Gelateria Anfiteatro, odissea per il suolo pubblico

Mentre in città impazza la polemica relativa alla decisione della giunta di aumentare la Cosap, il canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche che gli esercenti del centro storico devono versare per poter mettere lungo vie e piazze tavolini ed ombrelloni, c’è chi non riesce nemmeno ad avere accesso a questa possibilità. Una storia che già in passato ha attirato l’attenzione della stampa nazionale e di molti colleghi che si trovano nella stessa situazione. Stiamo parlando della Gelateria Anfiteatro che si trova a Lucca nell’omonima piazza.

A spiegare la disavventura che ormai da anni affligge la gelateria è il titolare e legale rappresentante Antonio Paterni: “Da ormai due anni, siamo costretti a rinunciare all’utilizzo del suolo pubblico perché rientriamo nella categoria degli artigiani e non in quella dei commercianti. Un problema che ci sta causando gravi danni economici”. Paterni fa riferimento ad una modifica del regolamento per la disciplina delle occupazioni di spazi ed aree pubbliche entrata in vigore l’1 gennaio 2015 e che prevede appunto una distinzione tra queste due categorie. Con l’introduzione di questa modifica, gelaterie, pasticcerie e più in generale tutte le attività artigianali del centro storico, possono mettere fuori solo delle panchine e non ombrelloni e tavolini.
“Capiamo la logica con cui è stata fatta questa modifica al regolamento – prosegue il titolare della gelateria – Accadeva spesso infatti che, all’ora di pranzo, gli alimentari mettessero fuori i tavolini servendo i loro prodotti caldi con costi molto inferiori rispetto ai ristoranti. Si poteva pensare ad una qualche tipo di concorrenza sleale. Ma anche su questo ci sarebbe da discutere perché i target di un ristorante e di un negozio di vicinato sono certamente diversi”.
“Ci intimarono di togliere i tavolini entro tre ore se non volevamo incorrere in problemi peggiori – è il commento amareggiato del gelatiere – Voglio precisare che noi abbiamo sempre operato nella legalità. Abbiamo tenuto i tavolini fintanto che ci è stato possibile”. La gelateria infatti aveva, come molti altri esercizi, un accordo triennale per l’utilizzo del suolo pubblico che, una volta scaduto, non è stato possibile rinnovare proprio a causa di questa modifica nel regolamento. “Abbiamo fatto ricorso contro questa scelta dell’amministrazione perché la riteniamo ingiusta e in contraddizione con molti altri comuni della provincia come Viareggio e Camaiore, dove gli artigiani possono tranquillamente fare richiesta per l’utilizzo del suolo pubblico”.
“Durante la campagna elettorale – è il j’accuse di Paterni – c’è stato un via vai di gente di tutti gli schieramenti politici che prometteva di risolvere questa situazione ma, a distanza di mesi, non è cambiato niente”. Un atteggiamento che non è affatto piaciuto al titolare della gelateria che, grazie al sostegno del proprio legale, ha deciso di portare la questione di fronte al Tar.
“Abbiamo presentato domanda per la concessione del suolo pubblico sia nel 2016 che nel 2017 – commenta l’avvocato Iacopetti, legale che ha seguito la vicenda -. In entrambi i casi, c’è stato un diniego da parte dell’ufficio competente del Comune. A seguito di questo diniego abbiamo presentato delle controdeduzioni a cui non ci è mai stata data risposta. La situazione in questo modo rimane in sospeso ed è per questo che abbiamo deciso di fare ricorso al Tar. Il tribunale amministrativo si può muovere in due direzioni: o rimandare la palla al Comune oppure prendere posizione sulla vicenda. Staremo a vedere”.
“Ricordo – prosegue il legale – che sia il Consiglio di Stato sia l’Autorità garante per la concorrenza, in un caso molto simile a questo, ha dato ragione agli artigiani chiedendo addirittura al Ministero di rivedere la normativa che consente di fare questo tipo di distinzioni”.
“La cosa più semplice per il Comune sarebbe equiparare pubblici esercizi e negozi artigiani, escludendo i negozi di vicinato che effettivamente sono un’altra cosa. Ci sono però delle pressioni che arrivano da più parti per limitare il più possibile il numero delle attività che possono accedere al suolo pubblico”.
“Il 7 febbraio 2018 – conclude Paterni – avremo un’udienza in cui chiederemo che il comune di Lucca ci dia una risposta definitiva. In casi di questo genere, il 98% delle volte in cui l’artigiano fa ricorso vince. Speriamo di poter chiudere finalmente questa vicenda”.

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