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Sciopero tessile-calzaturiero: in migliaia manifestano a Firenze

In migliaia per manifestare a Firenze, oggi (13 gennaio): sono i lavoratori del settore tessile-abbigliamento (420mila addetti) e del calzaturiero (80mila addetti) che chiedono il rinnovo dei contratti nazionali, scaduti entrambi il 31 marzo 2016. La manifestazione, organizzata dalle sigle sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil insieme allo sciopero di otto ore, ha visto una partecipazione che si è attestata attorno all’80 per cento. “Non è un caso se abbiamo deciso di venire a manifestare a Firenze e nel corso di una delle più importanti rassegne di moda (Pitti Uomo), perché se si fanno profitti, allora è giusto che si garantiscano anche diritti e salari”. Così i segretari generali Emilio Miceli, Angelo Colombini e Paolo Pirani dal palco di piazza dell’Unità, dove si è concluso il corteo cui hanno partecipato più di 5mila lavoratori venuti da tutt’Italia. “Non siamo disposti ad accettare un contratto a costo zero, così come non siamo disposti a prendere in prestito modelli salariali da nessuno. Chiediamo un contratto dignitoso che difenda diritti e salario, insomma un contratto normale – hanno concluso – , ma le posizioni oltranziste di Smi e la retromarcia inaspettata di Assocalzaturifici sono inaccettabili”.

Migliaia dunque le lavoratrici e i lavoratori dei settori tessile-abbigliamento e calzature da tutta Italia si sono riversati oggi per le strade di Firenze dando vita ad una grande e combattiva manifestazione per i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro 2016-2019, fermi al palo ormai da oltre 10 mesi.
”Le nostre controparti si ostinano a proporci modelli salariali e normativi che non ci appartengono, noi siamo abituati ad un sistema di relazioni industriali solido, partecipativo, in cui si discute tutto – commenta Emilio Miceli, segretario generale della Filctem-Cgil – se adottiamo un modello di verifica ex post dell’inflazione, non solo gli aumenti saranno erogati dopo 18 mesi e già corrosi dall’inflazione in corso, ma non terremo più in piedi il contratto come organismo vitale che regola il rapporto tra lavoratore e impresa. I rinnovo contrattuale noi lo vogliamo fare sul serio e il salario non lo decide l’Istat ma il negoziato. Per questo oggi abbiamo scioperato perché c’ è sempre più bisogno di costruire un contratto che abbia coordinate chiare e forti”.

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