Contratto di lavoro, scatta lo sciopero nei supermercati

Oltre duemila lavoratori dei punti vendita di Lucca della grande distribuzione a marchio Esselunga, Carrefour, Pam e Unicoop Fi venerdì prossimo (22 dicembre) incroceranno le braccia per protestare contro il mancato rinnovo del contratto nazionale. Uno sciopero unitario per il ponte natalizio lanciato dalle sigle Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs.
“Si prevedono disagi – annuncia Giovanni Bernicchi di Fisascat Cisl Toscana Nord -. I lavoratori coinvolti sono numerosi, nella nostra provincia sono circa duemila, e inoltre il giorno dello sciopero si terranno diverse assemblee informative. Lo sciopero è uno strumento funzionale a sollecitare un avanzamento dei negoziati di rinnovo dei contratti nazionali di lavoro, atteso da ben quattro anni. E’ irrimandabile definire gli aumenti salariali alla luce dei rinnovi già siglati. I lavoratori non possono attendere oltre”.

La platea dei circa 300mila lavoratori toscani della distribuzione moderna organizzata è in attesa da quattro anni della definizione del primo contratto nazionale di lavoro; sono in stallo da quasi un anno i negoziati con l’associazione nazionale di settore Federdistribuzione che ha deciso unilateralmente, dal mese di luglio, di erogare aumenti economici di lunga inferiori rispetto alle previsioni negoziali dei contratti nazionali di settore già rinnovati con le associazioni di categoria Confcommercio e Confesercenti. Per la Fisascat Cisl, recita il comunicato sindacale diramato sui luoghi di lavoro, “non è con le erogazioni unilaterali che si risolvono i problemi dei lavoratori della grande distribuzione, ma con contratti sottoscritti dalle parti che danno regole comuni e strutturali alla categoria ed al settore, facendosi anche carico di affrontare le sfide che il mercato impone alle aziende”.
“Gli atti unilaterali – prosegue la nota sindacale – mortificano il ruolo del lavoro e non riconoscono alcuna dignità al contributo operoso che le lavoratrici ed i lavoratori danno quotidianamente alla propria impresa, spesso con prestazioni ad orari ed in giorni, spesso festivi e domenicali, sottratti alla vita sociale ed agli affetti familiari”.
Sono 70mila i lavoratori del sistema distributivo Coop che da quattro anni non possono “contare sui legittimi e sacrosanti aumenti salariali, che, invece, i loro colleghi dipendenti da imprese aderenti a Confcommercio ed a Confesercenti hanno avuto – recita il comunicato sindacale Fisascat Cisl – Appare dunque ingiustificato ed ingiusto che, per una pura visione ideologica del proprio ruolo negoziale – prosegue la nota sindacale – le associazioni nazionali delle imprese cooperative si sottraggano sistematicamente ad un serio confronto di merito per rinnovare un contratto nazionale di lavoro alla categoria” soprattutto per “chi afferma di essere un’impresa diversa dalle altre ed attenta al sociale, neghi proprio alle donne ed agli uomini che quotidianamente operano per consolidare nell’economia e nel Paese un tale modello di impresa il giusto compenso per il lavoro svolto”.
“Lo scenario negoziale – ha dichiarato il segretario generale Pierangelo Raineri – è complicato anche dalla frammentazione dei tavoli di confronto e lo stallo delle trattative è aggravato dalla disdetta della contrattazione integrativa di settore che ha determinato la perdita di componenti salariali per gli occupati del terziario dove in questi anni è cresciuta la vertenzialità e sono aumentate le procedure di mobilità. Per la Fisascat Cisl – ha concluso il sindacalista – è impensabile che il prezzo della crisi degli ultimi anni ricada esclusivamente sui lavoratori per i quali non è più rinviabile il rinnovo dei contratti nazionali che sappiano definire aumenti salariali dignitosi, al passo dei rinnovi già siglati, ma anche rafforzare gli interventi riferiti a welfare integrativo, esperienza consolidata e che si è dimostrata positiva per tutti i settori del terziario privato”.

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