Lucchese, coesione e dialogo o si parte ad handicap

Nuova categoria, vecchi problemi. E la Lucchese rischia di partire “ad handicap” nella stagione del ritorno fra i professionisti, la tanto agognata Lega Pro. Alle spalle ci sono due fallimenti, diversi nelle motivazioni, uguali negli esiti. Una rinascita partita dai campi spalancato a Correggio le porte fra i professionisti. Poi la festa, per le strade della città, e un rinnovato amore per quei colori rossoneri troppo a lungo sopito fra scetticismo e qualche polemica.

E dopo? Il braccio di ferro è ricominciato. Perché, inutile nasconderlo, in società ci sono due anime e non basta il carisma e la capacità del direttore sportivo Bruno Russo, il vero artefice dell’arrivo di Andrea Bacci in società, a mantenere gli equilibri. Lo ha detto in maniera forte, anche se con il consueto stile, l’ex vicepresidente Nicola Giannecchini (Leggi l’articolo). Con un gesto, le sue dimissioni dal consiglio di amministrazione, che è carico di significati. Inutile sminuirne il senso, come ha fatto il presidente Bacci, come ha tentato di fare lo stesso Giannecchini con le sue parole. Non è questione di stanchezza o di motivazioni. E’ questione di… quote. La maggioranza è saldamente in mano all’imprenditore di Scandicci, già presidente della Rignanese dei miracoli se è vero che la piccola società valdarnese per due anni consecutivi è riuscita a vincere il girone di juniores regionali, dando respiro anche alla prima squadrea grazie al vivaio. Ma “dall’altra parte” c’è il gruppo storico, quello di quei visionari imprenditori lucchesi che hanno pensato, e favorito, la rinascita dal basso della nuova Lucchese Libertas. E un terzo attore, la cooperativa di tifosi Lucca United, titolare del marchio e da sempre interessato ad entrare anche nella stanza dei bottoni, per portarvi la voce, l’ambizione, i sogni dei tifosi che vogliono rinverdire i fasti della serie D e, chissà, pensare ancora più in grande.
Un dialogo a tre difficile e complicato, per molti versi irrisolto che, inevitabilmente, ogni estate rinnova le fibrillazioni. E non basta che la società abbia presentato tutte le carte in regola per l’iscrizione a un campionato importante quanto oneroso. Perché quello che conta, nel mondo del calcio, ahimé non sono i conti in ordine o lo stadio a norma, un vivaio forte ed attrattivo e una segreteria efficace e funzionale. Ma è il calciomercato. E l’addio di tre degli “eroi di Correggio”, fra i quali il capitano Aliboni, oltre ad Angeli e Tarantino (Leggi l’articolo), seppur nell’aria, non è certo un buon viatico per placare le polemiche. I tifosi, da una parte, vorrebbero una squadra subito forte e competitiva, Bacci vuole continuare con la politica della sobrietà e “un passo alla volta” ed è questo il mandato affidato al direttore generale Rosadini, chiamato a pescare prestiti, possibilimente non troppo onerosi, fra le società professionistiche. E poi ci sono i soci lucchesi che forti (o deboli) della loro minoranza vorrebbero in qualche modo avere maggiore voce in capitolo e non essere chiamati solo quando occorre staccare assegni o garantire fidejussioni.
Ma come in ogni società, anche in presenza di una minoranza forte, se non nei numeri almeno nel loro significato, alla fine decide chi detiene il pacchetto di maggioranza. E probabilmente occorrerà farsene una ragione. Chi decide, al momento, è Andrea Bacci. Lo fa da lontano, è vero, ma lo fa con una visione imprenditoriale e non certo in grado di far sognare i tifosi lucchesi. Una politica dei piccoli passi che, intanto, ha portato alla vittoria del suo primo campionato ala guida della società. E che, senza rischi e fibrillazioni, potrebbe garantire un futuro più sereno all’intera società. Certo, il carattere è quello che è, ma Bacci non ha mai nascosto le sue posizioni chiare e ferme e la necessità di remare tutti nella stessa direzione per ottenere il maggior risultato possibile.
Ma per remare tutti assieme e nella stessa direzione, allo stesso tempo, occorre anche il concorso e l’ascolto di tutti. I “lucchesi” e la stessa Lucca United, che ha Moreno Micheloni come referente all’interno dell’assemblea dei soci, sono e devono continuare ad essere parte importante e attiva della società. E non meritano di essere liquidati con un’alzata di spalle o a colpi di maggioranza. Ognuno, proprio per la caratteristica di questa nuova Lucchese, l’essere partita dal basso e non per l’arrivo di un imprenditore munifico quanto ad altro interessato (vedasi Fouzi e lo stesso Giuliani) può e deve poter dare il proprio contributo. E non solo in termini economici.
E se questo non si vuole chi ne ha la forza abbia il coraggio, e la volontà, di acquisire la totalità delle quote della società, per poter decidere e prendersi le conseguenti responsabilità, inaudita altera parte.
Perché se è vero che quando si vince il merito è di tutti è quando così non è più (e in un campionato difficile come la Lega Pro fra trionfo e fallimento il filo è davvero sottile) che arrivano i problemi. Che a cascata, poi, si ripercuotono sull’ambiente e sul gruppo, così sapientemente tenuto al riparo da ogni difficoltà l’anno scorso dall’allenatore Guido Pagliuca.
E da mercoledì finirà il tempo delle chiacchiere sotto l’ombrellone. E la speranza di tutti è quella di vivere un’altra grande cavalcata nella nuova Lega Pro. E fare bene è possibile. Basta metterci impegno, dialogo e soprattutto volontà.

Enrico Pace

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