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Sanità: zone distretto, la commissione dà ok per la riorganizzazione

Con il voto favorevole del partito democratico e i voti contrari dei gruppi di opposizione, la commissione Sanità ha licenziato la proposta di legge per la revisione degli ambiti territoriali. Dopo il dibattito nella seduta del 2 marzo, la commissione ha votato oggi (8 marzo) il testo articolo per articolo, con gli emendamenti annunciati dal presidente Stefano Scaramelli (Pd), formalizzati in 18 modifiche al testo della giunta regionale e sottoscritti anche dal capogruppo del Partito democratico Leonardo Marras. “Dalla commissione esce un testo nuovo, che va nella direzione dell’ascolto rispetto alle richieste giunte dai territori”, dice Scaramelli al termine della seduta. Il testo che passa ora all’esame dell’aula, “restituisce a chi faceva parte delle vecchie zone la possibilità di partecipare alla programmazione con il diritto di voto. Abbiamo inserito un meccanismo incentivante netto e chiaro – prosegue il presidente –, finalmente la Regione fa una scelta verso la Società della salute.

Il modello viene incentivato con finanziamenti che possono arrivare, per le nuove zone distretto, a 450mila euro l’anno per cinque anni, al fine di favorire accorpamenti, ma soprattutto nuovi servizi. Viene meno il limite degli abitanti, come quello dei Comuni per la definizione di ogni zona, che deve rispondere prioritariamente alla necessità di assicurare il maggior livello di servizi possibile ai cittadini. Rappresentanza per le realtà periferiche, quadro normativo certo per le risorse e per il personale delle Sds, ruolo attivo delle Asp e nuove opportunità per il volontariato e per le consulte delle associazioni nel partecipare alla programmazione dei servizi nel territorio. Come promesso a fine anno, in due mesi siamo riusciti ad ascoltare tutti, confrontarci ed evadere il testo che la settimana prossima approderà in aula”. La riorganizzazione delle zone distretto “partirà dal primo gennaio 2018. C’era molta preoccupazione in proposito, ci sarà tempo per i sindaci di valutare quale sarà la migliore modalità di gestione che vogliono individuare e come accorparsi. Un esito soddisfacente, sostiene Scaramelli, “un buon lavoro, perché siamo stati in grado di ascoltare le proposte e tradurle in emendamenti. Dalla commissione esce un testo rafforzato, anche attraverso il confronto con le altre forze politiche. Abbiamo lavorato in un clima disteso, positivo, su alcuni emendamenti ci sono state anche aperture da parte delle opposizioni. Vediamo cos’altro riusciremo a elaborare ancora, prima dell’esame definitivo dell’aula”.
Le opposizioni giudicano sbagliato l’impianto e sbagliata, soprattutto, la scelta politica di rilanciare le Società della salute come modello di gestione privilegiato. “Il testo nasce male, perché è figlio di una riforma sbagliata. E nasce tardivamente, perché dalla iniziale previsione del 30 giugno 2016 si arriva al primo gennaio 2018”, dichiara il capogruppo di Forza Italia Stefano Mugnai. “Paradossale”, prosegue Mugnai, “che lo strumento della riorganizzazione siano le famigerate Società della salute, che non hanno mai funzionato, sono state per anni non conosciute e non apprezzate dai cittadini e in qualche caso erano state sciolte dagli amministratori locali. Tanto che nella passata legislatura eravamo arrivati ad abolirle con un emendamento votato all’unanimità. Oggi si decide di tirarle fuori a distanza di qualche anno”.
“Questa legge non ci piace, accorpa sulla carta, senza tenere conto delle realtà territoriali”, sostiene Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra). Credo che l’errore più grosso sia stato rifarsi alle Società della salute, un esperimento fallito, sul quale solo Firenze e Pisa avevano puntato tanto. In Consiglio ci sarà da lavorare molto per fare una buona opposizione a questa zonizzazione: oggi abbiamo visto qualche piccolo cenno di buona volontà, ma il risultato finale è da rigettare in blocco. I territori, nel frattempo soffrono sempre di più”.
Per il Movimento 5 stelle, spiega Andrea Quartini, la riorganizzazione delle zone distretto “rappresenta la seconda puntata di quella che noi definiamo ‘controriforma sanitaria’. Accorpamenti fatti sulla carta, senza alcun criterio di alcuna analisi dei bisogni di salute della popolazione. I territori stentano a decollare, partiranno nel 2018, sulla base delle Società della salute, carrozzoni che hanno fallito, al punto che alcune si sono auto-sciolte, e che a nostro giudizio sono di dubbia costituzionalità. In Consiglio faremo una lotta oppositiva, i territori vanno finanziati e resi capaci di essere autonomi. In questa legge non si vedono finanziamenti adeguati”.
“Cercano di accorpare tutto e dare meno servizi possibili”, questo il commento del capogruppo Lega Nord, Manuel Vescovi. “A noi piacerebbe parlare di come ridurre le liste di attesa, tenendo aperti gli ospedali la sera e la domenica mattina per le visite mediche, e di come valorizzare i piccoli ospedali e renderli delle eccellenze. Se la tendenza è andare tutto sul privato, allora lo si dica in modo molto chiaro”.
Nella seduta di questa mattina, la commissione Sanità ha anche approvato con voto unanime una mozione presentata dal consigliere Giovanni Donzelli (Fratelli d’Italia) per l’integrazione al regolamento della legge regionale sul sistema integrato di interventi e servizi per la tutela dei diritti di cittadinanza sociale. La mozione riguarda la parte relativa alle strutture residenziali e semiresidenziali e impegna la Giunta regionale a inserire nel regolamento la tipologia di struttura definita ‘gruppo di appartamento’ per disabili neuropsichiatrici “con bassa intensità assistenziale e una capacità ricettiva massima di 6 ospiti”, al fine di “incrementare la qualità della vita dei disabili con una situazione abitativa personalizzata a carattere familiare” e di interrompere “vissuti di precarietà e provvisorietà”.

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