Provinciali, ma quale unità. Ecco i retroscena del voto

Si sono affannati tutti, in questa breve campagna elettorale, tutta giocata nei corridoi dei palazzi comunali e delle segreterie di partito, a paventare unità, solidità, in vista dell’obiettivo. Poi, il giorno del dopo voto, l’analisi dei semplici dati numerici diventa impietosa. Anche se limitato a un suffragio di secondo grado, ovvero dei soli sindaci e consiglieri comunali, le dinamiche della consultazione per eleggere i nuovi vertici di Palazzo Ducale hanno rispecchiato le diversità di vedute e le frizioni che già in passato avevano reso complicati i passaggi elettorali, anche in presenza di voto popolare. Dinamiche che, comunque, alla fine e nelle dichiarazioni pubbliche si trasformano in una soddisfazione generale che, come la polvere sotto il tappeto, rinvia i problemi alla prossima puntata.

La vicenda politicamente più rilevante si consuma nel centrodestra che si ritrova unito sotto la stessa insegna ma non certo con gli stessi obiettivi, nonostante il sindaco di Montecarlo Vittorio Fantozzi si sia affannato anche alla vigilia del voto a invitare tutti a “evitare gli errori del passato”. Ovvero la conta, i distinguo, la prevalenza del proprio candidato rispetto al “bene comune” del progetto unitario che dovrebbe portare, anche, alle amministrative lucchesi del 2017. Ebbene, se si analizza il voto, soprattutto le 20 preferenze a Marchetti (di cui 10 indicativamente provenienti dai consiglieri di Altopascio), attuale coordinatore provinciale di Forza Italia, qualcosa si capisce. Visto che il consigliere comunale di Porcari, Riccardo Giannoni, ha raccolto 43 preferenze e fra queste preferenze “pesanti”, provenienti proprio da quel Comune capoluogo dove Marchetti vorrebbe sbarcare per cercare di sedere alla poltrona di Palazzo Orsetti. Una specie di “porta in faccia” chiaramente sbattuta al sindaco altopascese dagli esponenti politici di Lucca città, ma anche di larga parte della provincia, che già avevano mal digerito il prevalere di Marchetti su Giovanni Santini alle ultime elezioni regionali e il successivo rimescolamento di carte all’interno del partito azzurro in Lucchesia. E che adesso, più o meno segretamente, si consolano facendo i conti: i due esponenti vicini ai nuovi vertici del partito in Lucchesia, Mallegni e Marchetti, ovvero lo stesso primo cittadino del paese del Tau e Domenica Briganti di Pietrasanta, assieme non raccolgono le preferenze di Giannoni. Come dire, se fosse un congresso e quei voti fossero tessere… Un discorso, questo, che vale a maggior ragione su base provinciale dove, evidentemente, a confrontarsi sono state due anime del centrodestra: quella del sindaco di Pietrasanta e dell’ex rottamatore Marchetti da una parte e quella degli esponenti vicini al’ex ministro Matteoli e all’ex consigliere Giovanni Santini dall’altra. Con Vittorio Fantozzi, una delle anime della lista unica, che in questa fase elettorale è sembrato più vicino a questi ultimi.
Chi plaude all’unità è anche il Pd dove, però, al plebiscito che permette di eleggere otto su dieci dei consiglieri presenti in lista manca la nomina a consigliere del vicepresidente in pectore, Alessandro Del Dotto, unico vero escluso eccellente di questa tornata elettorale. E che, forse, paga anche lo scontro, sul tema delle nomine Sea, con il primo cittadino di Viareggio, Giorgio Del Ghingaro. Quest’ultimo, vera spina “interna” del Pd della Lucchesia, fallita l’operazione di presentare una lista centrista assieme ad alcuni esponenti dell’Udc, ha comunque anche lui confermato la volontà di voler contare nello scacchiere politico provinciale. Anche in questo caso, e guardando ai voti espressi, le 16 preferenze “pesanti” per Andrea Favilla fanno pensare a un trasloco di voti viareggini verso l’esponente della lista terza nel confronto fra Pd e centrodestra e che non aveva i numeri per esprimere un proprio candidato presidente. E non è da sottovalutare neanche il successo, nelle file del Pd, non come numeri ma come “peso” del voto, di un’esponente della minoranza del partito, l’unico in lista, come Renato Bonturi.
Questioni politiche, beghe, spine nel fianco, che riemergeranno non solo nel dibattito sull’attività della nuova Provincia, che nasce con entusiasmo ma con prospettive non proprio rosee, ma, e soprattutto, quando si tratterà di tornare a chiedere il voto ai cittadini.

Enrico Pace

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