Maniglia (Lega Nord): “Violenze sulle donne, servono pene severe”

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Sul tema interviene la segretaria comunale della Lega Nord, Marcella Maniglia, che è anche componente della commissione regionale pari opportunità.
Maniglia apre citando Shakespeare: “La donna uscì dalla costola dell’uomo, non dai piedi per essere calpestata, non dalla testa per essere superiore ma dal lato, per essere uguale, sotto il braccio per essere protetta, accanto al cuore per essere amata”. Così il Bardo descrisse questa metà del cielo in cui cammino insieme a milioni di altre donne che, tutti i giorni, combattono battaglie invisibili agli occhi di molti. Siamo state destinate da madre natura alla salvaguardia della specie ed è un compito che molte di noi si sono sentite di assumere, con enormi sacrifici da un punto di vista lavorativo, perché non è facile conciliare il lavoro e la famiglia; non è facile scegliere se andare a lavorare o stare a casa a seguire i bambini. Spesso mi sono chiesta, come tante altre, se era più giusto seguire i miei obiettivi piuttosto che sacrificarli”.

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“A queste – dice Maniglia – e a tante altre domande non ci sarà risposta, perché siamo il risultato delle nostre scelte e siamo fortunate se le abbiamo potute fare. Molte donne non hanno la possibilità di domandarsi ciò che è meglio, perché qualcun altro sceglie al loro posto, riducendole ad una forma di sudditanza mentale che talvolta è più dolorosa di quella fisica. Le forme di violenza sono tante e annoverarle in questa giornata dedicata è forse superfluo, perché la violenza avviene tutti i giorni e la mancanza di rispetto anche. Come donna impegnata in politica e nel sociale, chiedo solo giustizia lì dove manca il rispetto e l’educazione. Ricordo un caso su tutti, quello di Vania, data alle fiamme da viva e la cui unica “colpa” era stata non desiderare più l’uomo che firmò la sua condanna a morte. Nessuno di noi è giudice in terra ma l’aver eliminato il reato di stalking e aver reso le pene meno severe, ha sicuramente contribuito a non vedere più nella giustizia un deterrente a non fare del male ad una donna indifesa”.
“È notizia di questi giorni – prosegue – la violenza subita da una giovane lucchese da parte di uno straniero che (pare) non avesse neanche il diritto di stare in Italia. La mia non vuole essere una battaglia contro l’immigrazione, abbiamo casi anche di connazionali violenti e scellerati, ma proprio perché le nostre carceri sono ormai sature di posti e la soluzione non può essere dare gli arresti domiciliari, perché non far scontare la pena nel loro Paese d’origine? Esportiamo cervelli ed importiamo (talvolta) delinquenti. Importiamo “culture” che sarebbe più opportuno definire barbarie, come quella dell’infibulazione di cui si parla poco ma si esegue ancora tanto. Le donne della Lega stanno organizzando incontri alla presenza di medici e psicologi per spiegare quanto questo gesto atroce stia prendendo silenziosamente piede anche nei nostri territori. Credo fermamente che far subire ad una bambina una simile tortura non possa essere considerata, in nessun caso, il diritto di espressione della propria cultura, così come picchiare, stuprare o minacciare una donna possa essere considerata una forma d’amore. Lo definiscono amore malato ma in realtà colei che poi dev’essere curata (nel caso in cui sopravviva) è soltanto la vittima”.

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