vizio-virtù fondamentale per lo scienziato. In una Sala Ademollo che ha visto il pubblico delle grandi occasioni, si è svolto un dibattito su ciò che spinge l’uomo “a seguir virtute e canoscenza”, per dirla con un verso dantesco.
Dopo una vita di studio e di ricerche, nel tentativo di dare risposte certe, al professore fiorentino tocca difendere il valore dell’indagine scientifica. A settantacinque anni, sentir parlare di post-verità non deve essere semplice. Che la veridicità di un’affermazione non conti poi molto, pare blasfemia; eppure è così, occorre tornare a proteggere ciò che sembrava ormai acquisito, ha spiegato.
Una condizione che riporta la mente al passato, ai secoli dell’oscurantismo e della strenua difesa delle dottrine tradizionali. Non a caso il filosofo della scienza Giulio Giorello cita Giordano Bruno, bruciato vivo per le proprie posizioni: la conoscenza è sì carica di bellezza, ma una bellezza drammatica, non sempre tranquilla, che può avere risvolti inquietanti.
In cosa consiste tale fascino del sapere? Esso non sta, è stato spiegato, che nella capacità di renderci più consapevoli del mondo. Una qualità comune ai geni, siano essi scienziati o artisti; il rinnovamento continuo della curiosità avvicina enormemente materie umanistiche a discipline scientifiche: come scriveva Giacomo Leopardi, la grandezza degli ingegni è sempre simile. Newton e Galileo meritano pertanto un trattamento da sommi poeti. Shakespeare? Anche il bardo, forse, vestiva il camice.
A moderare la chiacchierata, il giovane antropologo molecolare Luca Pagani, “cervello in fuga” di natali lucchesi. Che le intemperanze non siano di ragazzi, bensì di professori affermati, deve essere un effetto della ricerca e dell’insaziabile curiosità, veri antidoti allo scorrere del tempo. Eppure, proprio ai giovani si rivolge Giorello: sono loro a dover alzare la mano, da loro devono partire le domande ed i commenti imbarazzanti per i cosiddetti “esperti”, in grado di insinuare dubbi nelle ormai consolidate certezze. Perché non esiste vera scienza, senza la critica.

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