Ds Smith, dipendenti in rivolta: “No ai licenziamenti”





>Questa mattina (6 maggio) i lavoratori della Ds Smith di Rughi hanno proseguito lo sciopero contro il taglio di 9 dipendenti deciso dall’azienda nel presidio organizzato da Cgil e Cisl. L’innovazione tecnologica apportata all’interno dello stabilimento è alla base di questa scelta. Sciopero che salvo colpi di scena si protrarrà anche nei prossimo giorni. La distanza tra sindacati e azienda è notevole e, ad oggi, non sembrano esserci spiragli per un accordo nel merito delle questioni poste sul tavolo del negoziato.
In sostanza, la preoccupazione di lavoratori e sindacati è che, senza quei dipendenti che stanno per essere licenziati, l’organico risulterebbe sottodimensionato rispetto al fabbisogno di manodopera necessario per il funzionamento dei macchinari. “Chi garantirebbe la copertura per eventuali periodi di ferie o assenze?”, si chiedono i lavoratori. “In ballo – sostengono – c’è naturalmente la garanzia che i diritti basilari dei lavoratori che rimangano attivi non vengano meno”.
“Eccezionale sensibilità dell’azienda – commenta ironico Fabio Graziani della Cgil – quella di avviare una procedura di licenziamento collettivo il 30 aprile, alla vigilia della festa dei lavoratori, ma anche il tentativo di spostare di qualche giorno, visto lo stop produttivo per il ponte del 2 maggio, la reazione dei lavoratori. Un piano industriale – prosegue Fabio Graziani – completamente cambiato in corso d’opera da parte dell’azienda. Abbiamo già avuto un primo colloquio con la proprietà non privo di difficoltà – continua -. Ci avevano detto che ci sarebbero stati degli esuberi, circa 13, legati alla necessità di riorganizzare il lavoro visti gli investimenti tecnologici fatti all’interno dello stabilimento. Abbiamo chiesto di definire meglio la questione anche andando a vedere reparto per reparto: la lettera con i 9 avvii di procedura licenziamento è stata la risposta”.
I sindacati riconoscono, nel merito, che queste innovazioni tecnologiche possano indurre ad un percorso di riorganizzazione aziendale e sono pronti a fare la loro parte. Ciò che contestano è il metodo: “Non accettiamo più di sentirci dire che l’azienda è roba loro. Non possono sentirsi dei padroni incontrastati. La loro è una posizione dogmatica che ci riporta indietro alla preistoria, ad una fase pre-moderna delle trattative sindacali. Ci rifiutiamo di avallare questo metodo antico – ammonisce Graziani della Cgil – Se necessario, faremo intervenire le istituzioni locali. Ad oggi, abbiamo, almeno in fase collocutoria, deciso di porre all’attenzione dell’amministrazione comunale e provinciale la questione.
Mirco Baldacci
FOTO – Il presidio di sindacati e lavoratori
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