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Nuova legge per le cave, iniziate le consultazioni

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Sono iniziate oggi (9 novembre), le consultazioni sulla proposta di legge della giunta che dovrà varare nuove disposizioni in materia di cave. All’indomani della sentenza della Corte costituzionale (n. 228 del 20 settembre 2016) che ha dichiarato illegittima la legge regionale 35/2015 nella parte relativa ai beni estimati (articolo 32 comma 2), la Toscana deve adeguare il proprio ordinamento perché la loro natura pubblica o privata, ha sancito la Corte, appartiene all’ordinamento civile ed è quindi di competenza statale.

Il primo confronto sulle modifiche che interesseranno anche la revisione delle modalità per autorizzare la coltivazione di siti estrattivi in cui sono presenti beni appartenenti al patrimonio indisponibile comunale, beni dei privati e modifiche alle autorizzazioni e concessioni esistenti, ha sancito comunque l’avvio di un “lavoro serio, fondato sulle priorità” hanno dichiarato i presidenti delle commissioni Ambiente e Sviluppo economico, Stefano Baccelli e Gianni Anselmi.
“Siamo ben consapevoli della rilevanza del settore marmifero e del suo contributo economico. Non sottovalutiamo, né in questa né in altre sedi, le istanze avanzate da categorie e territorio. Il nostro compito è quello di mantenere un approccio serio e di governo su questioni complesse”. I due presidenti hanno poi informato che i tempi per l’approvazione della legge non saranno brevi. Probabilmente, e nell’ottica di arrivare ad un testo “quanto più possibile condiviso”, arriverà all’esame dell’Aula nel primo trimestre del 2019.
Una tempistica accolta con favore in sede di consultazione perché può facilitare un approfondimento anche nelle fasi successive.
Sul testo dell’esecutivo regionale le osservazioni proposte sono state puntuali e saranno comunque formalizzate attraverso l’invio di documenti. In particolare Anci Toscana, per voce del sindaco di Stazzema Maurizio Verona, ha espresso la necessità di “riportare al centro i Comuni”. Sul distretto apuo-versiliese che a detta del primo cittadino, “non ha funzionato” ed è quindi auspicabile una “nuova marcia”, è stata avanzata la richiesta di inserimento di altri due Comuni (Pietrasanta e Montignoso). “Non ci sono siti estrattivi nei due territori ma c’è una forte spinta economica di settore” ha spiegato Verona.
Confindustria Toscana e Confindustria Livorno – Massa Carrara hanno detto di essere ancora nella fase di esame del testo. “La materia coinvolge molti settori e categorie”. Da qui la richiesta di un confronto oltre la fase delle consultazioni e magari anche sulle nuove osservazioni e modifiche che potrebbe subire il testo prima dell’arrivo in Consiglio.
Nel merito, è stata chiesta maggiore semplificazione. “Il settore è già molto regolamentato. Uno snellimento sarebbe auspicabile” ha detto Gabriele Baccetti. Sul contributo di escavazione è stato fatto notare che quello toscano è “un po’ più elevato rispetto ad altre regioni”. Fuori dal testo di legge e in riferimento all’autorizzazione all’esercizio dell’attività estrattiva, Baccetti ha chiesto una “proroga”. Il termine è oggi fissato in due anni ma per esperienza, e riportando in particolare le richieste del settore che si occupa di escavazioni da costruzione, il rappresentate di Confindustria Toscana ha osservato che la scadenza autorizzativa “arriva prima del completamento del progetto di coltivazione”. Paolo Baldini (Confindustria Livorno – Massa Carrara) ha invece chiesto “maggiore conoscenza del settore”, e in particolare dei “numeri che ci indicano come primo distretto in Italia per export di marmo lavorato”. Riservandosi di inoltrare alle commissioni un documento puntuale su osservazioni e proposte di emendamento, Baldini ha osservato che in alcuni punti il testo è “confuso” e “cade in contraddizione” ed è tornato sulla questione, peraltro già sollevata nel 2015, della lavorazione del materiale estratto e dell’impegno, fissato in legge, di almeno il 50 per cento nel sistema produttivo della filiera locale. Secondo Baldini, la norma non è chiara perché non indica, precisamente, che tipo di materiale si intenda e se comprenda, ad esempio, anche i cosiddetti derivati, materiali residui o blocchi informi.
D’accordo con le osservazioni avanzate da Confindustria, si sono dichiarati Assocave e Alleanza Cooperative. L’istituto nazionale di urbanistica (Inu) ha invece chiesto “grande attenzione al profilo del paesaggio”.

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