Angelini a Mammini: Accuse volgari, pretendo scuse

Angelini non lascia correre. Il professore, consigliere uscente di Governare Lucca, risponde alle accuse dell’assessora Serena Mammini e rilancia.
“Venerdì scorso – ricorda l’onorevole – l’assessore Mammini, nel parlare dei lavori a piazzale Verdi, mi aveva tirato di nuovo in ballo, per rimproverarmi di aver generato, con i miei esposti su Piazzale Verdi, “danni umani ed economici ai dipendenti comunali e al Comune stesso”. Non avevo risposto, per evitare l’ennesima polemica con la Mammini, a cui francamente non sono interessato, che in realtà l’inchiesta era stata innescata, dopo il Consiglio su Piazzale Verdi dell’11 gennaio 2013, dalla decisione del sindaco di inviare i nastri del dibattito in procura; che, poi, con l’avvio del procedimento da parte della procura, l’amministrazione, avendo annullato, in tutta fretta, il contratto di oltre 6 milioni, già stipulato con la cooperativa rossa, aveva fatto un affare; che, infine, quello che viene chiamato il mio esposto, non era altro che la memoria fatta alla procura, che l’aveva ritenuta fondata, per spiegare perché ritenevo che l’amministrazione non avesse rispettato la legge, sia al momento della redazione del progetto, fatta in violazione dell’articolo 91 del regolamento urbanistico, sia al momento dell’approvazione della variante, con il quale il rispetto della tavola Cs 6, invece di essere mantenuto, come vincolante, veniva trasformato in facoltativo”.

“Sabato – prosegue il professore – nella conferenza stampa conclusiva del mio mandato di consigliere, avevo ripreso una serie di argomenti politici, a partire dalla lontana scelta del sito del nuovo Ospedale, nel 2008, in cui mettevo in rilievo il contributo dato da Governare Lucca su alcuni temi che ritenevo ancora attuali; richiamavo, alla fine, l’ultima battaglia fatta in consiglio sul nuovo piano strutturale, mettendo in evidenza i tanti errori politici fatti dall’amministrazione che avevano svuotato di fatto la legge Marson: in particolare sul perimetro del territorio urbanizzato, in cui, a mio avviso, erano stati impropriamente inseriti, contro lo spirito della legge Marson, quasi un milione di metri quadri di territorio rurale; ricordavo, tra questi inserimenti impropri all’interno del perimetro del territorio urbanizzato, le proprietà della famiglia Mammini, che, pur condonate in modo legittimo, erano state mantenute, giustamente, nella variante del 2012, in quanto tutelate, fin dal 1985, dallo Stato, come bene di rilevante interesse naturale, nel territorio rurale, al pari degli altri terreni intorno all’acquedotto del Nottolini; ripetevo il mio giudizio, già espresso in commissione urbanistica e in consiglio comunale, che si trattava di una scelta politicamente sbagliata”.
“L’assessore Mammini, da subito sulla stampa on line, il giorno dopo sui quotidiani – prosegue – scriveva che le mie critiche, quelle appunto dell’“onorevole”, in realtà, erano “dichiarazioni farneticanti che provengono da una bocca che da mesi ormai non sa fare che vomitare offese e dichiarazioni lesive della dignità, correttezza e onestà delle persone”; che chi le aveva pronunciate o era affetto da una “reale confusione nella mente”, o si trovava, piuttosto, in uno stato di “grave malafede”; denunciava poi come “atteggiamento persecutorio nei confronti dell’amministrazione”, le “decine e decine di accessi agli atti, denunce, esposti puntualmente finiti nel nulla”, eccetera eccetera. Concludeva, informando di aver dato mandato ai suoi legali di citare in giudizio tutti quelli che l’avevano diffamata e che avevano gettato discredito sulla sua persona e sulla sua reputazione”.
“Confesso che le parole della Mammini – conclude Angelini – mi hanno colpito profondamente; in tanti anni di vita politica ho ricevuto decine di contestazioni, talvolta molto pesanti; nessuna però espressa con tali parole volgari, addirittura per denunciare come persecutorie le mie critiche, che costituiscono, come l’accesso agli atti, il semplice esercizio dei miei diritti di consigliere. Nella mia vita non ho mai dato querele ad un personaggio politico; non lo vorrei fare neanche questa volta. Ma esigo dalla Mammini, per questo, scuse formali”.

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