Scoperte le fortificazioni dell’antico ‘spedale’ del Tau






Ritrovamenti importanti in piazza Ospitalieri ad Altopascio durante i lavori di rifacimento della pavimentazione che hanno riportato alla luce alcuni resti dell’antico “spedale”. Ad annunciarlo, stamani (21 ottobre), la dottoressa Elisabetta Abela, archeologa e direttore scientifico della raccolta storica di Altopascio, da molti anni impegnata nello studio e nella promozione del centro ospedaliero, nel corso di un sopralluogo che ha visto la presenza anche dell’assessore alla cultura, Marzia Riccomi, del responsabile dell’ufficio tutela archeologica della Soprintendenza, Giulio Ciampoltrini e del professor Giuseppe Dal Canto.
Si tratta delle fortificazioni del vecchio e strategico “spedale” risalenti all’undicesimo secolo, che permetterebbero di documentare e chiarire l’impianto originario della struttura, che rappresenta uno dei luoghi più suggestivi e storicamente e culturalmente più interessanti di tutta la via Francigena. “Aspettavamo da tempo – ha spiegato Abela – l’opportunità di sondare la piazza. L’occasione è arrivata con i lavori di rifacimento della pavimentazione. Le uniche informazioni che avevamo sull’area risalivano a interventi effettuati nel 1978: all’epoca videro affiorare i pezzi di un pilastro, riuscirono a documentarlo, ma non poterono proseguire oltre e restò quindi una cosa molto limitata. Oggi, a distanza di quasi 40 anni, riusciamo invece a completare la storia dell’ospedale di Altopascio con un tassello fondamentale: i resti dei pilastri del chiostro dell’ospedale, le sue fondazioni originarie, risalenti all’XI secolo, che oggi ci consentono di tracciare l’intera sequenza delle fondazioni dell’edificio. Non si tratta di un chiostro medievale qualsiasi: al contrario, ricopre un grande rilievo e la sua forma particolare può essere presa come esempio, come punto di partenza, per lo studio di altri modelli ospedalieri. Fino ad ora potevamo solo ipotizzare la forma del primo impianto, adesso ne abbiamo la certezza. Attraverso queste testimonianze possiamo ricostruire gli scenari antichi di Altopascio”.
I ritrovamenti odierni si rifanno a quel primo castello che fu poi ampliato con la costruzione dell’ospedale più grande. “Oggi la pavimentazione – ha concluso l’archeologa – risulta a una quota inferiore rispetto all’origine: temevamo quindi di non trovare quasi niente. Avevamo paura che, i lavori di epoca recente (condotte, fognature, servizi), da una parte, e la trasformazione dell’ospedale in fattoria granducale, dall’altra, avessero eliminato le testimonianze più antiche: in realtà no. Anzi, oggi possiamo dire di possedere informazioni ancora maggiori”. “Piazza ospitalieri corrispondeva all’area claustrale e oggi, grazie a questi ritrovamenti, possiamo ricostruire in modo molto più circostanziato la storia di questa importante istituzione europea come l’ospitale altopascese – ha detto il professor Dal Canto -. Quello che abbiamo continuato a fare è uno studio sui fondamenti della nostra storia.
Prendendo spunto anche dalla recente inaugurazione del museo virtuale della via Francigena di Lucca, che dedica una sezione alla storia di Altopascio, la volontà dell’amministrazione comunale è di recuperare il nuovo materiale e cercare di valorizzarlo nel miglior modo possibile, creando una continuità con quanto già ritrovato. “Questi ritrovamenti – ha spiegato l’assessore Riccomi – ci permettono di andare ad arricchire il materiale storico che abbiamo già a disposizione: la nostra intenzione è valorizzare tanto l’intero corpus quanto il centro storico in sé, che diventi parte attiva e integrante dello stesso percorso di valorizzazione e riscoperta storico-culturale. Non vogliamo cioè che i resti archeologici, i documenti, le strutture restino un qualcosa di bello da vedere, ma fine a se stesso. Al contrario stiamo puntando sempre più sulla necessità di rendere fruibile, per i cittadini e per i turisti, tutta questa storia, così pulsante e presente nel nostro comune. Come? Innanzitutto facendo sistema tra le amministrazioni: la Francigena non è appannaggio di questo o quel territorio, è una rete di collegamento, che mescola le vicende, le persone e, quindi, moltiplica le possibilità. Dobbiamo essere in grado di spenderle bene”. Un’idea della direzione che l’amministrazione vuole intraprendere in prospettiva per valorizzare tutto questo prezioso materiale storico-culturale è trapelata dallo stesso assessore Riccomi: un museo 3d che orienti i cittadini con l’ausilio delle nuove tecnologie. Promuovendo anche in questo modo la cultura storcia della cittadina del Tau.
Lo “spedale”. La città di Altopascio è legata ad un’antica istituzione assistenziale. Lo “spedale” fu fondato nella seconda metà del secolo undicesimo dall’Ordine ospitaliero dei Frati di San Jacopo d’Altopascio. I Cavalieri del Tau – come successivamente furono chiamati i frati che vestivano un mantello con il Tau, simbolo dell’Ordine – fornivano assistenza ai pellegrini che transitavano lungo il percorso della via Francigena. Agli uffici di sicurezza, ricovero e ristoro, ben presto furono aggiunti quelli di cura e di ricovero propriamente medico. L’ospedale fu uno dei primi istituti ad abbandonare progressivamente il ruolo assistenzialistico a favore di un’impostazione “sanitaria”, come luogo cioè in cui si effettuavano cure specifiche. La regola alla quale si attenevano i frati dettava le norme per l’alloggio, il nutrimento e le cure dei pellegrini, stabilendo, al tempo stesso, la presenza fissa nell’ospedale di quattro medici e di due chirurghi laici. In breve tempo l’ospedale ottenne una posizione di assoluta preminenza, raggiungendo il suo massimo splendore tra il 1100 e il 1200. Agli inizi del secolo XIV cominciò il suo lento declino, dovuto allo spostamento della sede pontificia ad Avignone, alla guerra tra lucchesi e fiorentini ad Altopascio e alle mutate condizioni politiche italiane. Nel 1544 fu rivendicato da Cosimo I de’ Medici, che poi ne assegnò i beni all’Ordine cavalleresco di Santo Stefano. Sisto V, infine, ne decretò la soppressione. Il complesso dell’ospedale si presentava all’esterno come un castello munito e fortificato da un’imponente cinta muraria. Vi si accedeva da una porta detta degli Ospitalieri. Dopo la porta, a sinistra, vi erano la Mansio o Magione, sede degli uffici direzionali e di rappresentanza, e i magazzini. Lungo il lato di mezzogiorno si trovava la Domus, residenza degli Ospitalieri, che ha subito diversi rifacimenti per cui non è possibile ritrovarne le strutture originarie. Sul fondo, un portico serviva da passaggio coperto dalla Domus alla chiesa. In mezzo si trovava un’ampia corte dominata da un pozzo in pietra di forma ottagonale. Oltre il portico, il pellegrinaio.
Mirco Baldacci