San Giovanni, restaurate le opere d’arte – Foto foto

Dopo il restauro del transetto nord della cattedrale di San Martino, inaugurato lunedì scorso, è stata oggi (5 aprile) la volta di tre importanti restituzioni nella chiesa dei Santi Giovanni e Reparata. Si tratta dell’Estasi di san Luigi Gonzaga, dipinto di Giovan Domenico Lombardi detto l’Omino, ricollocato nella cappella di Sant’Ignazio realizzata all’inizio del settecento su progetto dell’architetto lucchese Domenico Martinelli; della Madonna con Bambino tra i Santi Cosma e Damiano di Gaspare Mannucci, tornata sul secondo altare della navata sinistra così come indicato nelle guide della città, manoscritte e a stampa, edite fin dal settecento e, infine, del Compianto di Maria, composto da due statue in terracotta policroma della bottega dei Collina, attiva a Faenza tra ottocento e novecento, ritrovate nella sacrestia della chiesa in stato di trascuratezza.

A fare gli onori di casa è stato don Mauro Lucchesi, presidente dell’ente chiesa della cattedrale di San Martino, che ha voluto ringraziare i Lions per la sensibilità dimostrata nel finanziare l’intervento di recupero. “Bastano piccoli accorgimenti, che richiedono sapienza e tecnica, per restituire colore a opere divenute opache a causa della polvere – ha detto – e il risultato è sorprendente”. C’era anche il tocco di pianoforte di Giulia Biagetti, che ha eseguito la Corale della passione secondo Matteo, a impreziosire l’inaugurazione, di fronte a una platea attenta composta per lo più dai soci del Lions club Lucca host. Il restauro del Compianto, eseguito da Eleonora Rossi e Paola Lorenzi dell’Opificio delle pietre dure di Firenze, ha visto la collaborazione del Mibact e della Soprintendenza Abap di Lucca e Massa Carrara. “Molte chiese di Lucca hanno una personalità nascosta da un velo lieve di opacità. I lavori eseguiti nella cattedrale le hanno restituito riconoscibilità e identità – spiega il soprintendente Luigi Ficacci – e così vogliamo procedere per la chiesa dei Santi Giovanni e Reparata, forte dello spazio museo nell’ala sinistra ma priva di una lettura unitaria con la sua parte centrale. Ridare colore alle opere d’arte, ricollocarle nella loro dimensione originaria, significa lavorare per affermare l’identità del luogo e quindi valorizzarlo al meglio”. 

Le due sculture del Compianto sono quasi a grandezza naturale e sono state realizzate in terracotta dipinta a freddo, con l’unica eccezione rappresentata dagli occhi di Maria in vetro. La bottega Collina di Faenza era attiva nella scultura e vantava artigiani plasmatori di stucco, terracotta e cartapesta a partire dalla pima metà dell’ottocento. Fu la Controriforma – ha spiegato Ficacci – a preparare il terreno per l’affermazione della scuola faentina. Papa Sisto V, infatti, istituì una magistratura d’inquisizione ad hoc per Faenza, terra ribelle di briganti: una decisione che venne vissuta dai faentini da una parte con sollievo per la ritrovata sicurezza e dall’altra come una limitazione delle libere attività civili e imprenditoriali. Alla fine del settecento, quando si affermano i principi della Rivoluzione francese, Faenza è una città cattolica e giacobina che interpreta i valori di libertà, uguaglianza e fratellanza alla luce del cristianesimo e sviluppa un atteggiamento di massima apertura verso le attività artigiane a supporto della febbre edilizia che in quegli anni caratterizzava il patriziato cittadino. In questo modo, affermando l’uguaglianza delle competenze tecniche alle arti, si sviluppano botteghe di manifatture artistiche che prediligono temi religiosi. Ecco quindi che la Chiesa cattolica romana, circa un secolo dopo, quando avverte il bisogno di rinnovarsi nella tradizione, senza osare stili nuovi, guarda alla scuola faentina con interesse e diviene committente di opere d’arte come il Compianto di Lucca. 
Paola Betti del complesso museale della cattedrale ha posto l’accento sui due dipinti tornati nella loro collocazione originaria, la Madonna con Bambino tra i Santi Cosma e Damiano e l’Estasi di San Luigi Gonzaga, il primo del pittore fiorentino Mannucci naturalizzato lucchese della prima metà del seicento e il secondo dei primi anni del settecento, senz’altro antecedente al 1726, anno in cui Luigi Gonzaga fu canonizzato santo: il dipinto, infatti, mostra un alone di luce intorno al capo del personaggio ma non una vera e propria aureola, indice che il gesuita al momento della realizzazione dell’opera era ancora beato. Presenti alla presentazione dei restauri e delle ricollocazioni anche Graziano Nottoli del Lions club di Lucca e Claudia Carmassi, presidente di Lions club Lucca host, che ha ricordato l’attenzione al territorio che l’associazione nel tempo ha dimostrato, una tradizione di cura che si concretizza nel supporto a interventi di restauro e ripristino filologico dei beni artistici.

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