Rossi verso l’addio al Pd. Si riapre partita comunali

Il governatore della Toscana, Enrico Rossi, è pronto ad uscire dal Partito Democratico. Non sono piaciute le posizioni rigide del segretario uscente Matteo Renzi all’assemblea nazionale di ieri (19 febbraio), la mancanza di aperture alle tesi della minoranza del partito e il pugno duro che ha aperto la fase congressuale.

E questa mattina, anche a mente fredda, il governatore ha annunciato che è pronto ad uscire dal Pd per costituire una nuova forza politica. Il nome? “Ancora non lo so – ha detto intervistato dai Rai News 24 – ma al nome “socialista” ci tengo”. Un soggetto, ha spiegato Rossi, che dialogherà con il Partito Democratico e che cercherà di riportare al centrosinistra i voti andati al Movimento Cinque Stelle di Grillo.
Uno scenario, quello che si apre, che si annuncia però conflittuale, a partire dalla guida della Regione Toscana dove, senza renziani, Rossi non avrebbe la maggioranza in Consiglio. Di questo ha parlato al Corriere della Sera: “Se dovesse esserci una verifica mi presenterò in consiglio con un programma di fine legislatura e, se ci sarà una maggioranza, continuerò. Altrimenti qualcuno si assumerà la responsabilità di spaccare tutto”.
L’immediato corollario è quello delle elezioni amministrative. Rossi ha sostenuto convintamente la ricandidatura di Alessandro Tambellini a Lucca e di Samuele Bertinelli a Pistoia. Quest’ultimo si è già “smarcato” dalle tesi di Rossi mentre Tambellini ha fatto un appello all’unità dichiarando che avrebbe atteso l’esito dell’assemblea nazionale. Qualora dovesse stare dalla parte degli “scissionisti”, però, si rinnoverebbe la questione della sua candidatura. Se invece decidesse di restare nel Pd potrebbe trovarsi in un partito a larga maggioranza renziana che chiederebbe garanzie nel suo secondo mandato. Insomma, una situazione delicata, dopo un accordo raggiunto con l’intervento del partito regionale, che potrebbe riaprirsi. E all’orizzonte spunta la possibilità che i renziani portino avanti un proprio candidato sindaco, ovviamente dietro il simbolo del Pd.

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