Carbonizzazione, illustrato in Regione impianto Salanetti

“Ho partecipato al tavolo di confronto tecnico-scientifico con chi aveva espresso dubbi e preoccupazioni, accogliendo le richieste che, di fatto, sono andate a modificare in modo consistente il primo documento presentato: oggi siamo di fronte a un progetto nuovo, migliore, ancora più efficiente e con questo mi sottopongo di nuovo alla verifica delle istituzioni”. Lo dice l’imprenditore lucchese Luca Gelli all’indomani della presentazione alla Regione Toscana del nuovo progetto per la realizzazione a Salanetti dell’impianto di produzione di lignite da rifiuto organico (carbonizzazione idrotermale) – progetto di iniziativa privata – che propone una tecnologia all’avanguardia per il recupero e la valorizzazione dell’umido e del verde da raccolta differenziata, finalizzato alla produzione di lignite e alla chiusura in loco del ciclo dei rifiuti organici.
Il 30 ottobre, infatti, la Creo srl, di cui Luca Gelli è amministratore unico e che è la società subentrata alla Gielle srl, ha presentato alla Regione Toscana, attraverso il Protocollo d’insediamento, un progetto finalizzato all’ottenimento dell’autorizzazione e alla richiesta di finanziamenti, stanziati appositamente dalla giunta regionale per stimolare gli investimenti privati. “Ho ritirato il progetto precedente relativo al solo impianto di Salanetti – spiega Gelli – perché, insieme ai miei tecnici, ho deciso di aprire un percorso di confronto per recepire, ove possibile, le osservazioni avanzate da istituzioni e associazioni. Il nuovo progetto targato Creo srl contiene miglioramenti tecnici e tecnologici e, oltre a quello di Salanetti, prevede anche la realizzazione di un impianto simile a Piombino. Seguendo il nostro cronoprogramma partirà per primo lo stabilimento della provincia di Livorno e, successivamente, avvieremo la costruzione di quello lucchese, che potrebbe entrare in esercizio già nel 2017”.
Le tappe
Nel mese di marzo 2015 la società Gielle srl aveva infatti ritirato la pratica avviata in Provincia di Lucca per la verifica di assoggettabilità a Via (valutazione impatto ambientale) dell’impianto di carbonizzazione idrotermale. Questa decisione è stata motivata dalla non comprensione di alcuni aspetti tecnici relativi al funzionamento dell’impianto, che ha creato tensioni in una parte di società civile, dovute alla preoccupazione per i risvolti ambientali e per la salute delle persone. Gelli, accogliendo le osservazioni del Centro Ricerca Rifiuti Zero, ha quindi ritenuto necessario fermare il processo, avviare un confronto con l’organismo di ricerca del comune di Capannori e lavorare per trovare soluzioni idonee a risolvere alcune criticità evidenziate.
Inoltre, nel mese di maggio 2015, è stato istituito un tavolo tecnico scientifico per approfondire le caratteristiche della tecnologia di carbonizzazione idrotermale, durato due mesi e coordinato da Lucense, con la partecipazione del Centro Rifiuti Zero, del dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, dell’Università Politecnica di Valencia, dell’Università di Trento e della società Ingelia (sede spagnola e italiana), titolare della tecnologia.
Le novità
La nuova pratica sarà gestita dagli uffici regionali oggi competenti, per la valutazione dell’impatto ambientale e il rilascio della successiva autorizzazione. Rispetto al primo progetto, quello depositato venerdì scorso presenta importanti modifiche, a seguito delle osservazioni avanzate anche dai rappresentanti di Rifiuti Zero. La prima riguarda la sostituzione della centrate termica a pellet di carbone autoprodotto con una centrale termo-elettrica a metano, ad altissima efficienza energetica. La seconda, invece, consiste nell’eliminazione dei fanghi dall’elenco dei materiali previsti in ingresso: non verranno quindi lavorati fanghi di alcun tipo, ma solo potature, sfalci, rifiuti organici da raccolta differenziata (Forsu). Inoltre, l’impianto di Salanetti sarà attivato, in un primo momento, con una sola sezione, per lavorare 15mila tonnellate delle 60mila annue previste, avviando così un periodo di valutazione, propedeutico per la messa a regime, per ottenere il massimo dell’efficienza e del controllo in tutte le sezioni dell’impianto. Tra i punti di forza del progetto restano invariati: recupero di un fabbricato esistente di dimensioni contenute (5mila metri quadrati, consumo-suolo zero), quindi con possibilità di ubicazione puntuale per le esigenze del territorio; autosufficienza per energia elettrica e acqua; breve durata del ciclo di produzione (8 ore).
I prodotti della carbonizzazione idrotermale
Due sono i prodotti ricavati da un processo di carbonizzazione idrotermale: la lignite e un liquido sterile contenente acqua e sostanze fertilizzanti. Il primo può essere destinato ad applicazioni di tipo industriale, agricolo e come combustibile. Il secondo per la produzione di fertilizzanti per l’agricoltura, attraverso l’estrazione degli elementi chimici dal liquido. A fronte delle molteplici possibilità, l’obiettivo principale di Creo è rivolto ad impiegare la lignite esclusivamente in processi e prodotti industriali (per esempio nella produzione di filtri a carbone attivo, di elettrodi per batterie, di materiali nanostrutturati e biopolimeri). Obiettivo che potrà essere raggiunto in tempi rapidi, grazie agli studi che svolgerà il laboratorio di ricerca previsto all’interno dello stabilimento, in collaborazione con Lucense, la società consortile partecipata, tra gli altri, anche da Provincia e Comune di Capannori, e al finanziamento erogato per un dottorato di ricerca attivato dal Dipartimento di ingegneria civile e industriale dell’Università di Pisa, area della chimica industriale, in collaborazione con l’università Politecnica di Valencia. Con lo stesso impegno, Creo srl sta lavorando per utilizzare la lignite anche in agricoltura: in quest’ottica l’azienda ha predisposto la documentazione per avviare la procedura per il riconoscimento del prodotto, da parte del ministero dell’agricoltura, come ammendante.
A livello nazionale, negli ultimi anni, la raccolta differenziata sta aumentando e di conseguenza cresce in modo esponenziale la quantità di rifiuti organici raccolta. “Realizzare impianti di compostaggio non è sempre facile – conclude Gelli –. Richiedono grandi superfici, hanno un impatto importante sul territorio e, quindi, la loro localizzazione spesso non può tenere conto delle esigenze di filiera. In questo contesto, gli impianti di carbonizzazione idrotermale possono affiancare quelli tradizionali di compostaggio, per favorire un miglioramento definitivo e strutturale in termini di efficienza e di sostenibilità del sistema”.