Kme: “Nuovo impianto tutelerà lavoro e salute”

Il piano di rilancio di Kme poggia su alcuni punti fermi: l’aumento dei volumi produttivi dello stabilimento e l’autoproduzione di energia. Due aspetti legati anche al recupero e al potenziamento dell’occupazione, unito alla creazione di un polo sull’economia circolare. Lo spiega la stessa azienda alla vigilia dell’assemblea pubblica a Fornaci di Barga, contro l’ipotesi di un nuovo impianto di lavorazione del pulper. Kme torna a ribadire i vari aspetti del piano che, ripete l’azienda, dovrà servire a consolidare lo stabilimento ma nella garanzia che le emissioni andranno ad ulteriore diminuzione.

“Il piano – sottolinea l’azienda – è fondato sulla decisione di rilanciare la produzione metallurgica della fabbrica fornacina e renderla competitiva rispetto alle nuove esigenze di mercato createsi a seguito della epocale crisi finanziaria ed economica internazionale e che ha colpito duramente tutta l’economia occidentale nell’ultimo decennio”.
“Com’è noto – aggiunge la nota -, l’attività produttiva di Kme la colloca nel settore industriale cosiddetto energivoro, cioè che necessita di grandi quantità di energia per far funzionare soprattutto i forni per la fusione del rame e delle sue leghe, fatto che, soprattutto in Italia, rappresenta un costo enorme, circa un  terzo del totale dei costi della fabbrica, escluso l’acquisto di materia prima. L’ottimizzazione dei costi energetici, dunque – prosegue Kme -, è una necessità inderogabile per assicurare che il rilancio della competitività della fabbrica non sia effimero, ma sia sostenibile nel tempo. Da qui la scelta di utilizzare forni fusori elettrici, molto più versatili e flessibili di quelli a gas, oltreché con emissioni notevolmente ridotte. Le dinamiche dei prezzi dell’energia elettrica in Italia rendono le aziende italiane non competitive rispetto alla concorrenza internazionale. Anche l’introduzione della normativa sul prezzo del KWh per le aziende energivore (che per lo stabilimento di Fornaci significa un risparmio di circa 2 milioni di Euro nel 2018) non è assolutamente sufficiente a coprire il gap di competitività. Da qui la decisione dell’azienda di auto produrre buona parte dell’energia necessaria per operare. L’obiettivo produttivo individuato per il rilancio (80.000 ton/anno) richiede un consumo di energia pari a circa 80.000 MWh/anno, ovvero un impianto di potenza pari a circa 12 Mw. Sono state indagate varie soluzioni – aggiunge Kme, ma la sola in grado di coprire le esigenze sopra indicate, in modo economicamente competitivo, è quella che applica il principio ’waste to energy’ (dagli scarti all’energia), raccomandato anche nelle più recenti indicazioni dell’Ue in sostituzione dello smaltimento in  discarica. La vicinanza del distretto delle cartiere e la possibilità di utilizzo dei loro scarti di lavorazione per alimentare l’impianto di produzione di energia elettrica offre un’opportunità di grande interesse che sarebbe stato assurdo non considerare”.
Poi la questione delle emissioni. “L’azienda – spiega Kme – ha anche, nel contempo, indicato un presupposto irrinunciabile per la realizzazione dell’impianto: la quantità e qualità delle emissioni dell’intera fabbrica dovranno essere migliorative di quelle autorizzate nella attuale configurazione, vale a dire con i forni fusori a gas in funzione. Lo studio in corso sta esaminando le migliori tecnologie e le migliori pratiche, adottate con risultati eccellenti sotto il profilo del rispetto ambientale, soprattutto in paesi del Nord Europa come Austria, Svizzera, Danimarca, Norvegiaa, dove impianti di pirogassificazione sono già operativi ed altri sono in fase di installazione per azzerare lo smaltimento dei rifiuti in discarica, a differenza di quanto avviene in Italia e soprattutto in Toscana, dove un approccio ideologico e sterile ai temi ambientali ha ottenuto il solo risultato del moltiplicarsi dei quantitativi sotterrati in discariche e lasciati in eredità alle future generazioni. Il progetto, ribadiamo, è finalizzato a garantire un futuro all’attività metallurgica per continuare a dare un contributo di lavoro e conoscenze ad un territorio dove è insediata da oltre un secolo e al quale Kme è indissolubilmente legata, anche in termini di rispetto ambientale e continuo miglioramento in tal senso. Per questo sono da respingere con sdegno certe accuse di ’ricatto occupazionale’ insinuate da qualcuno. L’azienda ha dimostrato, con fatti e non con slogan, in questi anni di pesante crisi di aver sempre cercato soluzioni a tutela dell’occupazione ed il piano in corso di elaborazione, nel suo complesso, conferma questa scelta: rilancio della produzione con conseguente ripresa dell’occupazione, non solo in termini quantitativi ma anche qualitativi e ricerca continua delle migliori pratiche di sviluppo sostenibile. In tal senso la creazione di un polo per l’economia circolare in collaborazione con centri di eccellenza universitaria, con il relativo recupero del complesso dell’ex Centro Ricerche, è una componente ineludibile del successo del progetto. Tra l’altro apprendiamo formalmente dal Comune che alcuni sedicenti ambientalisti si sono opposti anche a questo, nemmeno un’Academy si può fare a Fornaci. Questi sono i fatti e su questi Kme è pronta a confrontarsi con qualsiasi interlocutore a patto che l’approccio sia intellettualmente onesto e non strumentale a obiettivi diversi”.

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