Bici e hoverboard per spostarsi in città

Accorciare le distanze, nelle piccole come nelle grandi città, è una necessità per chi deve spostarsi anche più volte in giorno. E se l’auto si rivela un mezzo poco pratico, difficile com’è da parcheggiare, sempre più persone decidono di utilizzare mezzi a impatto ambientale zero, ecologici e funzionali.

La bicicletta è in questo senso un classico intramontabile che, anzi, sta conoscendo una nuova giovinezza anche grazie alla spinta che le politiche europee hanno impresso incentivando le città a riqualificare percorsi pedonali e ciclabili e a progettarne di nuovi per rendere i contesti urbani sempre più connessi e vivibili. Da qualche anno, complice anche una certa campagna mediatica che ha visto come testimonial numerose celebrità, anche d’oltreoceano, alla bicicletta è stato affiancata la tavola biciclica autobilanciata o – com’è più conosciuta – hoverboard. Sono due piccole ruote sotto ai piedi che si muovono grazie a un sensore di peso, capaci di sfruttare la combinazione di componenti meccaniche, elettroniche e informatiche. Il termine hoverboard, propriamente, si rifà ad alcuni film cult degli anni ’80 della saga di Ritorno al futuro: con quella parola si indicavano degli skateboard fluttuanti. Quelli brevettati nel 2013 non si alzano da terra ma certo rendono gli spostamenti in città più rapidi e meno faticosi. Sarebbe interessante raccogliere materiali per un diario di strada delle città italiane, capace di raccontare il mezzo ad oggi più scelto per gli spostamenti brevi e le difficoltà che, nelle varie realtà, possono presentarsi: dall’insufficienza di percorsi protetti alla più o meno efficienza, invece, del trasporto pubblico locale leggero (navette elettriche), dalle città dove il bike sharing è ormai prassi consolidata a quelle in cui, con crescente frequenza, si possono incontrare persone recarsi al lavoro sul proprio hoverboard che, come tutti i mezzi ludici, sottosta alle regole del codice della strada.

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