L’esercito dei no vax affolla San Romano foto

Massiccia partecipazione ieri sera (19 dicembre) nell’auditorium di San Romano per l’incontro organizzato dal Comitato genitori Lucca-Versilia per la libera scelta in cui è stato sviscerato il delicatissimo tema degli adempimenti vaccinali degli studenti, con particolare riferimento a quelli della scuola dell’infanzia e della scuola primaria, per l’anno in corso e per quelli avvenire. L’incontro ha rappresentato l’occasione per fare il punto sulla normativa vigente e sui possibili sviluppi futuri, per sensibilizzare la platea sull’attività dei vari comitati ma, soprattutto, per dare consigli legali ai molti genitori che hanno dei dubbi riguardo ai vari trattamenti sanitari.

Ospite principale della serata era il dottor Dario Miedico, noto per le sue posizioni “controverse” sul tema dei vaccini e per le quali sta subendo un processo di radiazione dall’albo dell’ordine dei medici (decisione a cui Miedico ha fatto appello).
Ad aprire i lavori è stato Valerio Cozzolini del Cliva, comitato per la libera scelta vaccinale, che ha portato testimonianza dell’attività dell’associazione: “Il nostro comitato è nato un anno fa ma conta già più di 3000 iscritti. Nessuno di noi è contrario a prescindere alle vaccinazioni ma non accettiamo imposizioni calate dall’alto. Soprattutto riteniamo un’ingiustizia l’esclusione dei bambini dai percorsi scolastici. La reazione avversa ai vaccini è un qualcosa di reale ed il muro di omertà che ci troviamo di fronte non fa che aumentare le nostre paure e i nostri dubbi. Siamo genitori consapevoli: non accettiamo vaccinazioni di massa che ignorano le specificità dei singoli. La responsabilità genitoriale non può essere cancellata da una legge. Il nostro invito è quello a non sentirsi mai soli perché ci sono moltissimi comitati che si impegnano giorno per giorno per sostenervi in questa battaglia”.
Dopo l’intervento di Cozzolini è la volta di Dario Miedico che vuole subito fugare ogni dubbio sul fatto di essere stato etichettato come “no vax”: “Sarei un cretino se dicessi che non vanno usati i vaccini: vanno usati ma con buon senso. Non sono contrario alle vaccinazioni ma a questa legge. Le malattie infettive non sono un rischio reale in Italia, i vaccini sì”.
“Oggi, un bambino – prosegue Miedico nella sua esposizione – fa 52 vaccini nei primi tre anni di vita. Con questa montagna di iniezioni è ragionevole pensare che non ci siano rischi? Io ho 7 nipoti non vaccinati e vi posso assicurare che stanno tutti benissimo. Si sono fatti le loro malattie in modo del tutto naturale. Se prende il morbillo da piccolo, ad esempio, un bambino sviluppa le difese immunitarie per tutta la vita. Con il vaccino, dopo 15 anni non sei più coperto e sappiamo che il morbillo è molto più doloroso in età adulta. Stesso discorso vale per altre malattie come la varicella. Un bambino deve sviluppare le proprie difese immunitarie in modo naturale. Le malattie infettive, inoltre, sono diversissime l’una dall’altra e questo dipende dalla loro contagiosità: alcune malattie sono molto contagiose e pericolosissime come l’ebola, altre invece come la meningite sono contagiose ma meno gravi e facilmente curabili”.
“Occorre una motivazione veramente grossa – conclude Miedico – per imporre un obbligo vaccinale su 10 malattie che in Italia non creano nessun problema. Si tratta di una legge assurda e scritta malissimo: le asl non hanno la capacità di gestire tutto questo. Chiedete sempre gli esami pre vaccinali, sono previsti dal ministero e l’asl deve fornirveli. Alcune malattie potrebbero non manifestarsi mai se non ci fosse lo stimolo della vaccinazione. Inoltre, chiedete i test immunitari per conoscere la situazione del vostro bambino. E soprattutto chiedete solo di fare i vaccini che siano strettamente necessari. È un vostro diritto”.
All’incontro erano presenti anche due legali che si sono prestati a rispondere ai molti dubbi, paure e perplessità che provenivano dalla platea. Significativo l’intervento dell’avvocato Marco Contini che ha fatto il punto sulle normative vigenti ed ha illustrato cosa potrebbe accadere in futuro con un occhio particolare a ciò che accadrà dopo il 10 marzo 2018, vera e propria spada di Damocle per i genitori: “La legge 119 rappresenta una sorta di rivoluzione per il nostro ordinamento. Impone un obbligo ai dirigenti scolastici e alle famiglie. Essendo la legge stata approvata in una fase avanzata delle iscrizioni alle scuole, si è dovuto creare un regime transitorio: un’autocertificazione in cui si diceva che si era adempiuto agli obblighi vaccinali, che si è esentati o che si stava provvedendo a mettersi in regola. Entro il 10 marzo 2018 sarebbe poi stato necessario presentare la documentazione. Su questo si sono poi innestate delle circolari del Miur che specificavano quali documenti fossero necessari per la fascia di età 0 – 6, ribadendo la data del 10 marzo per la presentazione dei documenti, pena l’esclusione dei bambini. L’interpretazione di queste circolari, sbagliata, è stata che entro il 10 marzo dovessero essere fatti tutti i vaccini. Pare che fosse una direttiva arrivata dall’alto”.
“C’è poi un altro problema legato alla privacy – prosegue il legale -. Il meccanismo della legge prevede che la scuola consegni alla Asl la documentazione riguardante gli studenti entro il 10 marzo e che questa restituisca i documenti con gli obblighi vaccinali di ogni alunno entro il 10 giugno. I genitori, a loro volta, hanno tempo fino al 10 luglio per fare i vari adempimenti. Questo però la legge lo prevede solo dal 2019. Sulla base di cosa verrebbe fatto prima di quella data? Ci sono degli appositi regolamenti che specificano quali dati sensibili possono essere trasmessi da un ente ad un altro e, tra questi, non c’è lo stato vaccinale. L’asl non può dunque inviare un documento con un elenco di soggetti che risultano non in regola perché questo viola il diritto alla privacy. Perché allora la data del 10 marzo? A mio avviso, si è cercato di fare pressione sulle famiglie affinché presentassero loro i dati perché altrimenti le scuole non li avrebbero mai avuti”.
“Arriviamo ai giorni recenti – conclude il legale – con l’approvazione del decreto legge 148. In questo decreto di carattere finanziario è stato inserito un articolo, il 18 ter, completamente avulso da tutto il resto e che ci interessa. Questo articolo dice che, laddove ci siano delle anagrafi vaccinali efficienti come in Toscana, le disposizioni previste dalle legge 119 si applicano già a partire dal prossimo anno. Quindi è possibile che entro il 10 luglio ci venga chiesto di depositare la documentazione prevista dalla legge, pena l’esclusione del bambino. Il comma due dello stesso articolo dice che, laddove possibile, questa norma potrà essere applicata già quest’anno, a condizione che le operazioni si concludano entro il 10 marzo. Il senso di questa norma è poco chiaro dato che lo scambio di dati avvenuto prima della conversione in legge del decreto rimane illegittimo e che non si capisce cosa potrebbe succedere se le operazioni andassero oltre la data prestabilita. Di certo, c’è che adesso la data del 10 marzo è stata inserita in una norma. Ma ridurre all’inoculazione del vaccino il termine ‘adempimenti vaccinali’ citato nella legge è quantomeno riduttivo: io potrei presentare una raccomandata dove scrivo all’asl chiedendo di mettermi in regola ed essere a posto”.
Dopo gli interventi dei relatori è stato lasciato spazio per le testimonianze e le domande del pubblico. L’incontro si è protratto fino a tarda notte, indice dell’interesse suscitato dall’argomento.

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