Bersani a Lucca riunisce le anime della sinistra foto

Si ritrovano al Cinema Centrale le diverse anime della sinistra lucchese. Lo fanno in occasione del primo appuntamento lucchese di Articolo Uno-Mdp, con l’arrivo in città di Pierluigi Bersani, ex segretario Pd e uno degli artefici della coalizione ‘Liberi e uguali’ guidata dal presidente del Senato Pietro Grasso. Circa 150 persone attendono uno dei leader del nuovo partito di sinistra. E sono esponenti di diverse aree della diaspora del Pd, in atto o in potenza. Ci sono l’assessora comunale di Lucca, Lucia Del Chiaro, l’assessore di Capannori Francesco Cecchetti, il vicesindaco di Viareggio Valter Alberici, l’ex vicesindaca di Capannori Lara Pizza e poi, in ordine sparso e in posizioni più o meno in evidenza nella sala, l’ex assessore regionale di Prc Giuseppe Bertolucci, i consiglieri comunali di Lucca Maria Teresa Leone, Francesco Lucarini, Jacopo Massagli, Francesca Pierotti, Daniele Bianucci, Gianni Giannini e il presidente del Consgilio Francesco Battistini, l’ex assessore comunale Enrico Cecchetti, il presidente del Consorzio di Bonifica Toscana Nord Ismaele Ridolfi, l’esponente socialista viareggino Fabrizio Manfredi, il consigliere comunale di Capannori Alberto Paradisi. Con loro, ovviamente in prima fila, gli esponenti lucchesi di Articolo Uno-Mdp, come Cecilia Carmassi e Pierluigi Cristofani.

E’ proprio Cristofani che introduce l’ex segretario del Pd che, in un ora e passa di intervento, cerca di iniziare a ricostruire una passione sopita della sinistra. Il primo accenno è a Maria Eletta Martini: “E’ stata lei – ha detto – che mi ha fatta impegnare per prima nel sociale ed è doveroso un omaggio per questa grande donna lucchese”. Inevitabile la domanda sullo strappo definitivo con il Pd consumato lo scorso 3 dicembre con la presentazione della coalizione e del leader: “Dopo il 3 – dice Bersani – mi sento meglio e più leggero. Quando fai 158 assemblee, produci 1500 delegati e ti trovi di fronte a oltre 2500 persone capisci di aver toccato un nervo sensibile. Siamo convinti di ave toccato il tasto giusti. Se la sinistra, infatti, non va dove sono i problemi sci va la destra. Da lì è nata una molla per dare una sveglia, che vuol dire cercare di recuperare energie disperse. Non bastava più, insomma, fare cabotaggio intorno al Pd, perché non si può chiudere un occhio davantri alla realtà. Bisogna prendere atto che c’è un pezzo di elettorato di centrosinistra che non ne vuol sapere di certe cose”. E sull’accusa di contribuire a convincere la destra Bersani è categorico: “Se bastasse ammucchiarsi – dice Bersani – allora come abbiamo fatto a perdere a Genova, La Spezia, Sesto San Giovanni, Monfalcone? E allora tiriamo le fila e lavoriamo per una sinistra larga e plurale, che dice delle cose senza chiudersi in sé stessa. Non facciamoci prendere dal trip di chiuderi in noi stessi. Abbiamo un compito, una funzione: dire parole che servono a tutta la società. Lo spazio c’è e bisogna organizzarsi”.
Bersani commenta l’espansione delle destre: “E’ un fatto mondiale – dice – ed è un normale ripiegamento della globalizzazione. Quando parte viene fuori l’ottimismo, è successo alla fine dell’Ottocento e a inizio Novecento, dopo di che c’è stata la guerra mondiale. Quando ‘tira’ la globalizzazione non ne puoi dire male. E la sinistra ha vinto ovunque a inizio anni Novanta perché si è proposta una globalizzazione dal volto umano. A un certo punto, però, la spinta si è esaurita e adesso della globalizzazione vengono fuori le spine: la povertà assoluta è sì diminuita ma le disuguaglianze sono diventate cosmiche. E poi ci sono le problematiche del lavoro, con la concorrenza della manodopera a basso prezzo, con la ricchezza che si fa nella finanza, con le tecnologie pervasive che tolgono lavoro e con la gerarchia del lavoro che cambia. Tutto questo crea un’ansia che determina aggressività e si affaccia una destra che non è più quella liberista ma quella difensiva che ha bisogno di un capro espiatorio e di un nemico. Per questo, al di là delle norme, ci vuole una sinistra che si carichi dell’esigenza di protezione, che è la nuova chiave nel mondo. E che lo faccia sul fronte della sanità, promuovendo un sistema sanitario pubblico e per tutti, delle tasse con la richiesta di un fisco equo e progressivo. Queste sono cose competitive: se non si va al fondo del tema sociale è come prendere l’acqua con le mani”.
Questo è quello che tenterà di fare ‘Liberi e uguali’: “Il riassunto di questa sigla – dice Bersani – alla fine significa lavoro. La percesione è per molti che non hanno lavoro di non essere dignitosamente liberi. Con questo nome abbiamo preferito lanciare le parole della Costituzione. Grasso come leader? Pretenderà, senza essere l’uomo solo al comando, che siamo seri e per bene. E rappresenta l’ideale anello di congiunzione fra la sua generazione e chi si è affermato negli anni Novanta, l’epoca di Falcone e Borsellino”.

Enrico Pace

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