Dopo le provinciali, centrodestra si incontra a Palazzo Ducale

Nuova autoconvocazione lunedì (7 settembre) per il centrodestra lucchese in vista delle elezioni provinciali, stavolta nella Sala Maria Luisa di Palazzo Ducale. Per pensare oltre all’appuntamente elettorale del 20 di settembre che, spiega il sindaco di Montecarlo Vittorio Fantozzi “rappresenta un punto di partenza e non un punto di arrivo”.

“Pur nella breve fase di scampagnata elettorale che ci separa dal 20 settembre – dice Fantozzi –  occorre saper passare subito da un voto inutile, quale quello per la non abolita Provincia, all’utilità di un voto che offre l’opportunità irripetibile, come lucchesi prima che uomini di parte o di partito, di riaggregare elettoralmente il centrodestra per farne, ripartendo dai contenuti, credibile proposta politica per l’amministrazione del territorio e, quindi, alternativa concreta al centro sinistra. Tra le nostre fila è iniziato il rituale della ricerca del voto, non poteva essere altrimenti, specie per coloro i quali hanno dato adesione personale, Michele Giannini in testa, ad una partita il cui esito è scontato come sappiamo e dove il voto ponderato rende tutto più amareggiante, penalizzando territori e comunità intere dall’ottenere rappresentanza. Sono certo che ne parleremo assieme con la franchezza che abbiamo riscoperto, che sapremo trovare anche per questo una sintesi amara ma sempre una sintesi, ricordando tutti come dopo il 20 settembre venga il giorno 21, che la Provincia resta comunque una tappa e che il nostro lavoro debba oltre proseguire”.
“È l’aver colto l’occasione che conta – prosegue iil primo cittadino di Montecarlo – perché questo libero carpe diem dal centrodestra ha reso possibile, da subito, toccarne con mano i limiti ed i difetti che l’hanno devastato, ed ancora lo devastano, che amore di sincerità impone di riconoscere ed unicamente dalla cui risoluzione possiamo sperare di farlo ripartire. Infatti, se la linea politica si è risolta in pochi giorni e la scelta dei candidati è avvenuta, pur negli animati confronti interni a partiti e gruppi, senza gli scossoni cui siamo abituati (tenendo nel debito conto anche il metodo partecipativo e trasparente usato, ma soprattutto la particolarità di un ruolo impegnativo senza indennità, per di più all’opposizione sempre che si riesca ad avere i voti ponderati giusti per essere eletti) – è l’aspetto pratico, sono le carenze organizzative sul territorio, la coesione e la conoscenza reciproca, a mostrarsi in tutta la propria drammaticità. Non poteva essere diversamente, siamo i figli o gli orfani se preferite di un contesto di dissoluzione ed abulia senza precedenti, dove la militanza intesa come volontariato della politica si è pressoché estinta e riservata ai pochi anche tra noi indennizzati a diverso titolo, dove i partiti sono necessariamente chiamati a curare un orticello che si restringe mentre si ampia il fronte dell’astensionismo – che ci è più avversario dello stesso Renzi – e dove rischiamo senza regole, senza linee politiche, senza classi dirigenti legittimate dalla base di tornare alla lotta di tutti contro tutti, con il risultato di continuare a perdere e prestare il fianco ai più svariati disegni egemonici in gestazione a Roma”.
“La scelta delle liste civiche, frutto della nostra intelligenza e libertà mentale prima che personale, è ciò che ci ha consentito, se non di vincere, di continuare ad essere legittimati dal cittadino, ad essere sentirsi e stare in mezzo alla “gente” e non perdere la parte migliore di noi, la libertà del pensiero, l’unica a legittimarci oggi nel percorso avviato assieme. Non si scoraggi nessuno, specie gli entusiasti delle ultime grandi giornate, di fronte a questo esame di coscienza al quale è indispensabile sottoporsi, perché il nostro è un male comune a tutti i partiti e movimenti, nessuno escluso, tale da certificare lo stato di profonda agonia che affligge politica e società italiana, lucchese inclusa. Chi era presente a Palazzo Ducale al momento della scadenza della presentazione delle liste può testimoniare, a conferma, del tragicomico panico da cui erano assaliti i sottoscrittori delle liste di centrosinistra – i quali conti alla mano non avrebbero dovuto avere problemi – non sicuri nemmeno del numero esatto di firme necessarie. Colto l’attimo, quindi, occorre guarire da questi mali, per farlo basta procedere con la cura fin qui seguita, dimostratasi efficace, a base di ampia e paritaria partecipazione tra le varie anime del centrodestra e di reale trasparenza nei meccanismi decisionali, ricette entrambe da rifinire e disciplinare per non farne altrimenti lo strumento di coloro che sembrano i molti ma restano i pochi. Abdicare alla libera partecipazione, che va ben regolata, rinunciare alla trasparenza nelle decisioni di più ampia portata, che va saputo disciplinare, rendersi inaccessibili in sedi labirintiche ed orari inopportuni significa tornare indietro, dividersi nuovamente tra chi è spettatore pagante da un lato e artista pagato dall’altro in un contesto nessuno ha da solo la forza e la legittimazione per riuscire da solo. Nel trovarci, con pazienza e rispetto gli uni degli altri, nello sforzo spesso immane di superare contrasti recenti o comunque forti spesso di natura politica sempre di ordine personale, occorrerà muovere inesorabilmente dal fissare metodo e regole di lavoro che siano validi per tutti e per tutto il percorso che ci attende, in un rinnovato patto sociale che ci renda rispettabili gli uni agli altri e tutti assieme dinnanzi i nostri concittadini. Non riuscire significa o avere fallito, sta nel conto, o aver fatto prevalere unicamente gli egoismi personali e di parte. Tertium non datur”.

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