25 aprile a Sant’Anna: si parlerà anche dell’eccidio, con il romanzo di Federico Binaglia

22 aprile 2016 | 09:16
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25 aprile a Sant’Anna: si parlerà anche dell’eccidio, con il romanzo di Federico Binaglia

“Se c’è stato uno spiraglio di luce nel baratro in cui precipitò l’umanità il 12 agosto del 1944, quando 120 bambini (oltre agli oltre 400 adulti) furono scientemente massacrati a Sant’Anna, forse esiste una speranza di fronte alla ferocia dei fondamentalismi”.

Con queste parole Federico Binaglia, autore del romanzo Un angelo tra le belve di Sant’Anna (Pacini Fazzi editore), introduce il lettore alla storia narrata dal suo romanzo; anzi alle storie, come quella di Peter Sauer, il “tedesco buono” (il nome è di fantasia perché nonostante la sua esistenza sia testimoniata da alcuni superstiti, mai ne è stata scoperta la vera identità) che non esitò a disubbidire agli ordini per salvare un gruppo di bambini dalla fucilazione e quella dei fratellini Edifizi, di due e cinque anni, vittime assieme alla loro mamma dalla furia dei nazisti delle SS. Il volume sarà presentato il 25 aprile alle 17 a Sant’Anna di Stazzema nei locali del Museo Storico della resistenza, dopo le celebrazioni per la Liberazione dal nazifascismo. Interverranno il viceiministro Riccardo Nencini, il sindaco Maurizio Verona e lo storico contemporaneista Emmanuel Pesi.
Il motivo conduttore è la follia dell’ideologia che si trasforma in violenza sui civili inermi; un argomento purtroppo ancora oggi di scottante attualità visti gli orribili crimini che continuano a essere perpetrati in nome della fede, piuttosto che di un credo politico o dell’affermazione della supremazia di una nazione o di un’etnia su un’altra. Storie che hanno catturato l’attenzione non solo dell’autore che ha, come lui stesso confessa “dovuto” scriverle, ma anche del presidente del Parlamento europeo Martin Schulz che ha firmato la premessa al volume concludendola con un’affermazione forte e particolarmente incisiva soprattutto se letta nel contesto della tragica cronaca contemporanea. Guardiamo, afferma Schulz a “Sant’Anna di Stazzema non solo come il luogo della tragedia, ma come simbolo del perdono da cui l’Europa intera dovrebbe saper attingere”.