Nursind: “Pronto soccorso, persistono gravi problemi”

Il direttivo provinciale del Nursind di Lucca torna all’attacco sul tema del pronto soccorso: “Le problematiche presenti al pronto soccorso di Lucca – si legge in una nota – per le quali è stato aperto uno stato di agitazione dinanzi al prefetto, sono ben lungi dall’essere risolte. Dopo circa due mesi di confronto con l’azienda, la stessa non ha dato risposte concrete alle complesse e molteplici criticità presentate. Di fatto la politica aziendale in questi ultimi anni, già antecedentemente all’apertura del nuovo ospedale S. Luca, è stata prioritariamente finalizzata “all’ottimizzazione delle risorse umane” (personale sanitario), che in termini espliciti equivale ad una
riduzione del personale, che ha portato, inesorabilmente, ad una riduzione dei posti letto, con l’accorpamento di reparti specialistici, con la chiusura di altri come l’oncologia, e di alcune strutture territoriali come la centrale operativa 118 e la Villetta in Garfagnana, riducendo quindi i servizi alla collettività. Tali processi riorganizzativi (chiusure ed accorpamenti di reparti) hanno consentito ai vertici della ex-azienda Usl 2 di Lucca di mantenere in essere i servizi che sono presenti attualmente all’interno dei due presidi ospedalieri. Infatti gli operatori che appartenevano ai settori dismessi sono stati trasferiti ad altre sedi operative”.

“Si ricorda – prosegue il Nursind – che il nuovo ospedale San Luca, già al momento della sua apertura, non è stato utilizzato per le sue potenzialità ricettive; infatti non sono stati utilizzati tutti i settings di degenza disponibili. Durante questi ultimi due anni abbiamo assistito a continui processi riorganizzativi che vedevano aprire e chiudere interi setting di degenza con la disponibilità ed il sacrificio degli operatori sanitari, che venivano spostati da un settore all’altro in base alle repentine ed estemporanee riorganizzazioni del momento. Il personale sanitario, infermieri ed Oss, veniva e continua a venir ripetutamente chiamato in servizio, sia per poter mantenere aperti i vari settori di degenza, che per poter aprirne altri in seguito all’elevata domanda assistenziale della collettività”.
“Questo fenomeno si è ripetuto costantemente fino a che la direzione aziendale anziché assumere in pianta stabile il personale, ha ritenuto opportuno reclutare, per brevi periodi di tempo (soprattutto durante il periodo estivo), “personale interinale” (operatori provenienti da agenzie private), al fine di poter garantire la continuità dei servizi alla collettività e le ferie al personale dipendente. In ultimo, da questo anno, per sopperire alla perpetua carenza di operatori infermieristici, l’azienda è ricorsa anche all’attivazione  disponibilità (un operatore sanitario sempre disponibile) in settori, dove per norma non sarebbe prevista”.
“Da anni il sindacato NurSind – prosegue il sindacato – con le varie direzioni che si sono susseguite, ha rivendicato la necessità di assumere personale dedicato all’assistenza (infermieri ed Oss), al fine di evitare quelle drastiche e preoccupanti situazione di oggi, che
obbligano il cittadino ad attendere su una barella svariate ore, fino ad oltre le 24/36, per avere un posto letto in un setting di degenza. Quanto premesso ha contribuito e contribuisce tutt’oggi ad esasperare le criticità presenti in pronto soccorso della nostra città, dove, anche in questo particolare settore specialistico, perpetua da tempo la carenza di personale. La necessità di proclamare lo stato di agitazione è derivata dalla presenza in servizio di poco personale, talvolta anche precario, oltre che dall’utilizzo improprio dell’istituto della pronta disponibilità, che costringe gli operatori ad essere continuamente presenti in servizio”.
“Al fine di risolvere definitivamente queste criticità – prosegue il Nursind – che si perpetuano ormai da lungo e troppo tempo, NurSind, insieme agli altri sindacati, ha espresso formalmente alcune proposte che vanno a garantire la professionalità e la tutela dei diritti degli
operatori e contemporaneamente il rispetto e la dignità della persona bisognosa di assistenza e cura. Le principali richieste si focalizzano in stabilizzazione del personale precario (operatori interinali ed a tempo determinato) al fine di evitare un continuo tour-over che può essere elemento destabilizzante; garantire una dotazione organica adeguata ai servizi esistenti, comparabile agli
organici dei Pronto Soccorso delle altre ex aziende del’area Nordovest; garantire la medesima presenza di personale infermieristico ed oss, in servizio nelle ore diurne, nei vari settori afferenti al pronto soccorso (Obi, medicina d’urgenza, radiologia) durante tutti i giorni della settimana inclusi i festivi ed i prefestivi, al fine di assolvere al fabbisogno assistenziale del cittadino che risulta costante per tutti i giorni della settimana; garantire l’utilizzo appropriato dell’istituto della pronta disponibità, al fine del rispetto della norma vigente; garantire una risposta immediata alle criticità di carenza di personale, mediante elaborazione di un progetto, come soluzione temporanea alle dichiarate difficoltà aziendali nel reperire personale in tempi brevi, che preveda la presenza in servizio nelle ore di maggior afflusso, di un ulteriore unità infermieristica e di un ulteriore unità medica. Queste sono le principali richieste a cui devono essere date delle risposte dai vertici aziendali, giovedì 4 agosto, di fronte al Prefetto di Lucca”.
“Speriamo vivamente – conclude Nursind – che la dirigenza aziendale accolga le nostre istanze, onde evitare soluzioni che potrebbero includere una imminente chiusura di un ulteriore reparto, molto probabilmente il reparto specialistico della medicina d’urgenza, altro tassello che si andrebbe ad aggiungere alla perdita dei molti altri settori. Invitiamo la collettività, associazioni, vari organi istituzionali, sindaci, ordini e collegi a riflettere su ciò che sta accadendo, pensando che il diritto alla salute è un diritto costituzionale e che prima o poi ognuno di noi o dei nostri cari dovrà varcare l’ingresso del pronto soccorso ed affidarsi alle cure di operatori sanitari sicuramente competenti, ma sempre più stanchi e disorientati e consapevoli dei limiti “organizzativi” e “strutturali” con cui confrontarsi quotidianamente”.

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