Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna

1 marzo 2019 | 16:15
Share0
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna
Il fuoco della trasformazione nello yoga ratna

Il 21 febbraio in Toscana si dice che inizia la ‘primavera a mare’, infatti i pescatori hanno notato che il risveglio della natura nel mare avviene con un mese in anticipo rispetto all’ambiente terrestre. Ma dovunque notiamo processi di crescita e produzione. A livello climatico le temperature medie sono più alte, le ore di luce aumentano, l’umidità diffusa stimola i processi vitali. E tutta questa attività che caratterizza la fine del letargo invernale, questo risveglio che caratterizza tutte le forme di vita marina e terrestre e che, dunque, avviene all’esterno, sta già avvenendo anche all’interno per quella relazione che intercorre tra microcosmo e macrocosmo.

Così dentro di noi è stimolata la circolazione e tutte le energie del corpo si mobilitano per iniziare un processo di rinnovamento. Il ricambio cellulare e gli intensi processi biochimici che avvengono nell’organismo impegnano principalmente il fegato che è il responsabile della trasformazione ed è quindi importante non affaticarlo: quando è in iperattività toglie energie alla mente ed alla vista. È questo il momento migliore per liberarsi delle tossine accumulate durante l’inverno ed alleggerirsi a livello di dieta e disintossicarsi delle impurità. Nel corpo fisico il centro della trasformazione è l’addome, lì dove il cibo viene mutato in energia e ciò che rimane come residuo viene diretto verso l’espulsione. Abbiamo imparato (vedi questo articolo) che c’è una stretta relazione tra corpo fisico e corpo pranico e pertanto esiste, all’interno di quest’ultimo, un centro deputato alla trasformazione che controlla le funzioni dello stomaco, degli intestini e degli organi interni alla cavità addominale: è manipura chakra. “Ha il potere di convertire l’energia del creato in energia individuale e la capacità di distruggere il mondo esterno e trasformarlo in se stesso” (G. Cella Al-Chamali, Chakra, Fabbri). L’elemento dominante di manipura chakra è il fuoco e l’organo è la vista. Il fuoco può divampare e distruggere ed a livello emotivo corrisponde alla rabbia che fa perdere il controllo ed acceca (infatti di una persona adirata si dice ‘non ci vede più dalla rabbia’) e la rabbia è tradizionalmente collegata al fegato (si dice ‘diventare verde dalla rabbia’ o ‘rodersi il fegato dalla rabbia’). “Trattenere la rabbia è come trattenere un carbone ardente con l’intento di gettarlo a qualcun altro; sei tu quello che si scotta” (Buddha). Tuttavia il fuoco può anche scaldare e creare una spinta dal basso verso l’alto diventando uno stimolo che sorregge il passaggio da una dimensione istintuale a una intuitiva. Dobbiamo imparare a governare il fuoco perché da impulso distruttivo si trasformi in capacità di discernimento ed energia di crescita. Lo yoga ci dà un valido aiuto con asana, kriya e pranayama. Kriya significa azione purificante e può essere a livello più grossolano e a livelli molto sottili ed iniziatici. Qui parliamo del livello grossolano che è caratterizzato da un’espirazione che esce dalla bocca, oppure contemporaneamente dal naso e dalla bocca.
Shima kriya permette di scaricare l’aggressività repressa, regola il flusso della bile ed il succo pancreatico, ed è utile pure per gli occhi, le orecchie e la gola. Sarduli kriya scioglie rigidità e favorisce la presa di coscienza della propria aggressività. Bhujangini kriya aiuta ad espellere il veleno che ristagna. Mahamudrasana, il grande gesto, stimola la percezione del vuoto, tonifica gli organi interni del bacino e dell’addome e aiuta nei casi di allergie alimentari. La posizione di virabhadra, l’eroe terrifico nato da un capello che shiva, adombrato dall’ira, gettò nel Gange, porta ad interrogarsi su come viviamo la collera. Ed il quesito si ripropone mentre si lascia apparire la forma di bhairavi, la spaventosa, la dea che diffonde terrore (la rabbia si nasconde molto spesso dietro alla paura).
Adesso vediamo la sequenza nel suo articolarsi.
Siediti in una posizione stabile e comoda in modo che la base possa abbandonarsi alla terra ed il busto si allunghi verso il cielo. Senti la colonna raddrizzarsi, le spalle aprirsi un poco e le braccia rilassarsi; la testa è attirata su dall’alto e diventa più leggera. Tutto il corpo è immobile esternamente, ma all’interno c’è il movimento del respiro. Osserva il tuo respiro e lascia che diventi calmo e lento. Allora portalo nell’addome.
Poniti a quattro zampe nella forma di Sarduli, la tigre, e verifica che il respiro si muova ancora nell’addome: inspirando inarca la schiena con un movimento che parte dalla coda e raggiunge la testa ed espirando incurvati verso terra facendo iniziare il gesto ancora dalla coda per raggiungere la testa. Poi inizia il kriya: l’espirazione, vigorosa, avviene contemporaneamente dal naso e dalla bocca, il gesto diventa energico e rapido. Continua così per una decina di volte e poi torna al gesto lento fino a fermarti.
Shima kriya, il gesto del leone: siediti sui talloni e crea spazio tra un ginocchio e l’altro, quindi rientra le dita dei piedi poggiando sui polpastrelli. Il busto è diritto e le mani posano sulle ginocchia (o sulle cosce, a seconda della lunghezza delle braccia). Espirando vigorosamente dal naso e dalla bocca aperta, fai scender giù la lingua in tutta la sua lunghezza ed intanto spalanca gli occhi che guarderanno verso l’alto, e stendi le braccia divaricando decisamente le dita delle mani. Esegui per una decina di volte e poi rimani all’ascolto (Se percepisci una sensazione di amaro in bocca, è il fegato ti sta chiedendo aiuto).
Bhujangini kriya, l’azione della femmina del cobra: scendi a terra in posizione prona e crea spazio tra un piede e l’altro in modo che la parte interna delle ginocchia scenda verso terra e le punte dei piedi vadano verso l’esterno; le mani sono ai lati del torace, i gomiti sollevati: inspira ed espirando, mentre raddrizzi le braccia, il busto e la testa, fai uscire un sibilo dalle labbra socchiuse in modo che il veleno esca e scenda nella terra. Ripeti il gesto una decina di volte e poi rotola sulla schiena e, mentre abbracci le ginocchia, sosta ad ascoltare.
Sapurna pavana mukta kriya, l’azione del viso e del vento: dalla posizione supina con le gambe unite e le braccia lungo il corpo, inspirando allunga le braccia all’indietro ed espirando col soffio vigoroso del kriya abbraccia il ginocchio sinistro con le dita delle mani intrecciate e spingilo verso il basso, poi inspirando torna ad allungarti con le braccia all’indietro ed espirando sarà il ginocchio destro quello che spingerai verso il basso. Continua così per una decina di respiri che chiuderanno alternativamente una gamba e l’altra, poi mantieni l’ascolto.
Jatara asana, la torsione a terra in cui l’addome ruota: apri le braccia lateralmente sulla linea delle spalle e fletti le ginocchia portandole vicino il petto; inspirando distendi le gambe in alto e, in sospensione a polmoni pieni, falle scendere a sinistra in modo che i piedi siano vicini alle mani (puoi afferrare le caviglie) e intanto ruota la testa verso destra. Ripeti poi tutto sull’altro lato mantenendo gli stessi tempi. E infine resta ad ascoltare l’energia che si è mossa ed ancora disegna il tuo corpo a terra.
Nava asana, la barca: passando da un fianco, torna in posizione seduta con le gambe distese in avanti ed il busto ben diritto; inspirando solleva le gambe ed inclina un poco il busto indietro in modo da stare in appoggio sul triangolo dei due ischi e del coccige e stendi le braccia ponendole in linea con le spalle, parallele a terra. I muscoli addominali ti aiuteranno a mantenere l’equilibrio. Al ritorno il corpo pranico si mostrerà ancora per un poco nell’aria nella forma di nava.
Durga asana, posizione dedicata alla dea guerriera: resta seduto/a con il busto raddrizzato e le gambe a terra; unisci le piante dei piedi facendo scendere le ginocchia lateralmente per quanto è possibile ed afferra, con le dita delle mani intrecciate, le dita dei piedi. Il respiro si espande nella base così spalmata a terra e nel canale centrale. È un respiro diaframmatico che ad ogni inspirazione crea una spinta verso il basso massaggiando il fegato che si trova sotto il diaframma.
Mahamudra asana, il grande gesto: rimani a sedere con la gamba destra piegata ed il tallone vicino al perineo. Inspirando allunga il busto ed espirando ruotalo verso sinistra flettendolo lievemente in direzione della gamba distesa (con il piede a martello) ed espirando incrocia i polsi, piega i gomiti e poni i palmi delle mani ai lati del ginocchio. Fai cinque respiri a mantice, brevi e forti, poi un inspiro lento e profondo ed espirando scendi con il busto ed il volto sulla gamba mentre le mani vanno ad afferrare il piede o la caviglia. Mantieni la posizione con respiri calmi e regolari e poi ripetila con gli stessi tempi e le stesse modalità sull’altro lato. Infine osserva l’impronta del corpo energetico che è rimasta nell’aria e sentine l’eco dentro di te.
Virabhada asana, il potente eroe simbolo della forza virile e dell’ira: in piedi, divarica molto bene le gambe e percepisci la stabilità della base, quindi solleva le braccia lateralmente sulla linea delle spalle con un’intensa inspirazione. Ruota il piede sinistro sul tallone, portando il busto di profilo a sinistra e fletti il ginocchio sinistro mentre espiri. Mantieni la forma con respiri calmi e regolari avvertendo l’espandersi del calore e della forza nel corpo intero e quando decidi di ritornare datti il tempo di ascoltare, poi ripeti con gli stessi tempi sull’altro lato. Anche quando l’hai lasciata osserva l’impronta della forma nell’aria e sentine l’eco all’interno.
Bhairavi asana, la dea spaventosa e terribile: i piedi si avvicinano ed il tuo peso passa sulla gamba destra mentre il tallone sinistro si alza da terra. Inspirando solleva le braccia lateralmente verso l’alto mentre i gomiti si flettono e le dita delle mani diventano artigli che si incurvano con forza; intanto solleva la gamba sinistra col ginocchio ben flesso ed aperto lateralmente e spingi la punta del piede verso l’alto. Mantieni la posizione con respiri calmi e regolari sentendo che ogni muscolo è attivo, quindi ripeti con gli stessi tempi sull’altro lato. Osserva l’impronta energetica rimasta nell’aria, consapevole che stai prolungando gli effetti della forma.
Svaha asana, la signora del fuoco che si invoca nei rituali ad Agni, il fuoco sacro nel quale si gettano offerte, ma anche tutto ciò di cui vogliamo liberarci: distanzia i piedi come la misura delle spalle ed appoggia le mani sopra l’addome con le dita rivolte verso il basso, i gomiti sono aperti, le spalle rilassate. Osserva il respiro nell’addome e, senza fretta, inspirando, allunga il busto verso il cielo; un’espirazione lenta e profonda farà rientrare l’addome e incurverà il busto in avanti mentre i gomiti poggeranno sulle ginocchia che si sono flesse. Il busto è parallelo a terra ed il bacino e la testa sono sulla stessa linea. Respirazioni lente e regolari accompagnano la posizione e quando vuoi lasciarla espirando fai scorrere le mani verso terra e scendi giù fino a stenderti sulla schiena per rilassarti e permettere al corpo di elaborare tutto ciò che ha sperimentato.
Troverai le indicazioni per eseguire il rilassamento in uno degli articoli pubblicati precedentemente in questa rubrica.

Patrizia Martinelli
insegnante yoga ratna