Le rubriche di Lucca in Diretta - in Regione

Ricerca in Toscana, nuovo portale e 20 progetti pronti a partire

Dodici progetti sul palco ed altri otto a farsi conoscere fuori dal palco, in uno spazio allestito per tutto il giorno davanti al foyer all’interno del Cinema della Compagnia in via Cavour a Firenze. Nell’evento voluto dalla Regione e messo in piedi dalla Fondazione Sistema Toscana, società inhouse, vanno in scena oggi la ricerca (e le politiche a sostegno della ricerca). Un convegno in due tempi, lungo un giorno intero, con esperti e voci da più parti d’Italia ed anche dall’estero e il riflettore in particolare puntato stamani (22 novembre) sui progetti finanziati con un accordo tra ministero dell’istruzione e della ricerca, Agenzia per la coesione territoriale e Regione: venti idee, studi ed applicazioni pratiche messe a punto da imprese grandi e piccole, università e centri di ricerca pubblici e privati che operano in Toscana e che hanno deciso di lavorare insieme, perché la collaborazione è sicuramente un valore aggiunto; venti progetti che parlano di industria 4.0, risparmio energetico, aerospazio e smartcities e che hanno a che fare con fonti rinnovabili, fotonica, robotica, optoelettronica e Ict, forti di oltre 36 milioni di finanziamento a fondo perduto ed almeno altri 6 o 7 almeno di credito agevolato messi complessivamente a disposizione attraverso fondi Far e Fas, nazionali ed europei.

Venti progetti che creeranno almeno 250 nuovi posti di lavoro. E ce n’è davvero un po’ per tutti i gusti. Tra questi ce ne è uno che prevede la realizzazione di un personal trainer elettronico per la menopausa. Il progetto si chiama Vita nova ed è ideato da Signo Motus, Medea, Cnr-Iit, Lucense e Università di Pisa: si tratta di un sistema intelligente ma a basso costo che suggerisce comportamenti virtuosi per ridurre il rischio di problemi cardiovascolari o metabolici nelle donne in menopausa o che vi si accingono ad entrare: un assistente elettronico capace di vigilare sulla nostra salute e che ben si può adattare ad altre patologie.
Ad aprire stamani l’intensa giornata che la Regione Toscana ha voluto dedicare alla ricerca, per raccontarla anche dal di dentro, è la vice presidente della giunta regionale Monica Barni. “Una giornata intera di riflessione – dice – , partecipata da università, centri di ricerca, imprese ma anche istituzioni nazionali e regionali, per mettere in luce quanto con il lavoro di squadra si riesca ad ottenere importanti risultati”. Venti progetti finanziati mettendo a fattore comune fondi nazionali, europei e regionali: un passaggio non banale e neppure semplice. Con un obiettivo sopra gli altri: “finanziare progetti di ricerca che siano anche di interesse per le imprese – dice ancora Barni – , progetti dove forte rimane il ruolo di università e centri di ricerca ma pratica e immediata è l’applicazione, per venire incontro alle necessità delle aziende ed aiutarle a superare le difficoltà”. I progetti hanno coinvolto grandi imprese ma in partnership anche piccole aziende, a volte ‘familiari’ e con pochissimi dipendenti. Una strada necessaria e utile, perché le pmi rimangono la maggioranza delle imprese toscane.
Barni traccia anche una linea di continuità con il mondo dell’istruzione e dell’alta formazione. “Uno degli obiettivi che vogliamo raggiungere – dice – è proprio un’integrazione a filiera tra questa e il mondo della ricerca”. E ricorda i tanti strumenti messi in campo, dalle borse di studio agli assegni per dottorati e ricercatori.
“La Toscana – ha detto l’assessore alla presidenza Vittorio Bugli – non è una regione con molte grandi aziende: ce ne sono alcune buone, piccole e medie. Non ci sono grandi città metropolitane, ma tanti piccoli e medi comuni. Però è una regione con vari poli universitari ai primi posti nel mondo. Oggi, prima che trovare una persona con una grande idea, credo occorra aprire un grande processo di partecipazione e confronto con chi lavora nel campo dell’innovazione, creare una comunità. Da questo confronto, e dall’idea che può nascere, si può alimentare lo sviluppo. I toscani sono molto bravi in questo. Non scordiamoci che i nostri distretti sono nati da processi di confronto iniziati nelle case del popolo, nei bar, nelle parrocchie. Questo ovviamente oggi non può rappresentare la base per fare sviluppo, ma può continuare ad essere il metodo. Dobbiamo continuare a costruire la nostra casa del popolo, il nostro bar, il nostro luogo dove far avvenire questi confronti tra tanti soggetti che presi singolarmente non sono in grado di fare grandi investimenti”.

Nasce anche un portale della ricerca. Open data e attori diversi che si parlano e si confrontano. Il sistema della ricerca, dell’innovazione e dell’alta formazione toscano ha un nuovo punto di riferimento. Si chiama Toscana Open Research ed è il nuovo portale che sarà presentato oggi pomeriggio nell’ambito del convegno ‘La ricerca toscana va in scena’. Di fatto è un piattaforma che mette a disposizione in formato aperto i dati sul sistema regionale della ricerca, utilizzabili a seconda delle necessità da parte di tutto il sistema economico e sociale: uno strumento utile per chi amministra e deve programmare, per chi è in cerca di idee, sinergie e collaborazioni.
Toscana Open Research nasce anzitutto come supporto alle politiche regionali all’interno dell’Osservatorio toscano della Ricerca e dell’Innovazione istituito presso Irpet, l’istituto di programmazione economica della Regione, con l’obiettivo di integrare, rendere esplorabili e utilizzare i dati sul sistema della ricerca, monitorare i risultati degli interventi effettuati e sviluppare nuove politiche ancora più efficaci. Attraverso il portale è possibile accedere e consultare open data, con cinque diverse sezioni rivolte a docenti e ricercatori, studenti, cittadini, stakeholder istituzionali e imprese. Ne esce fuori, in numeri, il racconto del variegato mondo della ricerca in Toscana: dai dati sugli insegnanti degli atenei agli immatricolati e ai laureati dei percorsi triennali, dall’indice di specializzazione della ricerca ai fondi europei stanziati per i progetti innovativi nell’ambito dei bandi Fp7 e H2020, fino alle collaborazioni attivate tra università e imprese e le risorse regionali stanziate per l’innovazione.

Docenti e ricercatori
La ricerca parte dalla didattica e docenti e ricercatori sono dunque il primo pilastro: oltre quattromila in Toscana (4.140 nel 2016), tra università e scuole di alta formazione, il 36 per cento donne e un’età media di 52 anni, dai 48 dei ricercatori ai 54 dei professori associati per arrivare ai 60 degli ordinari, impegnati in un ampio ventaglio di discipline. Il portale racconta con grafici interattivi come sono cambiati nel tempo: per genere, età, inquadramento e disciplina, visualizzando i dati a livello aggregato regionale o per singolo ateneo, a volte con un confronto a livello nazionale evidenziando dunque l’eventuale specificità toscana. La maggiore concentrazione di docenti e ricercatori si ha a medicina e dintorni (697), ingegneria industriale e dell’informazione (399) e scienze biologiche (379).

Sui banchi dell’università
Gli studenti, in quanto capitale umano, sono un’altra delle principali risorse per lo sviluppo economico e sociale di un territorio. Il portale racconta anche loro e così scopriamo che nell’anno accademico 2015/16 sono stati più di 113 mila gli iscritti ad un corso di laurea in Toscana, all’incirca 27 allievi e mezzo per ogni professore (ma significativamente più numerosi nelle discipline umanistiche e sociali), distribuiti su 183 classi, almeno sei su dieci impegnati in corsi triennali e tra tutti settemila, il 5,92 per cento, stranieri (esclusi Erasmus e studenti in mobilità). Una grande percentuale degli immatricolati arriva proprio dalla Toscana, soprattutto da Firenze e Pisa, mentre tra chi viene a studiare da fuori la maggior parte si sposta dalla Liguria, Sicilia, Puglia e Campania. Gli immatricolati provenienti dai licei sono 12.352 ovvero il 67,4%; quelli da istituti tecnici 4.271 (23,3%); quelli da istituti professionali 887 (4,8%), dati tutti in linea con le percentuali nazionali. Dal 2007 al 2015, con quasi 393 milioni, sono state finanziate dalla Regione 123 mila borse per il diritto allo studio universitario. A queste si aggiungono 505 borse di dottorato (27,4 milioni), 148 borse di specializzazione medica (17,7 milioni) e 282 fra borse e assegni di ricerca (16,9 milioni), senza tralasciare – altri numeri rammentati oggi – i 189 progetti di istruzione e formazione tecnica superiore (19,8 milioni), i 25 percorsi degli istituti tecnici superiori (5,5 milioni) ed altrettanti corsi di formazione (15,7 milioni) a cui le università ugualmente partecipano.

Il sistema della ricerca
Crocevia di popoli e saperi, la Toscana da millenni propone al mondo arte, genio, scienza, dialogo e invenzione e oggi può vantare un intreccio prestigioso di università, scuole, accademie e centri di ricerca che, assieme a biblioteche, musei, centri di cultura, rappresentano il patrimonio più importante della modernità toscana. In Toscana ci sono ad esempio quattro università tra Firenze, Pisa e Siena e tre scuole di specializzazione e di alta formazione come la Scuola Superiore Sant’Anna, la Scuola Normale Superiore e l’Imt Institute for Advanced Studies di Lucca. Ma hanno sede ed operano nella regione anche enti pubblici nazionali di ricerca come il Cnr, l’Istituto nazionale di fisica nucleare (Infn), l’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea). Ci sono anche l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea) o sedi di enti di ricerca come l’Istituto Italiano di tecnologia (Itt).

Le aziende
Non si possono comunque costruire politiche efficaci se non si conoscono anche le imprese. E di aziende all’avanguardia che in Toscana svolgono attività di ricerca e sviluppo anche in collaborazione con atenei o centri operanti nella regione o altrove non ne mancano: imprese capaci di attrarre finanziamenti per ricerca e sviluppo nell’ambito dei programmi dedicati a gestione diretta della Commissione come FP7 e Horizon 2020. Quasi 270 imprese hanno partecipato dal 2007 ad oggi a d oltre 650 progetti europei attivati su questi programmi, ricevendo qualcosa come 132 milioni di finanziamento e facendo rete con più di cento partner da tutta Europa.
La sezione del portale raccoglie informazioni su ambiti e reti alle quali partecipano le nostre imprese nei progetti europei, ad esempio attraverso l’analisi dei dati sulle imprese con sede in Toscana presenti sul dataset Cordis, la principale piattaforma della Commissione europea per i risultati dei progetti di ricerca finanziati dall’Ue.

Istituzioni e cittadini
Il neonato portale non si dimentica degli stakeholder istituzionali, ovvero tutti i soggetti coinvolti nel mondo della ricerca toscana, e dei cittadini, vale a dire l’intera comunità su cui la ricerca, oltre che sulla competitività delle imprese e sul mercato del lavoro, ha le sue ricadute in termini di crescita, sostenibilità ambientale, benessere e qualità della vita.

Il governatore Rossi: “Fondi Ue da incremantare”
“I fondi europei con cui si finanziano i progetti di ricerca vanno aumentati, non tagliati. E’ quanto chiederò al Commissario Juncker nella riunione prevista a dicembre tra i vertici Ue e una delegazione delle regioni europee”. Lo ha detto il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi nel suo intervento durante la conferenza regionale.
“Molti dei risultati così significativi che oggi vengono illustrati – ha proseguito Rossi – non sarebbero stati possibili senza le risorse della Ue: basti pensare al fondo Horizon grazie al quale sono arrivati in Toscana oltre 60 milioni di euro. Ma oggi da Bruxelles giungono voci molto preoccupanti. Si parla di tagli molto consistenti che interesserebbero anche le regioni del centro nord d’Italia. Ma senza i fondi con cui si finanzia la coesione sociale, la ricerca, lo sviluppo, cosa rimarrebbe dell’Europa dei cittadini? Non vogliamo che in futuro esista solo l’Europa dei mercati e della concorrenza. Per questo dobbiamo mobilitarci, affinché i fondi post 2020 per la coesione sociale rimangano nella loro interezza, anzi vengano aumentati”.  Rossi ipotizza anche una possibile fonte di risorse aggiuntiva per favorire queste politiche: “Tra le proposte in campo io sono a favore dell’emissione di una sorta di Tobin tax sulle transazioni finanziarie: si stima che in questo modo potrebbero essere recuperati 60 miliardi di euro da destinare alle politiche di coesione sociale”.

Sostieni l’informazione gratuita con una donazione

Commenti

L'email è richiesta ma non verrà mostrata ai visitatori. Il contenuto di questo commento esprime il pensiero dell'autore e non rappresenta la linea editoriale di Lucca in Diretta, che rimane autonoma e indipendente. I messaggi inclusi nei commenti non sono testi giornalistici, ma post inviati dai singoli lettori che possono essere automaticamente pubblicati senza filtro preventivo. I commenti che includano uno o più link a siti esterni verranno rimossi in automatico dal sistema.