Un gruppo di genitori contro il comitato: “Orto in Condotta non ha nulla a che vedere con le mense”

29 maggio 2015 | 08:27
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Un gruppo di genitori contro il comitato: “Orto in Condotta non ha nulla a che vedere con le mense”

Scontro tra alcuni genitori e il comitato Problema mensa Capannori sul progetto degli Orti in Condotta. Pietro Paiano, presidente del Consiglio d’Istituto di Camigliano, Adriano Tocchini, presidente del Consiglio d’Istituto di San Leonardo in Treponzio, Tommaso Landucci, presidente del Consiglio d’Istituto di Marlia, Silvia Zanchetta e Monica Del Carlo contestano le critiche del comitato in un loro recente intervento. “Sembra trasparire – scrive il gruppo di genitori – una incoerenza del Comune che promuove iniziative lodevoli come Orto in Condotta a pratiche disdicevoli come la ristorazione industriale per le mense scolastiche che non sceglie i prodotti a chilometri zero. Orto in condotta è un progetto di Slowfood (come anche lo slogan “buono , pulito e giusto” erroneamente attribuito a Expo 2015) che non si pone l’obiettivo di insegnare a fare l’orto: a questo di solito dalle nostre parti ci pensano i nonni o i genitori”.

“L’obiettivo del progetto – si spiega – è quello di fare didattica a tutto tondo e legare l’attività sul campo alla storia, all’italiano, alla musica, alla matematica, alle scienze per rendere meno nozionistici i programmi scolastici e meno grigia la didattica; per dare un senso a quello che si impara affinché rimanga più impresso, come solo sa fare un’esperienza concreta o l’emozione che si prova giorno per giorno nel veder crescere una pianta, maturare un frutto, dissetare un arbusto che fino a poco prima sembrava sul punto di morire. Il cosiddetto chilometro zero non è invece una priorità di Sloowfood, e neanche di chi scrive, ma uno slogan creato da alcuni agricoltori italiani per valorizzare (legittimamente, ma in termini di prezzo di vendita e non necessariamente di salubrità del prodotto) le produzioni italiane a scapito delle importazioni dall’estero. Infatti, gli stessi agricoltori non sembrano con la stessa foga interessati alle battaglie per l’affermazione del biologico o del biodinamico o dell’agricoltura familiare o, per dirla in altri termini, non sembrano fare proprio il concetto di “cibo buono, pulito e giusto”. Per fare alcuni esempi: il mais o il grano prodotto in Italia con il contributo economico dell’Unione Europea non è giusto perché determina una concorrenza sleale nei confronti degli agricoltori africani che non hanno contributi dell’Unione Europea e che non riescono ad esportare i propri prodotti e uscire dalla miseria; un ortaggio prodotto in Italia con l’uso di pesticidi e diserbanti non è pulito, per l’impatto che ha sull’ambiente e sulla falda acquifera, e non è buono quando i residui dei prodotti chimici utilizzati finiscono nei nostri piatti.
La situazione appare quindi complessa e non sempre è possibile scegliere un cibo buono, pulito e giusto e anche a chilometro 0. Ad esempio, a Capannori, grande comune rurale, non esiste ancora un biodistretto e le produzioni biologiche o biodinamiche sono molto poche (ad eccezione del vino, che ovviamente non è presente alle mense scolastiche). La maggior parte degli appezzamenti agricoli è coltivata a mais e sorgo per l’allevamento industriale del bestiame. Sulle mense scolastiche il Comune ha scelto di puntare sul biologico: una scelta condivisibile e purtroppo, al momento, incompatibile col chilometro 0. Altri progetti sulle stesse tematiche sono in corso (inmensa, biodistretto, ecc.) ed è auspicabile che la situazione cambi e che si possa rapidamente arrivare, senza diktat e scomuniche, ad una progressiva marginalizzazione del cibo spazzatura, delle cattive pratiche agronomiche, delle cattive abitudini alimentari. Per parte nostra, con gli Orti di condotta puntiamo ad ottenere, fra qualche anno, dei cittadini più competenti, consapevoli e attivi nel costruire un mondo migliore di quello che abbiamo lasciato loro”.