Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia

29 marzo 2019 | 18:26
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Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia
Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia
Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia
Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia
Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia
Nel chakra del cuore l’equilibrio e la gioia

“Non si vede bene che con il cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi” dice la volpe al Piccolo Principe di Saint-Exupéry. E continua a dire: “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa, che ha fatto la tua rosa così importante […] Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare…” Arriva un tempo in cui è il caso di chiedersi se si sono realizzate le premesse per entrare in contatto con l’altro, se si è in grado di non concentrare tutta l’attenzione su se stessi ma aprirsi all’altro senza volere qualcosa in cambio, considerandolo e rispettandolo per quello che è. Per amare di amore incondizionato è necessario imparare ad affermare la propria identità senza voler esercitare supremazia o possesso.

In termini yogici bisogna realizzare il passaggio dal Chakra Manipura ad Anahata: si tratta di superare le tendenze che farebbero restare chiusi nei confini individuali, arroccati all’interno di quelle potenzialità che si devono scoprire per manifestarsi, per riconoscersi, per capire chi siamo (l’ego deve essere costruito prima di affievolirlo, trascenderlo). Diventare consapevoli dei visceri, delle reazioni che abbiamo, delle emozioni che proviamo, ci porta a riflettere, a sentire, scegliere e decidere: proprio questa consapevolezza fa sì che cominci ad emergere una nuova parte che chiede di essere nutrita, governata. Il passaggio da Manipura ad Anahata è l’accesso dalla cavità addominale a quella toracica, dalle viscere della Terra e dal divampare del Fuoco al mondo dell’Aria in cui lo Spirito si mette in equilibrio con la Materia. Il passaggio è guidato dal diaframma, e dunque dalla coscienza del respiro, e porta all’apertura, alla relazione. Lo yantra (gli yantra sono disegni geometrici che provengono dall’antica tradizione vedica, sono anche associati ai Raja Chakra e vengono usati come strumento per la concentrazione e per la meditazione) di questo Chakra mostra due triangoli che si incrociano: uno ha il vertice verso l’alto e rappresenta lo Shiva, il maschile e l’altro ha il vertice verso il basso e rappresenta la Shakti, il femminile; i loro centri coincidono. “Maschile e femminile si intrecciano, si fondono l’uno nell’altra quando viene raggiunto il perfetto equilibrio, quando l’ego è annullato e l’individuo riesce finalmente a fondersi in un amore illimitato e raggiungere così la comprensione universale.” (Cella, Chakra, 2003, p. 41). Maschile e femminile esistono dentro di noi prima che all’esterno, così lo Yoga Ratna ci spinge a guardarci dentro, a conoscerci, a sentire se si è più a proprio agio in posizioni che simboleggiano la luce come la dea dell’alba (Ushas) o l’ombra come la dea del tramonto (Ratri), il sole simboleggiato nella danza di Shiva (Tandava), o la luna (rappresentata da Chandra), il desiderio di donarsi che si mostra con l’offerta della guerriera (Virani Puja) o il ripiegarsi su di sé che si manifesta con il cancello (Parigha) che chiudendo con il passato ci chiama a vivere il presente, la forza del cavallo (Vataya) che conduce il carro del sole, o la potenza del volo della grande aquila (Suparni), l’estroflessione e l’introflessione con il benevolo darsi di Gauri, la dea splendente che invita a superare le paure per far dono di sé. Il lavoro da fare su se stessi è sottile, si tratta di andare all’interno, di ascoltare, di accogliere, di cercare nuovi equilibri, di realizzare il distacco per uscire dalla dinamica del giudizio e del predominio.
Adesso vediamo la sequenza nel suo articolarsi.
Siediti in una posizione che ti permetta di abbandonare la base alla terra e allungare il busto verso il cielo. Aiuta la colonna a raddrizzarsi, sentendo il coccige attirato giù dalla terra e la testa attirata su dall’alto finché diventa più leggera. Le spalle si aprono e le braccia si abbandonano ed anche le mani. Cerca l’immobilità e la comodità della posizione seduta ed osserva il respiro: lascia che diventi calmo e regolare ed allora comincia a nutrirlo rendendo più lenta l’espirazione, così sarà più ampia anche l’inspirazione successiva.
Parigha Asana: in ginocchio distendi lateralmente la gamba sinistra con il piede che punta verso l’esterno; ispirando solleva le braccia portandole in alto ed unisci le mani; espirando fletti lentamente il busto verso sinistra, spingendo leggermente indietro il bacino fino ad appoggiare le mani sul piede. Rimani nell’asana per alcuni respiri e poi ripeti sull’altro lato. Quando ritorni resta ad osservare gli effetti della posizione sui due lati e l’impronta del corpo energetico nell’aria.
Vatayana Asana: a quattro zampe, distanzia le ginocchia e porta il dorso del piede destro davanti al ginocchio sinistro. Le mani si alleggeriscono, le stacchi da terra e quando il busto si è sollevato, le unisci davanti al cuore con gli avambracci sulla stessa linea. Il triangolo di base accoglie il tuo peso uniformemente e il respiro si apre spazio nel torace. Tutto si ripete dall’altro lato e l’ascolto va al filo di energia che si è mosso e all’eco che la forma ha lasciato in te.
Ushas Namaskara: in piedi, con i piedi vicini, o per lo meno gli alluci, unisci le mani in Namaskara, il saluto, e osserva il respiro diventare lento e profondo; scarica il peso sulle dita dei piedi ed inspirando solleva i talloni da terra e porta le braccia in alto e poi aprile lateralmente; quindi volgi i palmi delle mani verso terra ed espirando torna ad unirle davanti al cuore. Il gesto di saluto all’alba e alla dea della luce si ripete con respiri calmi e profondi. Poi osserva la forma che il corpo pranico ha segnato nell’aria ed ascolta il tuo respiro.
Tandava Asana: distanzia un poco i piedi e senti un’inspirazione intensa che solleva le braccia lateralmente, scarica il peso del corpo sul piede destro e solleva l’altro: fletti il ginocchio destro leggermente e poggia su di lui la caviglia sinistra. Espirando piega i gomiti e fai salire l’avambraccio sinistro e fai scendere il destro. Con le stesse modalità ripeti tutto sull’altro lato. Ascolta il risvegliarsi di energie sopite che possono spingerti verso la costruzione o la distruzione, così come Shiva con questa danza cosmica radunava e liberava forze enormi capaci di dissolvere o creare il mondo.
Ratri Asana: le gambe un po’ divaricate, inspirando stendi le braccia verso l’alto e poni le mani sopra la testa, la destra a contatto e la sinistra sopra in modo che i gomiti siano uniti davanti al viso; espirando fletti le ginocchia e piega il busto in avanti portando i gomiti tra un ginocchio e l’altro. Assapora l’ombra, e rimani in quel buio. Quando l’inspiro ti farà raddrizzare, non perdere l’ascolto e visualizza il corpo energetico che mantiene la forma.
Chandra Asana: hai ancora la stessa distanza tra i piedi e senti le braccia scendere lungo i fianchi, ruota il piede destro verso l’esterno ed inspirando stendi in alto il braccio sinistro in alto, allungando tutto il lato. Espirando fletti il busto verso destra ed ascolta l’energia sottile che unisce i palmi delle mani. Ripeti l’asana con gli stessi tempi sull’altro lato. Osserva la forma che resta impressa nell’aria.
Virani Puja Asana: amplia lo spazio tra i due piedi e volgi le punte verso l’esterno. Inspirando apri le braccia lateralmente ed espirando fletti leggermente le ginocchia mentre fai scendere un poco i gomiti mantenendoli aperti verso l’esterno e fai sì che i palmi delle mani si volgano al cielo come due coppe. Il coccige scende verso il basso e piega in avanti in modo che si allunghi tutto il tratto finale della colonna. Il respiro si apre dal cuore verso le mani e si espande nell’universo, e da lì, attraverso le mani, torna nel cuore.
Suparni Asana: i piedi si uniscono e tutto il peso si sposta sulle dita. Inspirando stacca i talloni da terra mentre apri le braccia che diventano le grandi ali della regina di tutte le aquile ed espirando fletti le ginocchia e fai scendere il busto verso le cosce inarcando lievemente la schiena perché le scapole possano avvicinarsi e le braccia andare indietro. Il respiro dal centro del torace va verso le dita delle mani, penne finali delle grandi ali.
Gauri Asana: torna a sederti e fai scendere verso terra il ginocchio sinistro ed avvicina il tallone alla base; il ginocchio destro è sollevato e la pianta del piede a terra davanti all’altro. Inspirando porta il gomito destro sul ginocchio e tieni l’avambraccio sollevato ed il palmo della mano che guarda in avanti nel gesto che dissipa la paura; espirando il braccio sinistro si distende, la mano poggia il dorso sul ginocchio ed il palmo è rivolto in avanti nel gesto del dono. Anche quando l’avrai lasciata questa forma manterrà l’impronta nell’aria: osservala.
Infine sdraiati con la schiena a terra per eseguire il rilassamento. Troverai le indicazioni in uno degli articoli pubblicati precedentemente in questa rubrica.

Patrizia Martinelli