
“Questo è il terzo invito al confronto che il sindaco Menesini declina”. Si apre così, con i genitori che additano la sedia vuota sulla quale avrebbe dovuto sedere il primo cittadino, la riunione di ieri sera (29 gennaio) del comitato Problema Mensa Capannori, nato dopo l’annuncio, da parte del Comune, della riorganizzazione del servizio di refezione scolastica. “Abbiamo saputo solo a novembre che le scuole non avrebbero più avuto la cucina interna – spiegano alcuni membri del comitato alla platea di genitori, accorsi numerosi nella sala riunioni in piazza Aldo Moro – e che il servizio sarebbe partito solo un mese e mezzo dopo”.
“Che fine hanno fatto – aggiungono – trasparenza e partecipazione, valori tanto sbandierati da questa amministrazione? Non solo siamo stati avvisati del cambiamento a cose fatte e quando ormai avevamo iscritto i nostri figli a scuola, magari invogliati nella scelta della struttura anche dall’organizzazione della mensa, ma, come se non bastasse, il sindaco continua a non degnarci della sua presenza. Per questo continuiamo a chiedergli il motivo della tardiva comunicazione del cambiamento e a sollecitare il ripristino immediato delle mense interne e non veicolate, così come la modifica del protocollo di intesa commissione mensa con un aumento delle competenze di vigilanza”. Sì, perché i genitori vogliono la garanzia che i prodotti siano di filiera corta e per tutelarsi chiedono il controllo incrociato sui cibi, la loro tracciabilità e report ad hoc per i cittadini, anche al fine di sventare le frodi alimentari. “Nella guida al patto per la scuola, redatta dal Comune – prosegue il comitato -, si legge che i menù rispettano la ‘varietà stagionale’ e valorizzano ‘saperi e sapori locali’. Peccato però che i fagiolini serviti ora sono surgelati e che i prodotti locali si trovano sulle tavole dei nostri bambini solo occasionalmente. Il biologico è soggetto comunque a contraffazione, basta vedere i dati tra il 2010 e il 2013”. I genitori, proiettando alcune slide, mettono i menù delle mense a confronto. “Fino a dicembre 2014 notiamo che gli ingredienti sono a chilometro zero, Dop e Igp, mentre da gennaio la pasta utilizzata è biologica, la carne comunitaria e il pesce surgelato. Da dove viene il biologico che ci propongono? – dicono i genitori – Dalle schede dei cibi non è chiaro. Senza contare la quantità di pasti non consumati perché sgraditi ai bambini. Vorremmo che l’amministrazione la finisse con gli slogan sul cibo e si aprisse al confronto. Noi chiediamo solo di collaborare, siamo propositivi e non abbiamo alcuna connotazione politica. In fondo Capannori è il comune agricolo più grande d’Italia, dovrebbe valorizzare e promuovere i propri prodotti”. Intanto i genitori hanno scritto una lettera al sindaco, rinnovando l’invito al dialogo. “I nostri bambini meritano risposte e non l’indifferenza”, è l’ultimo, amaro, post su Facebook.