Renziani, sfida per le primarie. Sostegno a Tambellini foto

La componente renziana del Pd lucchese è pronta a sostenere la mozione dell’ex premier e, dunque, la sua corsa a segretario nazionale del partito. Tra i tanti volti noti che affollano la sede di via Barbantini c’è però un grande assente: il sindaco di Lucca Alessandro Tambellini. Nulla di preoccupante, tuttavia, per coloro che siedono al tavolo e che ribadiscono con fermezza la volontà di appoggiare la candidatura del primo cittadino uscente: “E’ il nostro candidato sindaco – sostengono in coro il senatore Andrea Marcucci ed il segretario territoriale Patrizio Andreuccetti – ed oggi qui ci sono anche esponenti della sua amministrazione (si riferiscono all’assessore Francesco Raspini, ndr) per cui lo salutiamo calorosamente e gli rinnoviamo il nostro sostegno. Anzi, vorremmo che questo percorso servisse per assicurargli tutto il supporto possibile”. Di sicuro, tante sono le incognite da qui all’apertura delle urne per le amministrative. In primo luogo, guardando al locale e alla Toscana, c’è il caso Rossi che, come noto, si è allontanato dal Pd: “Cosa farà Enrico Rossi? Pensiamo – afferma Marcucci – che sia ovvio che sosterrà Tambellini come ha fatto fino ad oggi, anche se è uscito dal Pd, è il minimo”. A partire da oggi, intanto, è attiva e funzionante la mail per sostenere la mozione Renzi: luccapermatteorenzi2017@gmail.com, mentre a breve nasceranno comitati ed eventi: “Vorremmo che Lucca partecipasse attivamente”, prosegue il senatore Marcucci.

A sostegno di Renzi si schierano anche la deputata Raffella Mariani, i consiglieri regionali Stefano Baccelli, Ilaria Giovannetti e Marco Remaschi ed il presidente della Provincia di Lucca, Luca Menesini. In sala anche molti – anche se non tutti – sindaci aderenti: Giordano Ballini, Andrea Bonfanti, Alberto Baccini, Marco Bonini ed esponenti dell’amministrazione di Sara D’Ambrosio.
Lo spunto proviene dalla tre giorni al Lingotto, momento spartiacque per la ripartenza di un partito che, nelle parole di tutti, adesso deve concentrarsi maggiormente su quelli aspetti prettamente organizzativi troppo spesso sacrificati sull’altare delle necessità di governo, negli ultimi tre anni.
“Questo è un momento di grande democrazia – commenta Marcucci – perché siamo l’unico partito che ha la forza e la volontà di confrontarsi al suo interno su un progetto. Veniamo dalla tre giorni del Lingotto a Torino, l’appuntamento giusto per lanciare un’idea per il paese. Supportiamo la candidatura Renzi alla segreteria del partito, così come quella del ministro Martina a vice e crediamo che il paese abbia bisogno di un progetto di rilancio complessivo costruito su una base molto larga. Per questo, costituiremo comitati per Renzi in tutti i Comuni. Nutriamo massimo rispetto per gli altri candidati, ma questa è davvero una grande occasione per il paese, che ci consente di ripensare agli errori e di guardare al futuro”.
L’idea, appunto, è quella di restituire ad un’entità lacerata dall’ultimo strappo, quello che ha portato alla fuoriuscita dal Pd dei vari Rossi e Speranza, un’identità che si mantenga democratica senza però mai smarrire la bussola della leadership: “Ripartiamo da quanto fatto in questi 3 anni di governo – argomenta la deputata Raffaella Mariani – e da questa tre giorni. Abbiamo parlato di molti cambiamenti al Lingotto: c’è l’idea di un partito che sappia coniugare progresso e modernità. Sappiamo che c’è tanto ancora da fare, ma ricordo che sui miei temi, quelli ambientali, degli appalti e dell’anti corruzione, con Renzi abbiamo avviato cambiamenti importanti, che ora vogliamo completare. Guardiamo poi all’Europa con l’idea di cambiare il sentiment dei cittadini rispetto a questa entità. Fino ad oggi abbiamo privilegiato l’azione di governo, trascurando l’organizzazione del partito che ora vogliamo riprendere. Di sicuro noi facciamo un confronto democratico che non esiste negli altri partiti”.
Di un partito unico per trasparenza e democrazia, al netto della vicenda delle tessere su cui indaga la magistratura, parla anche Baccelli: “Renzi ha ricordato – osserva – che in un partito che viaggia verso il mezzo milione di iscritti certe situazioni si possono verificare: vanno bonificate, ma non si può pensare che ci identifichino. La sensazione che ho ricavato all’assemblea nazionale del Pd è quella di un partito che difende un progetto, considerato come un bene durevole che prescinde dalle leadership temporanee. Il Pd è nato per costruire un progetto per il paese e le comunità locali. Bisogna scindere i destini personali dal partito, che deve andare avanti e deve rafforzarsi. Siamo l’unico partito che adotta delle regole democratiche per la scelta del proprio segretario e della classe dirigente. Questo viene dato troppo per scontato. I cinque stelle scelgono con 20 clic il candidato sindaco di Monza, mentre dal centro destra provengono solo chiacchiere”:
Remaschi, invece, torna a parlare di una ferita non ancora rimarginata, scagliandosi però con forza contro gli speculatori: “Nessuno pensi – tuona – che il Pd sia un bus sul quale salire a seconda del leader di turno. E’ stucchevole il dibattito di quella componente che si dice pronta a rientrare nel partito se il segretario sarà Orlando. Veniamo da un percorso difficile, consumatosi con l’ultima assemblea nazionale a Roma, conclusasi con una lacerazione. Le divisioni sono sempre dolorose, lasciano strascichi. Noi con il congresso vogliamo mettere al centro le idee del Pd: vogliamo che sia un partito inclusivo, capace di sentire i bisogni della gente. Ora affrontiamo la fase delle primarie e dei congressi mettendo in campo tutto il nostro impegno. Dobbiamo continuare a sostenere il governo Gentiloni, perché non si può pensare di fermarsi in questo anno che ci separa dalle elezioni. Gli spunti del Lingotto saranno anche la base per affrontare le 6 settimane che ci separano dalle primarie”. L’ultima volta che si fecero le primarie interne al Pd, l’adesione dell’elettorato toccò l’82%: si trattò di 17 mila partecipanti, con 14mila voti a favore di Renzi.
Pongono l’accento sul ruolo dell’Europa, ma non soltanto, Menesini e Andreuccetti: “Il linguaggio di questi giorni è stato particolare – commenta il presidente della Provincia – perché si è parlato del noi, del partito comunità, del muoversi insieme contrapponendo all’urgenza di alcuni momenti, maggiore riflessione. La proposta di Renzi rappresenta un elemento di cambiamento: c’è voglia di partecipazione da parte delle persone, che vogliono sentirsi parte di un progetto più grande. In questo senso va il rilancio sul fronte del Mattarellum. L’altro elemento è l’Europa: ci sono proposte concrete, che guardano a paesi che dialoghino tra loro. E’ imprescindibile a fronte del nuovo scenario internazionale, anche alla luce del nuovo approccio degli Usa”. E, sul punto, il sindaco di Borgo a Mozzano traccia una via nitida: “Renzi ha dimostrato che il Pd è l’unico che coinvolge gli iscritti e fa decidere ai propri componenti la leadership. E’ fondamentale per saper affrontare i tempi: un partito democratico, ma con un leader saldo che sa guidare un percorso. Non esiste un futuro per i nostri territori se non all’interno degli Stati Uniti d’Europa: un continente che è espressione di pace e di capacità di far valere i diritti individuali e collettivi. Abbiamo visto in questi anni gli investimenti del governo, ad esempio quelli per le scuole: è il segnale di un collegamento e di un’attenzione vera che fa pervenire il denaro sul territorio per le cose importanti. Ringrazio i sindaci presenti che vogliono portare sul territorio le risposte del Pd”.
Chiude Ilaria Giovannetti: “Mi ha colpito l’apertura del partito verso il cittadino – sostiene – ed ora si va verso un Pd che è più presente nella vita quotidiana. C’erano tanti giovani al Lingotto e questo mi rincuora, è un nuovo inizio e Renzi ha ancora tanto da dare”.

Paolo Lazzari

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