Mense di Capannori, i genitori: il pesce viene dal Vietnam

21 maggio 2015 | 21:59
Share0
Mense di Capannori, i genitori: il pesce viene dal Vietnam

“Parte del pesce servito nelle mense scolastiche di Capannori proviene dal Vietnam”. Lo sostiene il comitato problema mensa di Capannori che passa all’attacco del Comune: “Alla faccia dei prodotti a chilometro zero”. “Stamani mattina, alle 9,30, due genitori in rappresentanza del Comitato Problema Mensa Capannori, si sono presentati in Comune per informare l’ufficio politiche educative di una scoperta – spiega il comitato – Parte del pesce servito nelle mense delle scuole del Comune di Capannori proviene dal Vietnam. Potremmo arrivare anche a stabilire la bontà del prodotto, ma qualsiasi certificazione non
risolverebbe il problema. Perché il Comune di Capannori si fa promotore di campagne di sensibilizzazione sul cibo a chilometri zero, cibo locale, organizza tavole rotonde con Slow Food e poi affida il servizio mensa ad un colosso della ristorazione collettiva che di cooperativo ha solo il nome? All’Expo si discute di modelli di sviluppo. A Capannori?”.

“La scelta di affidare il servizio refezione scolastica alla Cir Food – prosegue il comitato – sembra dettata solo da ragioni economiche di profitto, che vengono spacciate per progresso alimentare. Un adagio che ha perseguitato la nostra infanzia recitava, con imprevista lungimiranza: Quel che non ammazza ingrassa. L’espressione appartiene a quella spesso stupida, ma sempre proverbialistica popolare. L’espressione ha validità a posteriori: solo osservando gli esiti possiamo affermare se una cosa ammazza o ingrassa. Vogliamo fare questo esperimento sulla pelle dei nostri bambini? Spesso il Comune ha ricordato, ammonendo certe richieste di trasparenza, che i genitori portano i propri bambini al Mc Donald. Non è la stessa cosa, da Mc Donald si va per libera scelta, alla mensa scolastica no; da Mc Donald si va eccezionalmente, non quotidianamente; non tutti i genitori portano i loro bambini da Mc Donald, costoro non contano niente, generalizzare è sinonimo spesso del non sapere”. “Il fatto di essersi presentati in Comune – proseguono i genitori – era la dimostrazione dell’urgenza della richiesta di colloquio. L’ufficio non ha ricevuto i due genitori nonostante questi si fossero resi disponibili ad attendere fino all’orario di chiusura degli uffici e concedendo il primo appuntamento utile solo per il 9 di giugno prossimo. Una richiesta che viene formulata di persona come urgente, può essere ragionevolmente rimandata al 9 di giugno? Il 10 giugno finisce la scuola. Appare piuttosto come una provocazione. La salute dei nostri bambini non può aspettare. Sono ormai più di sei mesi che i genitori si scontrano con un muro di gomma e quello trovato stamani nell’anticamera degli uffici scolastici è qualcosa di più. Vogliamo ricordare ai referenti degli uffici delle politiche educative che siamo in attesa di risposte ai tre quesiti formulati al primo cittadino Luca Menesini nell’incontro dell’8 maggio scorso, che ci ha assicurato l’impegno di rivedersi, e con l’idea di trovare una soluzione collaborativa fra i vari organi istituzionali. La voce, non è la nostra di genitori, ma quella dei nostri bambini, che tutti i giorni si trovano a mangiare alle mense a scatola chiusa senza poter sapere da dove provengono i cibi a loro somministrati, con un calendario dei menu instabile che impedisce ogni tipo di pianificazione alimentare domestica”.