Mammini: Osservatorio critica? Non si è visto nessuno

Piano strutturale, l’assessore all’urbanistica Serena Mammini rispedisce al mittente le ultime critiche al nuovo strumento arrivate dall’Osservatorio partecipato lucchese, ricordando dal canto suo che i momenti per condividere valutazioni e criticità dello stesso sono state fornite nel corso di un “lungo percorso partecipativo”, a cui però il gruppo, spiega Mammini, “non si è mai visto”.
“Il cosiddetto Osservatorio sarebbe rappresentativo dei cittadini? Non ce ne siamo accorti – scrive l’assessore in una nota -. E come potevamo? Visto che durante il lungo percorso partecipativo, partito nel 2014, questo Osservatorio (è un’associazione, un comitato, chi sono gli iscritti, qual è il suo statuto?) non lo abbiamo mai visto. La disponibilità agli incontri e ai confronti da parte dell’amministrazione c’è sempre stata in abbondanza e molti cittadini ne hanno fatto esperienza, cittadini che avevano davvero a cuore la città, avevano da chiedere o suggerire, proporre, criticare, o sembrerà loro strano, anche complimentarsi per il lavoro fatto. Le persone che si firmano Osservatorio si ergono a paladini della difesa dei cittadini, dimentichi che è proprio dal programma elettorale che è diventato programma di governo che scaturiscono i valori che il piano strutturale, che ne è punto fondante, esprime”.

“Forse quelli, e tanti, che abbiamo incontrato noi – aggiunge l’assessore -, erano cittadini che non hanno bisogno di visibilità, che non si trincerano dietro un’etichetta vaga o il simbolo di associazioni per scrivere che ’il Comune viola la legge’ come è stato fatto. Cavalcando un equivoco dato proprio dalla scarsa conoscenza della legge. È rispetto dei cittadini anche lavorare e bene per produrre risultati, non svernare in sempiterne riunioni con l’obiettivo di confezionare tanti frustrati ’no’ a prescindere. Ognuno si assuma le proprie responsabilità. Se l’essere arrogante è questo, allora saremo arroganti”.
Ma l’assessore coglie l’occasione per fare ulteriore chiarezza: “Argomento degli ultimi tempi sono le bufale con le quali rischiamo di fare e farci male. Un minimo di lealtà non guasterebbe – aggiunge Mammini – se davvero alla base ci fosse la volontà di risolvere gli annosi problemi della città. A questo punto sorge il dubbio. Andare a questionare anche sulla presentazione ’puerile e fumettistica’ la dice lunga sugli obiettivi di questo cosiddetto Osservatorio che, se l’argomento non fosse così importante, farebbe quasi tenerezza. Prima il piano viene definito oscuro e incomprensibile, poi il tentativo di comunicarlo in modo semplice (ma mai semplicistico) viene denigrato: insomma, fanno di tutto per non volerlo capire, perché è più facile lo slogan del piano cementificatore quando invece è un piano leale e rispettoso del paesaggio, della storia di Lucca e delle persone che la abitano. Si legge di contributi non recepiti, di arroganza, di procedure: pare quasi un mix pre-elettorale a sparare a zero, a trovare il cavillo per distruggere, mai il tentativo di alzare il livello. Possibile che non ci sia una cosa fatta bene? È tutto sbagliato, è tutto da rifare. Emergono dubbi sulla serietà e finalità di queste critiche. Un tribunalino che, purtroppo, non ha voluto cogliere la disponibilità che nessuna amministrazione prima d’ora aveva tenuto riguardo ai temi della partecipazione. Disponibilità e metodo, dall’Openspace technology che l’8 novembre 2014 dall’avvio dei lavori, fino all’OpenDay alla Cavallerizza con la mostra di molti elaborati e i tavoli di ascolto con i tecnici post adozione. Invece di partecipare e magari chiarire insieme i dubbi, l’Osservatorio organizzò una riunione parallela con ’professori’ nei locali della Provincia. Fummo invitati con pochissimo preavviso (forse si erano dimenticati?), e cosa ne uscì? Affermazioni fuorvianti che vengono ancora oggi ripetute come un mantra, in modo approssimativo. Le osservazioni prodotte, tutte, sono state controdedotte come si deve fare e la commissione urbanistica, che si dedica da ottobre ad approfondire le questioni sollevate, continuerà a farlo fino al consiglio comunale, dove comunque ogni osservazione e relativa controdeduzione sarà ancora discussa e, infine, votata. Non capiamo quale voce in capitolo vorrebbero avere adesso gli osservatori, visto che esistono iter istituzionali ben precisi. Le sedute di commissione sono pubbliche e se i commissari vogliono dar la parola a esterni, come più volte è successo, ne hanno facoltà. Ma da lì a reclamare il diritto di affermazione delle proprie tesi perché espressione di inascoltati cittadini, durante un processo che ha soggetti ben precisi (quelli sì, espressione dei cittadini che quel consiglio comunale hanno eletto), il passo è davvero paradossale. Ed è utile rimettere in ordine ruoli e contesti, perché in nome della democrazia tutti possono sì esprimere ciò che vogliono ma questo non fa dei pareri espressi pareri opportuni e qualificati. Anzi, spesso, purtroppo, sono pareri dannosi camuffati da verità rivelata”.

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