Murgia a LuccaLibri: ‘Lasciamo esprimere le bambine’

La scrittrice Michela Murgia non si è risparmiata e dopo l’incontro in San Girolamo di giovedì scorso, dal titolo Sempre fascismo è, ha incontrato nuovamente il pubblico lucchese ieri (24 novembre) a Lucca Libri. Un evento organizzato dalla libreria e dall’associazione La Città delle Donne per riflettere su ‘donne e poteri’ attraverso un format originale condotto da Talitha Ciancarella e Gabriella Fenili. Cinque scatole per Michela Murgia, cinque proposte di lettura e di condivisione per affrontare un tema complesso come quello della relazione del femminile con i poteri, intesi come ambiti di potenzialità e di autorità al tempo stesso, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza di genere.

“Femminicidio – ha spiegato la scrittrice – è una parola con un significato ben preciso. A chi sostiene che sempre di omicidio si tratta è bene chiarire che con quella parola non si indica chi si uccide, ma il perché si uccide”. L’incontro, che ha visto un’ampia partecipazione di donne e di uomini, è stata occasione per Michela Murgia di raccontare anche aspetti personali del suo vissuto: “Le famiglie sono per loro costituzione luoghi abusanti – ha detto – perché ogni legame, anche d’amore, ci condiziona nell’espressione del nostro sé. Le parole, però, salvano. Saperle usare, saper nominare quello che succede, è un antidoto fortissimo e ci consente di esercitare un potere sulla realtà”. L’analisi di Michela Murgia si è soffermata sul dislivello, ancora non colmato, tra posizioni di rilievo nei processi decisionali e presenze femminili, raccontando anche la sua esperienza di candidata alla presidenza della Regione Sardegna: “Ricordo che sulla stampa io ero ‘Michela’, a volte appellata persino con il nomignolo che i miei amici mi hanno dato. Gli altri candidati, uomini, erano tutti chiamati col loro cognome, e senza l’articolo a determinarne il genere”. Anche nel mondo della cultura, qualche passo in avanti da fare c’è: “Ho visto su Instagram – ha raccontato – una foto della classe ammessa ai corsi della Scuola Holden di Torino. Mi sono chiesta dove fossero le donne, e l’ho chiesto anche al mio amico scrittore che aveva scattato quella foto. È bizzarro come le donne siano più brave a scuola e poi si ritrovino solo raramente a ricoprire ruoli di rilievo nel mondo del lavoro. Probabilmente – ha spiegato – è la stessa scuola che induce questi comportamenti. Di una bambina si apprezza la docilità, di un bambino si può anche tollerare l’irascibilità perché viene definita come manifestazione del carattere. Ne consegue – ha concluso Murgia – che un maschio impara a imporsi, a comandare, a essere legittimato nel farlo. Una femmina impara che per avere buoni voti deve obbedire, e quindi, anche uscita dalla scuola, continuerà a farlo. Smettiamola di dire alle nostre figlie che non devono fare ‘il maschiaccio’: se hanno voglia di tirare dei calci, che lo facciano liberamente anche loro: solo così cambierà qualcosa”. All’incontro, oltre all’assessora alle pari opportunità Ilaria Vietina, non è mancato anche l’attore Marco Brinzi che ha lavorato alla sua Autobiografia di un picchiatore fascista proprio insieme a Michela Murgia, con la quale sta condividendo l’esperienza dello spettacolo Quasi Grazia sulla scrittrice Grazia Deledda.

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