Folla per la traslazione di monsignor Bianchi – Foto foto

Una chiesa gremita di fedeli, per una cerimonia toccante e sentita. Una grande folla si è registrata questo pomeriggio (3 maggio) a Santa Maria a Colle per la traslazione della salma del vescovo Mansueto Bianchi. Una celebrazione che è avvenuta non a caso proprio oggi, giorno in cui si ricorda l’Esaltazione della Santa Croce di maggio e giorno in cui era stato ordinato vescovo il monsignore, 17 anni fa, nella cattedrale di Lucca.

Una fase della sua vita sacerdotale che lo ha condotto prima a guidare la diocesi di Volterra su nomina di papa Giovanni Paolo II e poi, dal 2006, quella di Pistoia su indicazione di papa Benedetto XVI. Nel 2014 papa Francesco lo aveva, infine, chiamato a Roma come assistente ecclesiastico generale dell’Azione cattolica italiana, città in cui si è spento il 3 agosto 2016 per un tumore allo stomaco diagnosticato pochi mesi prima. Per sua volontà le sue spoglie sono state oggi poste ai piedi della statua di San Cataldo, patrono di Santa Maria a Colle, paese dell’Oltreserchio che gli ha dato i natali il 4 novembre 1949. Ad accompagnarlo in questo ultimo viaggio tanti volti di amici e parrocchiani, molti della pievania di Arliano, dove don Mansueto Bianchi è stato indimenticato parroco nel decennio 1988-1998. Persone che non hanno trattenuto lacrime e applausi durante la cerimonia, trasmessa anche all’esterno grazie all’allestimento di un maxischermo. Vescovi, sacerdoti e membri dell’Azione cattolica si sono stretti intorno alla figura umile e al tempo stesso di rara saggezza teologica di monsignor Bianchi. Tra questi, il vescovo di Lucca Italo Castellani e il vescovo di Pistoia, Fausto Tardelli. L’omelia è stata affidata alle parole del nunzio apostolico in Gran Bretagna, Antonio Mennini, amico e compagno di studi di don Bianchi fin dal 1969: “La morte di un vescovo, anche quando comporta sofferenza – ha esordito – è comunque una nascita, un dies natalis. Mansueto ha speso la sua vita interpretando alla perfezione le parole di San Paolo, che invita a farsi stolti per divenire sapienti: e così ci ha regalato parole semplici, similitudini chiare, da instancabile messaggero del Vangelo. C’è stato tanto studio dietro, tanto approfondimento, per fare dono agli altri di questa ‘follia’ che, per un cristiano, è l’amore sconsiderato per la Parola. Don Mansueto – ha concluso Mennini – è vissuto per il suo popolo, i frutti del suo impegno sono tangibili negli altri”. Da Bologna è voluta essere presente anche suor Bice Guiducci, faro delle attività giovanili di molte generazioni di collesi, che con don Mansueto ha condiviso anni importanti sul territorio. Presente il sindaco Alessandro Tambellini, il consigliere del presidente della Regione Toscana Massimo Toschi, il candidato sindaco Remo Santini, i consiglieri comunali Marco Martinelli, Renato Bonturi ed Enrica Picchi, amica fin dall’infanzia di monsignor Bianchi: “Ricordo ancora quando, a soli 10 anni, entrò in seminario. Ricordo la sua umiltà – ha detto la Picchi – nel chiedersi se fosse all’altezza. La sua fede è sempre stata cristallina e bella, un esempio che mi accompagna ogni giorno”. L’esperienza formativa nel seminario arcivescovile di Lucca si completò a Roma, dove venne inviato dal vescovo Enrico Bartoletti per studiare teologia nel prestigioso collegio Capranica. Ordinato sacerdote nel 1974, è prima vice direttore del seminario di Lucca, poi docente di Sacra Scrittura, direttore della scuola diocesana di formazione teologica e della scuola di formazione dell’impegno sociale e politico, assistente dell’unione giuristi cattolici, vicario episcopale per i laici, parroco della pieve di San Giovanni Battista di Arliano e decano priore della parrocchia dei santi Michele, Paolino e Alessandro fino al 2000, anno in cui viene, appunto, nominato vescovo. La sua vicenda biografica è contenuta nel libello Un cuore grande, distribuito gratuitamente all’ingresso della chiesa, che contiene anche alcune omelie e una poesia dedicata ai gabbiani composta da monsignor Bianchi, insieme ai ricordi dei sacerdoti e amici don Fulvio Calloni, don Andrea Buchignani e del monsignor Pierluigi D’Antraccoli. In progetto c’è una pubblicazione più ampia, dopo attenta catalogazione. 

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