Appello di un senza dimora: “Chiedo una soluzione”

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Alberto Chericoni, invalido civile al 100 per cento, vive con una piccola pensione ed è in cerca di una modesta soluzione abitativa: “Il mio nome, forse – scrive – farà sbuffare qualcuno negli uffici pubblici legati al sociale, sicuramente per la mia onnipresenza nel chiedere soluzioni alla mia situazione di senza dimora”. Fino a giovedì (5 gennaio) avrà un tetto sopra la testa grazie all’impegno dell’associazione Ada (che si occupa di disagio negli adulti e negli anziani) di Lucca e del suo presidente.

“Ho provato tutte le strade percorribili. Sono affetto da una grave patologia respiratoria e la strada o le panchine alla stazione non sono l’alloggio più congeniale al mio stato di salute, però mi chiedo – prosegue Chericoni – se sarà una di queste la mia dimora dopo il 5 gennaio. Sono già stato nell’anno passato ospite di un dormitorio, ma l’ambiente non proprio salubre e la promiscuità, sono deleteri per i miei polmoni. Ammetto, senza vergogna, che mi sento privato dei miei diritti, escluso dalla vita sociale perché malato e senza lavoro, preso in giro nell’essere rimbalzato da un ufficio all’altro, forse nella speranza che mi stanchi e lasci perdere. Tuttavia io non posso lasciar perdere perché si tratta della mia vita, la vita di una persona, non di un numero su una pratica”. Chericoni prosegue con una considerazione sulle politiche sociali nazionali: “Mi stringe il cuore vedere come si è ridotto questo nostro paese, pronto ad accogliere stranieri per mero guadagno e indifferente alla disperazione del sangue del suo sangue, di persone che hanno contribuito alla sua crescita e ora sono schivate perché hanno inciampato nelle difficoltà della vita e sono diventate un peso”. La lettera aperta di Chericoni si conclude con un proposito combattivo: “Non so quale sarà la mia sorte dopo il 5 – scrive – ma non ho intenzione di smettere di lottare, anzi voglio tutelarmi legalmente con un avvocato per far valere i miei diritti di italiano, di cittadino e di invalido civile. Con queste poche righe voglio cercare di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle situazioni ai margini della vita quotidiana, che i più non conoscono, e non lo faccio solo per me – conclude Chericoni – ma anche per altri, nella mia stessa situazione di emarginato, che hanno paura di esporsi e subiscono in silenzio. La vita non va subita, ma vissuta”.

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