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Fratoni: “Smaltimento fanghi, norme da rivedere”

La normativa di riferimento necessita di una “revisione”, ma in attesa della stesura di documenti e linee guida di settore, attraverso Arpat (Agenzia regionale per la protezione ambientale) e nell’ambito del progetto speciale di controlli ambientali connessi all’economia sommersa, l’elusione e l’evasione, sono state attuate, “in coordinamento con la magistratura”, attività di “verifica delle caratteristiche dei fanghi prodotti da alcuni impianti di depurazione destinati all’uso agronomico”. “Fermo restando che la situazione ambientale dei terreni potrà essere valutata alla luce degli esiti dell’indagine in corso, finora non sono note ad Arpat situazioni che necessitano l’avvio di procedimenti di bonifica”. Così l’assessore regionale all’Ambiente, Federica Fratoni, nella sua comunicazione in consiglio regionale “in merito all’attività di spandimento fanghi in Toscana”

. Tema di strettissima attualità, con l’inchiesta in corso che ipotizza lo smaltimento illegale di oltre 80mila tonnellate di rifiuti pericolosi, tra fanghi civili e industriali, che da almeno tre anni sono utilizzati come fertilizzanti su 800 ettari di terreni toscani coltivati a grano e graminacee. “Nell’indagine più volte ricordata dalla cronaca di questi giorni – ha rilevato l’assessore – Arpat ha svolto una importante attività di supporto assicurando l’espletamento di ispezioni”.
Nella lunga informativa resa al Consiglio, è stato ricordato il quadro normativo di riferimento sull’uso dei fanghi in agricoltura. “In Italia – ha detto l’assessore – le condizioni per l’esercizio delle attività, ed in particolare la tipologia di fanghi ammessi allo spandimento, la quantità, le caratteristiche dei terreni utilizzati per lo spandimento, i massimi quantitativi di fanghi che possono essere utilizzati per ettaro di terreno, le condizioni dell’utilizzo, le modalità di controllo su terreni e fanghi, sono disciplinati dal decreto legislativo 99/1992 che da attuazione alla direttiva europea 86/278/Cee”. Stante questa normativa e la discussione sulla “possibile presenza nei fanghi di sostanze inquinanti non considerate nel decreto”, l’assessore ha confermato la necessità di un “aggiornamento” e “riallineamento” dei testi, sebbene sia intervenuto il testo unico ambientale del 2006.
“La necessità di una revisione normativa, già citata dall’assessore, è urgente. Esistono disomogeneità nella misurazione di certi contaminanti, segno evidente di una visione comune sul settore non facile”. Così Andrea Quartini (M5S) ha aperto il dibattito sull’attività di spandimento fanghi in Toscana. Concentrandosi sull’aspetto “più sanitario”, il consigliere ha osservato come “ci siano modi diversi di concepire i fanghi e i fattori di rischio”. Ricordando come “già un anno fa” il Movimento aveva “raccolto segnalazioni di cittadini” ricevendo “risposte rassicuranti”. “Evidentemente non era così, se oggi ci troviamo di fronte a territori avvelenati” ha rilevato Quartini parlando anche di “alcuni amministratori locali un po’ troppo superficiali”.
Ha parlato di “dati allarmanti dal punto di vista economico” e di “danno di immagine evidente” il consigliere della Lega Roberto Salvini. “La preoccupazione è tanta e più passa il tempo, maggiore è la possibilità che emergano altre sgradite sorprese” ha detto osservando che il problema “possa non essere più circoscritto alla sola Valdera, ma anche ad altre parti della Toscana”. Il consigliere ha quindi rilevato la necessità di “far controllare accuratamente lo stato delle acque, sia della falda superficiale che di quella profonda, per scongiurare ogni possibile contaminazione”.
Per il presidente del gruppo Sì Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, tra i tanti temi da affrontare, anche quello su come “sviluppare tecnologie per governare i rifiuti dei rifiuti”, così come quello di una “cornice normativa da rivedere e aggiornare”. Fattori ha quindi ricordato i numeri della Toscana che, con le sue industrie, “è la regione dell’Italia centrale con la maggior proliferazione di rifiuti speciali. Dieci milioni di tonnellate, quattro volte l’ammontare dei rifiuti urbani”. “Sul nostro territorio non sono presenti sufficienti impianti per farsi carico dei rifiuti speciali prodotti in loco” ha osservato ricordando come ci siano “pochissime aziende, circa venti, dedicate a trattamento e stoccaggio”.
“Questo è un argomento di importanza vitale. Il sistema rifiuti in Toscana registra numeri impressionanti e sul business si concentrano interessi illeciti sempre maggiori” ha detto Enrico Cantone (M5S). Parlando di “imprenditori onesti, cui se ne contrappongono alcuni disonesti”, il consigliere ha focalizzato la necessità di “salvaguardare gli interessi di lavoratori e aziende che operano nella legalità”.
“La vicenda crea preoccupazioni tra cittadini e allarme tra chi deve amministrare. La normativa deve essere certamente revisionate, tuttavia è evidente che in tema di controlli, qualcosa non ha funzionato”. Così il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai. “Occorre lavorare con determinazione per fa tesoro di quanto successo e perché non si ripeta”, ha concluso.

Il dibattito in aula
“La necessità di una revisione normativa, già citata dall’assessore, è urgente. Esistono disomogeneità nella misurazione di certi contaminanti, segno evidente di una visione comune sul settore non facile”. Così Andrea Quartini (M5S) ha aperto il dibattito sull’attività di spandimento fanghi in Toscana. Concentrandosi sull’aspetto “più sanitario”, il consigliere ha osservato come “ci siano modi diversi di concepire i fanghi e i fattori di rischio”. Ricordando come “già un anno fa” il Movimento aveva “raccolto segnalazioni di cittadini” ricevendo “risposte rassicuranti”. “Evidentemente non era così, se oggi ci troviamo di fronte a territori avvelenati” ha rilevato Quartini parlando anche di “alcuni amministratori locali un po’ troppo superficiali”.
Ha parlato di “dati allarmanti dal punto di vista economico” e di “danno di immagine evidente” il consigliere della Lega Roberto Salvini. “La preoccupazione è tanta e più passa il tempo, maggiore è la possibilità che emergano altre sgradite sorprese” ha detto osservando che il problema “possa non essere più circoscritto alla sola Valdera, ma anche ad altre parti della Toscana”. Il consigliere ha quindi rilevato la necessità di “far controllare accuratamente lo stato delle acque, sia della falda superficiale che di quella profonda, per scongiurare ogni possibile contaminazione”.
Per il presidente del gruppo Sì – Toscana a sinistra, Tommaso Fattori, tra i tanti temi da affrontare, anche quello su come “sviluppare tecnologie per governare i rifiuti dei rifiuti”, così come quello di una “cornice normativa da rivedere e aggiornare”. Fattori ha quindi ricordato i numeri della Toscana che, con le sue industrie, “è la regione dell’Italia centrale con la maggior proliferazione di rifiuti speciali. Dieci milioni di tonnellate, quattro volte l’ammontare dei rifiuti urbani”. “Sul nostro territorio non sono presenti sufficienti impianti per farsi carico dei rifiuti speciali prodotti in loco” ha osservato ricordando come ci siano “pochissime aziende, circa venti, dedicate a trattamento e stoccaggio”.
“Questo è un argomento di importanza vitale. Il sistema rifiuti in Toscana registra numeri impressionanti e sul business si concentrano interessi illeciti sempre maggiori” ha detto Enrico Cantone (M5S). Parlando di “imprenditori onesti, cui se ne contrappongono alcuni disonesti”, il consigliere ha focalizzato la necessità di “salvaguardare gli interessi di lavoratori e aziende che operano nella legalità”.
“La vicenda crea preoccupazioni tra cittadini e allarme tra chi deve amministrare. La normativa deve essere certamente revisionate, tuttavia è evidente che in tema di controlli, qualcosa non ha funzionato”. Così il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai. “Occorre lavorare con determinazione per fa tesoro di quanto successo e perché non si ripeta” ha concluso.
“Forte apprezzamento” per la comunicazione resa in aula dall’assessore all’Ambiente Federica Fratoni, è stata espressa da Stefano Baccelli (Pd): “La tempestività nel riferire al Consiglio e l’approccio pragmatico, sono da elogiare” ha detto parlando di una informativa “concreta, fotografia di un’amministrazione che focalizza il tema, da conto di quanto fatto e immagina le possibili soluzioni”. Baccelli non ha invece condiviso quel “tentativo incauto di fare una lista dei buoni e dei cattivi amministratori”. Il consigliere ha quindi osservato come nell’inchiesta in corso siano presenti soggetti già coinvolti in illeciti analoghi. “Credo – ha osservato –sia necessaria una maggiore efficienza anche giuridica”.

Le risoluzioni collegate
È passata a maggioranza la proposta di risoluzione collegata alla comunicazione di giunta sull’attività di spandimento fanghi in Toscana, presentata dal Pd, primo firmatario Stefano Baccelli, presidente della commissione ambiente del Consiglio. Nel condividere i contenuti della comunicazione “anche per quanto riguarda l’attenzione posta al tema dei controlli sul riutilizzo dei fanghi in agricoltura, per tutelare la salute dei cittadini, il settore agricolo e l’ambiente”, il testo impegna la giunta su due punti illustrati dallo stesso Baccelli: “portare avanti, in modo sempre più approfondito, attraverso Arpat, l’attività di verifica delle caratteristiche dei fanghi prodotti da impianti di depurazione, destinati all’uso agronomico, così come definito dal progetto attuato in coordinamento con la magistratura”, e già ricordato dall’assessore all’ambiente Federica Fratoni.
Il secondo punto chiede all’esecutivo toscano si “attivarsi, nei confronti dei ministeri competenti, per un aggiornamento della normativa nazionale che disciplina l’utilizzo dei fanghi reflui di depurazione come ammendanti in agricoltura, in modo da definire un protocollo analitico completo e condiviso di verifica preventiva all’utilizzo dei fanghi, finalizzato ad assicurare le doverose garanzie igienico-ambientali, e la protezione del suolo e delle acque superficiali e sotterranee”.
Le due proposte presentate dal Movimento 5 stelle, respinte dall’aula ed illustrate da Giacomo Giannarelli e Irene Galletti, chiedevano alla Regione di “costituirsi parte civile nel processo in corso”, “promuovere un formale incontro tra istituzioni regionali e commissione parlamentare ecomafie”, “prevedere una indagine epidemiologica dei terreni oggetto di spandimento fanghi negli ultimi dieci anni”, “predisporre, una volta acquisiti i dati, un progetto di bonifica finanziata attraverso risorse derivanti dalla valorizzazione dei beni confiscati alle mafie”, nonché “indire tempestivamente una seduta della commissione consiliare competente per audire gli operatori agricoli e allevatori danneggiati dagli sversamenti di sostanze tossiche, rappresentati dei tartufai, associazioni di categoria agricole”.
La risoluzione presentata da Sì – Toscana a sinistra chiedeva alla giunta, tra l’altro, un “rafforzamento dei controlli regionali sulla produzione e lo smaltimento finale dei rifiuti speciali industriali pericolosi e non”, “sviluppare un sistema integrato di controllo e condivisione dell’informazione riguardo alle autorizzazioni al trasporto, all’intermediazione dei rifiuti e alle bonifiche dei siti”. Inoltre si chiedeva un impegno per la “creazione di una filiera regionale certificata che sviluppi nuove tecnologie di recupero, riciclaggio e trattamento dei rifiuti speciali, per evitare il ricorso a discarica e alla migrazione in altre regioni o all’estero”.
L’atto presentato dalla Lega Nord chiedeva alla giunta di dare “immediatamente mandato ad Arpat di ripetere i controlli sullo stato delle acque sia della falda superficiale che in quella profonda”. La proposta di risoluzione chiedeva inoltre le “dimissioni dei responsabili di tutti gli enti coinvolti” nonché a “procedere alla totale bonifica dei territori interessati dallo spargimento di fanghi tossici”.

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