Docenti precari dal sindaco, presto incontro pubblico

Lo ‘strano’ caso degli insegnanti con diploma magistrale a Lucca si arricchisce di un nuovo atto. Continua la lotta dei docenti destinati a tornare precari a ‘causa’ di una senza del Consiglio di stato e che oggi (19 gennaio) alle 16 hanno incontrato il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini nel suo ufficio di Palazzo Orsetti. Un colloquio di oltre quaranta minuti, quello tra sindaco e delegazione di insegnanti, che presto, con data ancora da stabilire, si trasformerà in un vero e proprio incontro pubblico a cui potranno partecipare i quasi 600 insegnanti della Provincia che si trovano in questa triste situazione.

“Siamo molto contenti di questo incontro con il sindaco – ha detto Luchino Galli, portavoce degli insegnanti che ormai da anni insegna all’Istituto comprensivo 4 di Mutigliano – si è dimostrato una persona molto attenta e disponibile e quando gli abbiamo proposto l’incontro ha subito accettato. Il sindaco è stato un interlocutore molto interessato, ed è questo – continua l’insegnante – che chiediamo alla comunità: la vicinanza, un po’ di sensibilità per questa grande ferita del nostro paese che è la precarietà. Noi di fatti siamo molto solidali e portiamo rispetto ad ogni tipo di precariato. Diplomati magistrali o laureati? Sono percorsi diversi ma entrambi si intersecano e vivono lo stesso problema, un problema che mortifica e offende la scuola stessa. Le prime vittime del precariato degli insegnanti sono i bambini – spiega Galli – I ragazzi hanno il diritto di avere un insegnante e una continuità didattica. Noi oggi siamo qui non solo per difendere il nostro lavoro ma anche la scuola, il luogo in cui da anni portiamo la nostra dedizione e la nostra professionalità, e il futuro di molte famiglie. Senza di noi – conclude l’insegnante – la scuola si ferma”.
“Abbiamo accolto e ascoltato una delegazione di insegnanti a rischio esclusione dalle graduatorie ad esaurimento per pareri, come mi riferiscono – ha detto il sindaco Tambellini – non concordi sulla natura giuridica del valore abilitativo del diploma magistrale. Esprimiamo la nostra solidarietà a chi si trova in una situazione così grande incertezza lavorativa in un settore tanto delicato come l’istruzione dove la formazione e la continuità didattica sono fondamentali”.
All’incontro, oltre a Luchino Galli, hanno partecipato anche le insegnanti – precarie ormai da decenni – Alessandra Pugliese dell’Istituto comprensivo 3, Anna Salvietti di Castiglione Garfagnana, Maria Cabri dell’istituto Lucca Centro e l’assessore Ilaria Vietina che, come il sindaco, ha passato una vita intera alla cattedra. Solo una piccola punta di iceberg, quella presente oggi a Palazzo Orsetti, che purtroppo si fa portavoce di quasi 600 insegnanti precari di Lucca, oltre 8mila nel resto della Regione Toscana.
Ma partiamo dall’inizio. Gli insegnanti precari abilitati all’insegnamento con diploma magistrale conseguito entro l’anno scolastico 2001/2002, sono ormai da tempo avvezzi ai tristi colpi di scena. “Il primo – raccontano gli insegnanti – avvenne nel 2006, quando il governo Fioroni, con la legge 296, trasformò le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento e decise di privare il nostro titolo di studio – il diploma magistrale – del suo valore abilitante. Il nostro titolo, in poche parole, ci dava l’idoneità e non l’abilitazione. Ciò implicò per noi l’assegnazione di incarichi brevi – quando arrivavano – un minor stipendio e l’accumulo a fatica di punteggio. Dal 1999 al 2012 – spiegano inorriditi gli insegnanti – non furono banditi nemmeno concorsi. Tredici anni di silenzio”.
Il secondo colpo di scena, secondo il racconto degli insegnanti presenti oggi a Palazzo Orsetti, arriva nel 2014 quando il Miur fu costretto da un ricorso a riconoscere l’abilitazione. Ma poi arrivò la beffa: “Se al nostro titolo venne finalmente attribuito il suo valore abilitante, i diplomati non furono però inseriti in Gae (le graduatorie a esaurimento) perché furono chiuse e blindate, riaperte pochi anni dopo ma solo per i maestri. Così – spiegano – continuammo a non godere dei pieni diritti che ci spettavano. In poche parole: abilitati per la seconda fascia ma non per le Gae”.
Colpo di scena anche a partire dal 2014, raccontano gli insegnanti, quando una lunga serie di contenziosi porta a favore dei diplomati centinaia di cautelari e ben sette sentenze definitive emesse dal consiglio di stato. Con queste sentenze sono stati inseriti in Gae oltre 50mila diplomati magistrali abilitati, 6669 dei quali firmarono un contratto a tempo indeterminato e superano l’anno di prova davanti a una commissione che ne certifica le competenze e le capacità a svolgere il lavoro di insegnante.
Il quinto colpo di scena, poi, è arrivato qualche mese fa, il 15 novembre: “il consiglio di stato – raccontano gli insegnanti – sconfessa se stesso e rovescia l’orientamento giuridico ormai consolidato, emettendo una sentenza a noi nefasta: avremmo impugnato tardi l’atto lesivo del nostro diritto a stare in Gae, motivazione che lo stesso consiglio di stato, nel 2015, aveva già confutato e superato”.
L’ultimo colpo di scena è arrivato poi qualche giorno fa, il 16 gennaio, quando la sesta sezione del consiglio di stato pubblica una sentenza che, in linea con le sette precedenti, riconosce il diritto ai ricorrenti, diplomati magistrali, ad inserirsi nelle graduatorie ad esaurimento.
“Sembra chiaro – dice la delegazione di insegnanti – che occorra trovare una soluzione politica che dia i risultati di natura collettiva. Sono necessari interventi che ricompongano con giustizia i nostri diritti e i nostri interessi anche per sanare i conflitti che si sono creati all’interno della stessa categoria dei docenti. Desideriamo – dicono – che ci venga riconosciuto l’importante ruolo svolto in tutti questi anni, nonostante i continui colpi ricevuti”.
Ma sono tante le preoccupazioni degli insegnanti precari, tra queste anche la legge ‘La buona scuola’ che prevede il divieto di assunzione dei precari triennalisti e il nuovo percorso di formazione “poiché – spiega la delegazione – se le supplenze passeranno a organico dell’autonomia e tirocinanti, molti docenti iscritti nelle graduatorie d’istituto rischieranno di dire addio alle supplenze”.
“Noi come la dobbiamo vivere questa situazione? – si chiede Anna Salvietti – del problema del precariato non se ne è mai voluto occupare nessuno, anche adesso ci è stato detto dalla ministra Fedeli che questa ‘patata bollente’ sarà presa meglio in considerazione dopo le elezioni. Sono vent’anni che gli insegnanti lavorano in questo modo, siamo esausti”.

Giulia Prete

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