Ferragosto di asfaltature con il sindaco a Montecarlo

14 agosto 2015 | 09:24
Share0
Ferragosto di asfaltature con il sindaco a Montecarlo

Il sindaco di Montecarlo, Vittorio Fantozzi, in prima fila per la sicurezza delle strade di Montecarlo. Alla vigilia di Ferragosto il primo cittadino, insieme ai tecnici comunali, ha iniziato quella che ha definito “operazione B&B” ovvero “badile e bitume”. Obiettivo, in attesa del grande afflusso del weekend festivo, è quello di sistemare le buche e gli avvallamenti più evidenti sulle strade del territorio. Gli interventi si sono concentrati stamattina (14 agosto) sulla viabilità principale, ma proseguiranno anche nelle strade minori e nelle frazioni. “Questo – ha commentato il sindaco – è il Ferragosto da amministratore”.

“L’intervento – spiega il sindaco – ha voluto tamponare il grande ponte di Ferragosto lanciando sul campo le superstiti forze comunali in un giro di controllo riordino e ripristino della viabilità, della segnaletica, del decoro urbano. A ranghi ridotti, quindi, ma con l’agenda piena tabella si scende direttamente in prima linea. Per noi, che ci conosciamo, non è il gesto una tantum, non è lo scatto a favore della stampa, è un rito che si compie e si ripete in nome di un senso di appartenenza alla terra che trascende i ruoli per farsi dovere. È la lotta contro il nulla che avanza, il decoro delle cose contro nemmeno l’anarchia – che avrebbe un suo fascino e perché – ma contro l’inciviltà, la maleducazione, il tardando, il senso del niente che incombe fuori della porte delle nostre case. A questo stato di cose opporre se stessi come argine, ecco perché siamo qui”.
“È il momento in cui la gente ama – dice il sindaco – vedere i propri politici ed amministratori stare sulla prima linea, spogli di privilegi e di arroganza, indifesi ed alla portata di tutti, in altre semplici parole a loro servizio. Questo è la politica prima di ogni altra cosa: servizio dalla voce del verbo servire, dal latino servus, l’essere sottomessi volontariamente cioè alla volontà altrui, quella della comunità. È il momento in Italia in cui un amministratore pubblico deve sentire il dovere di andare oltre il rigido formalismo del ruolo, delle giunte e della fascia al petto, per farsi forma vivente dello Stato, perché è anche in questo piccolo passaggio tra lo stare ed il fare che si recupera la distanza, che si colma il solco profondo che separa da troppo tempo il cittadino italiano (e non uno qualsiasi) e l’istituzione. Allora procedere, tappare le buche, pulire le strade, raddrizzare i pali, ascoltare la signora che chiama dalla finestra, sentire al finestrino il cittadino di passaggio “che visto che ti vedo” ha da chiedere una cosa. Prendere nota dei fossi da cavare, dello stop e strisce da rifare, fare due conti trovare i soldi, scrivere consorzio, scambiarsi informazioni con i ragazzi di Ascit e poi d’un tratto girarsi e vedere Montecarlo appollaiato come l’aquila sulla cima del colle, fermarsi a fissarsi e rendersi orgogliosi ed umili di sentirsi parte di qualcosa che è stato e sarà dopo di noi”.