Agli scavi di Capannori si ricrea l’hortus romanus

18 maggio 2016 | 10:56
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Agli scavi di Capannori si ricrea l’hortus romanus
Agli scavi di Capannori si ricrea l’hortus romanus
Agli scavi di Capannori si ricrea l’hortus romanus
Agli scavi di Capannori si ricrea l’hortus romanus

Un angolo di antica Roma proprio nel centro di Capannori. Circa una decina di anni fa infatti sono stati ritrovati nel campo alle spalle del comune i resti di una presunta locanda, datata addirittura 250 d.C. Una sorta di Mc Donald’s del passato, dove i passanti si fermavano a mangiare o a prendere il cibo, che tornato alla luce dopo migliaia di anni ha insospettito occhi esperti che si sono subito incuriositi a quelle pietre nascoste dai fiori.

Stiamo parlando dell’area che ormai è divenuta un vero e proprio scavo archeologico dove, nell’ambito del progetto Capannori Vetus promosso da Gac (Gruppo archeologico capannorese) e comune di Capannori, adesso si sta creando anche un piccolo hortus romanus. La grande novità è prioprio questa: accanto a ciò che resta della vecchia locanda adesso infatti possiamo trovare anche piccole viti, ma anche mirti e varie piante aromatiche, tutte ovviamente risalenti all’epoca dell’antica Roma. Un lavoro preziosissimo e ben curato realizzato con il contributo della Fondazione Banca Del Monte di Lucca e di Marco Paolocci del dipartimento di scienze agrarie e forestali dell’università degli studi della Tuscia, che oltre a recuperare tutte le piante si sta attivando per produrre anche il famoso nettare di Bacco. L’hortus romanus e il progetto con cui si vogliono realizzare strutture per la vinificazione sono stati presentati questa mattina (18 maggio) durante una speciale conferenza stampa alla quale hanno preso parte non solo gli assessori alla cultura Silvia Amadei e ai lavori pubblici Gabriele Bove, Alessandro Giannoni, presidente del museo archeologico ed etnografico Athena e il presidente del Gac Mauro Lazzeroni, ma anche alcuni bambini della scuola primaria di Tassignano, vestiti per l’occasione da piccoli soldati e matrone romane.
La vigna, che adesso possiede circa una dozzina di esemplari, vuole essere il primo passo per realizzare un vero e proprio impianto per la vinificazione in età romana. E’ infatti prevista la creazione di piccole quantità di autentico vino ‘antico’ da commercializzare rigorosamente aromatizzato con le erbe aromatiche nate e cresciute nel terreno adiacente. Un vino speziatissimo proprio come veniva servito un tempo sulle tavole, addirittura con aggiunta di miele, resine, zenzero e rosmarino.
“Abbiamo recuperato piante dell’antica Roma proprio per ricreare non solo l’atmosfera di un tempo ma anche i prodotti – spiega Giannoni – ma la cosa più importante è che fino ad ora la direzione scientifica era in mano alla sovrintendenza mentre da quest’anno lo scavo è stato affidato completamente alla Gac. Questo è un riconoscimento molto importante che non viene rilasciato a tutti, siamo tutti molto contenti e soddisfatti perché oltre a vedere che questo lungo lavoro è stato veramente apprezzato ci sarà anche sicuramente un aumento di oneri”.
L’edificio che è stato ritrovato, come ha spiegato lo stesso Giannoni, molto probabilmente crollò a seguito di un brutto incendio che danneggiò non solo le pareti e il pavimento ma anche il tetto e le tegole. Un incendio causato dai barbari che attaccarono il villaggio o magari chissà, una distrazione irrimediabile tra i fornelli della cucina. Il fuoco ha cotto le pareti che all’epoca venivano costruite in argilla cruda e carbonizzato le travi in legno utilizzate per il solaio. Tutti questi materiali, che adesso possiedono un colore quasi aranciato, proprio per tal motivo sono stati anche più facili da riconoscere.
“Si tratta di un progetto di archeologia sperimentale di estremo interesse – dichiarono gli assessori Amadei e Bove – perché in modo del tutto originale mira a ricostruire una parte di paesaggio romano grazie alla coltivazione di culture tipiche dell’epoca. Un’iniziativa che arricchisce il già prezioso scavo valorizzando ulteriormente l’area che certamente attirerà l’attenzione e l’interesse degli appassionati”.
“L’obiettivo – spiega Mauro Lazzaroni – è quello di ricreare un angolo di ambiente romano sul nostro territorio che va ad inserirsi in una realtà archeologica decennale come quella di Via Martiri Lunatesi rendendola ancora più un fiore all’occhiello per Capannori”.
Ma in questo preziosissimo hortus romanus da ora in poi non ci saranno solo viti e piante aromatiche: in progetto c’è anche la coltivazione di rose, una tra le quali la rarissima Rosa Gallica, ma anche un alveare per la produzione di miele di mirto, usato come già spiegato in precedenza per la realizzazione del vino.
Un piccolo angolo di storia a pochi passi dalla strada che non ha bisogno nemmeno di guardie: “Gli abitanti di Via Martiri Lunatesi sono degli ottimi vigilantes – come spiega ancora Lazzaroni – da questo possiamo comprendere quanto questo luogo sia apprezzato dai nostri cittadini”.

Giulia Prete