Lo scorrere dei fiumi interiori

31 gennaio 2019 | 18:57
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Lo scorrere dei fiumi interiori
Lo scorrere dei fiumi interiori
Lo scorrere dei fiumi interiori
Lo scorrere dei fiumi interiori
Lo scorrere dei fiumi interiori
Lo scorrere dei fiumi interiori

In uno dei primi viaggi che ho fatto in India ho conosciuto Swami Dharmananda, un monaco che, in un Ashram di Rishikesh, teneva lezioni sulla filosofia indiana, sul pranayama e sulla meditazione. La maggior parte di coloro che seguivano i suoi corsi erano occidentali, come me del resto, ed egli ci metteva sempre in guardia dal voler accumulare energia. Quando illustrava le caratteristiche dei sette Maha Raja Chakra (vedi articolo Yoga, chakra e corpo energetico dell’11 ottobre 2018) non dimenticava mai di evidenziare come tanti suoi studenti gli avessero domandato insistentemente quali esercizi praticare per potenziare l’uno o l’altro di questi centri a seconda di ciò che volevano ottenere accumulando energia in una sfera piuttosto che in un’altra.

Ed il Swami si mostrava assai severo nello stigmatizzare la negatività di un tale atteggiamento. Infatti uno yogin ed una yogini non devono proporsi di ottenere uno scopo da una disciplina che vuol mirare all’azione disinteressata, senza altro fine che portare la persona ad entrare in contatto con la propria interiorità, con il proprio corpo sottile per sentire che è il frammento di un Tutto tanto vasto da comprendere gli altri esseri fino a sentirsi parte di un Uno cosmico. In una visione in cui scompaiono i confini che chiudono le individualità generando sofferenza e paura, che senso può avere esprimere attaccamento verso qualcosa ed avversione verso qualcos’altro? Lo Yoga si propone l’equilibrio e l’armonia tra gli opposti, la non sopraffazione di una parte sull’altra, sia al proprio interno che all’esterno, in campo socio-politico (considera ad esempio il modo con cui Gandhi ha guidato l’India all’indipendenza), in un percorso che tende all’equanimità e all’accordo senza perdere mai di vista la direzione verso cui muoversi. Porsi in questa prospettiva significa far sì che l’energia possa scorrere fluida e libera; quindi l’azione da privilegiare è quella di eliminare intralci, ostacoli e blocchi, divenendo consapevoli che sovraccaricare un centro a scapito di altri provoca un impedimento tale da poter essere paragonato ad una diga, una barriera che impedisce il passaggio di quella forza irrefrenabile, la Kundalini, che, rappresentata sotto forma di un serpente dormiente, avvolto per tre giri e mezzo alla base del canale centrale, una volta risvegliata passerà di Chakra in Chakra fino a raggiungere la sommità del capo per fondersi con Shiva in un’unità inscindibile.
Si dice che le Nadi, i canali di energia che, numerosissimi, attraversano il corpo intero siano 72mila e devono essere svuotati, purificati, liberati da scorie e pastoie, da ciò che è vecchio, deteriorato, stantio: solo così l’energia può scorrere ed i Vira Chakra (i guardiani protettori e difensori posti lungo le Nadi, prevalentemente nelle giunture articolari e nell’intero organismo) possono essere stimolati ed i Maha Raja Chakra possono essere attivati, e portare un rinnovamento che si manifesti nella globalità della persona. Ci proponiamo, dunque, di praticare una sequenza che mira a far scorrere un’onda energetica all’interno dei fiumi interiori per poter sperimentare il suo movimento lento e dilatato in direzione del canale centrale dove, nella immobilità delle asana, si crei un movimento a vortice che si origina nello stesso centro del Chakra reale relato ad ogni postura, attivandolo nel mantenimento immobile e prolungato della stessa associato al rilassamento mentale(per un tempo minimo di tre minuti). Ricordiamo che per procedere in quel cammino di lenta e progressiva trasformazione che auspichiamo, si deve praticare la sequenza per un lungo periodo (per lo meno un mese, ma il periodo ottimale per verificare le modificazioni che avvengono ed i benefici apportati dallo yoga è di tre mesi) e possibilmente alla stessa ora o nella stessa fascia oraria.
Il percorso inizia con alcuni scioglimenti che si possono rintracciare negli articoli precedenti: Sarduli Mudra, Svana Mudra e Raja Bhujanga Mudra.
Prosegue poi con Laksmi Narayana Asana: Narayana è uno dei nomi del dio Visnu, il preservatore della vita, e Laksmi é la sua consorte, la dea dell’ abbondanza, della buona sorte, della volontà e della grazia. Con il nome Laksmi Narayana si fa riferimento ai due fusi in un’unica divinità in cui integrano le loro qualità. Il respiro viene chiamato nel bacino a creare spazio nelle sue articolazioni e si allunga anche nel costato.
Anantha Asana: Anantha è il serpente dalle mille spire su cui dorme Visnu negli intervalli fra le varie ère (quando si manifesta l’esistenza del mondo) in cui tutto il cosmo è stato riassorbito ed esiste solo un oceano primordiale sulle cui acque il magnifico, infinito, gigantesco serpente protegge il dio che, svegliandosi, darà vita ad una nuova creazione. Libera le gambe dal carico venoso e scioglie l’articolazione pelvica, prevenendo la formazione di ernie inguinali.
Dharmika Asana: la posizione dell’umiltà, della devozione verso la divinità o il maestro che si vuole onorare, in cui il volto ed il cuore sono vicini all’humus, la terra, e le radici si immergono nell’aria, lasciando che l’asse centrale si allunghi e si elasticizzi, liberandosi da ogni intralcio ed accogliendo lo scorrere del nutrimento della terra e del cielo.
Parjanya Asana: è il signore della pioggia che rende fertile la terra ed è sempre considerato di buon auspicio perché forma il germe della vita in ogni essere. Rende elastiche le anche e le spalle; libera le braccia permettendo al respiro di scorrere al loro interno.
Devabhuti Asana: la dea che sgorga dai cieli, colei che manifesta la discesa del sacro Gange e porta prosperità e splendore e fa svanire ogni rigidità, aprendo le porte dell’accoglienza e dell’amore. Aiuta lo scorrimento delle acque e dei fluidi corporei, dà elasticità allo scheletro intero.
Shiva Nataraja Asana: Shiva é il re della danza, ed è raffigurato qui come androgino, Ardhanari; è colui che danzando ricostruisce l’universo dopo la sua distruzione e dunque colui che è capace di dare vita alla materia inerte, colui che realizza il perfetto equilibrio tra la morte e la vita. Aumenta il senso dell’equilibrio e favorisce la circolazione del sangue e dell’energia.
Samastiti Asana: dea della terra dalla quale si lascia attirare attraverso i piedi che permettono alle loro piante di spalmarsi al suolo, mentre le gambe si rafforzano ed il corpo intero si compatta esternamente e si svuota all’interno, lasciandosi attraversare dall’ energia vitale. Aumenta la centralità, la possibilità di espellere ogni impurità e di radicarsi alla terra.
Esecuzione
Siediti in una posizione stabile e comoda in cui la base possa abbandonarsi alla terra ed il busto raddrizzarsi verso il cielo; senti il coccige attirato giù verso il basso e spingilo un poco in avanti in modo da distendere la zona sacrale; senti il vertice del capo attirato su dall’alto finché la testa non diventerà più leggera; allora apri un poco le spalle e rilassa le braccia e le mani. Nell’immobilità del corpo ascolta il tuo respiro spontaneo. Osserva dov’è che si muove. Mentre lo guardi il respiro diventa calmo, regolare e puoi rallentarlo. Diventa il tuo respiro.
Sarduli mudra: a quattro zampe poni le braccia e le cosce perpendicolari a terra; senti il respiro che si concentra nell’addome e da lì fallo scorrere nella colonna che mentre inspiri si inarca dalla base al vertice del capo e mentre espiri si incurva, sempre dalla base al vertice del capo. La colonna si inarca e si incurva sempre a partire dal bacino e l’ultima a muoversi è la testa. Il gesto si ripete una decina di volte.
Svana mudra: rimani carponi e rientra le dita dei piedi. Inspirando inarca la schiena ed espirando porta il bacino verso l’alto e indietro mentre raddrizzi le gambe e spingi i talloni verso terra; le braccia si tendono e la testa rimane tra le braccia. Il gesto si ripete una decina di volte.
Bhujanga mudra: scendi con la parte anteriore del corpo a terra e poni le mani ai lati del torace mentre crei spazio tra i piedi e le gambe finché la parte interna delle ginocchia non scende a terra. Inspirando raddrizza le braccia, la testa ed il busto ed inarca la schiena; espirando spingi in alto il bacino e portalo indietro mentre la schiena si arrotonda e le mani restano dove sono. Il gesto si ripete una decina di volte.
Laksmi Narayana Asana: girati sul fianco sinistro e fletti il gomito sinistro in modo che la mano accolga la testa e l’orecchio poggi sul palmo. Le ginocchia si flettono e scendono morbide giù, abbandonandosi a terra e rimanendo unite. Il braccio destro si stende sul fianco. Il respiro è chiamato ad espandersi nel bacino. La forma si mantiene inizialmente per cinque-dieci respiri, poi si prolungherà per tre minuti. Quindi la si ripete con gli stessi tempi sull’altro lato.
Anantha Asana: rimani disteso sul fianco destro ed allunga a terra le gambe sovrapponendole; stendi a terra il braccio che sosteneva la testa. Inspirando fletti la gamba che sta sopra ed appoggia la pianta del piede sulla coscia: afferra l’alluce sinistro o la caviglia ed espirando distendi la gamba verso l’alto. Ripeti l’asana sull’altro lato con gli stessi tempi e la stessa modalità.
Dharmika Asana: portati in ginocchio ed inspirando allunga il busto verso l’alto ed espirando scendi con le mani a terra e lasciale scorrere in avanti fino a distendere le braccia, avvicinando a terra il petto ed appoggiando la fronte. Il bacino rimane in alto e tutta la schiena si allunga e si tende mentre le scapole risultano vicine e premono leggermente verso il basso.
Parjanya Asana: torna in ginocchio e porta il piede destro in avanti finché non forma un quadrato a terra. Passa il braccio destro all’interno del ginocchio e ruota il bacino verso sinistra, il busto lo segue. Intreccia le dita delle mani e volgi i palmi al suolo ed inspirando solleva le braccia ben distese; espirando resta a da ascoltare. Senti il respiro che si fa più intenso ed accompagna l’energia che dall’alto scende nelle tue mani e da lì scorre nelle braccia e nei due lati del costato e fin dentro al bacino. Ripeti l’asana sull’altro lato con gli stessi tempi e la stessa modalità.
Devabhuti Asana: alzati in piedi e crea uno spazio tra i due piedi pari alla misura del bacino; le ginocchia sono morbide ed i glutei ben compatti mentre sollevi le braccia in alto e volgi i palmi delle mani al cielo, aperti e molli come se tenessero una sfera; espirando inarcati leggermente all’indietro (mentre i glutei si mantengono ben coesi) e porta il volto al cielo. L’energia dall’alto scorrerà nel corpo intero.
Shiva Nataraja Asana: resta in piedi e sposta il peso del corpo sul piede destro ed inspirando solleva il braccio destro tendendolo ben in alto. Fletti il ginocchio sinistro e poni la mano sul dorso del piede, oppure afferra la caviglia. Espirando fletti il busto in avanti e senti che si inarca mentre il ginocchio sinistro sale verso l’alto ed il piede crea una spinta indietro. Cerca l’equilibrio tra la spinta delle due braccia così puoi mantenere la schiena inarcata. Ascolta il respiro. Ripeti l’asana sull’altro lato con gli stessi tempi e la stessa modalità.
Samastiti Asana: stai in posizione eretta unendo le gambe e radicando i piedi a terra. Ad ogni inspiro allungati verso l’alto fin tanto che non sentirai l’esigenza di stendere le braccia in alto e sollevare anche la testa. Mantieni la forma per alcuni respiri e poi riporta il volto a guardare in avanti, fletti le braccia ed accogli i gomiti con le mani. I piedi spingono a terra ed i gomiti al cielo mentre il corpo si svuota e le energie del cielo e della terra scorrono liberamente al suo interno. Il respiro è calmo e regolare e puoi mantenere l’immobilità e l’ascolto.
Alla fine della sequenza puoi rilassare il corpo stendendoti supino/a a terra. Osserva i piedi divaricati con le punte che vanno verso l’esterno e senti il punto di contatto dei talloni con il suolo. Ad ogni espirazione il peso dei piedi scende giù e loro si fanno più leggeri. Osserva il peso dei polpacci e delle cosce e ad ogni espirazione la fatica delle gambe scende nella terra. Senti la presenza del bacino ed espirando lascia che i glutei si spalmino a terra, che i fianchi si aprano e tutta la zona genitale si rilassi ed anche l’addome. Lascia che le scapole si adagino a terra e che tutta la schiena si rilassi ed anche la colonna: una vertebra dopo l’altra quell’asse che tanto ti aveva sostenuta/o ora si ammorbidisce e si abbandona. Osserva le tue mani vuote, le dita leggere, i palmi ed i dorsi rilassati e senti questa sensazione rilassante salire negli avambracci e nelle braccia fin dentro le spalle e nella gola. Tutto il corpo sta diventando pesante e rilassato, osserva la testa ed il suo punto di contatto con il suolo: da quel piccolo punto tutto il peso della testa scende a terra, la testa si svuota, i lineamenti del viso si distendono e si ammorbidiscono. Osserva il respiro: ad ogni inspirazione entrano in te particelle di energia pura e ad ogni espirazione scendono nella terra particelle scure, ombrose. Ad ogni respiro l’intero organismo si rinnova. Senti il tuo corpo come un fiume senza fine di energia che si rinnova e si rinvigorisce continuamente. Scorre dentro di te l’energia del respiro, l’energia della vita. Lascia la visualizzazione e riprendi contatto con i movimenti del corpo allungandoti e stirandoti come se ti stessi svegliando da un lungo sonno. Torna infine a sederti per concludere con una pratica di Pranayama
Jyotis Pranayama: Jyotis è la luce e questa è la manifestazione della gioia che risplende e si espande. La mente si calma ed i pensieri negativi svaniscono. In posizione seduta con il busto diritto,visualizza la colonna vertebrale nei suoi diversi tratti che danno adito alle curve fisiologiche; senti l’inspirazione salire dal coccige come una corrente luminosa che va fino alla nuca portando luce in ogni vertebra ed espirando visualizza il soffio che risplende scendendo giù fino alla base. Mantieni la concentrazione raffigurando il percorso lucente e poi, lasciando che il respiro divenga spontaneo, rimani ad ascoltare gli effetti di questa pratica: è probabile che tu avverta una ricarica energetica che ti accompagnerà a lungo man mano che i tempi di esecuzione aumenteranno.

Patrizia Martinelli
insegnante yoga ratna